“Putin sfrutta le nostre debolezze”. L’avvertimento di Garisons
(da Riga, Lettonia) La guerra in Ucraina non esaurisce i suoi effetti all’interno del Paese aggredito. Dopo l’inizio di quella che il presidente russo Vladimir Putin ha definito “operazione militare speciale”, tutti i Paesi lungo la nuova cortina di ferro hanno lanciato l’allarme. Il rischio per molti di loro è che Mosca non si fermi a Kiev. Per altri, invece, è che l’Europa non riesca a comprendere fino in fondo la minaccia. I Paesi baltici, avamposto atlantico nella parte nord-orientale del Vecchio Continente, sono in prima linea. Dai tre Paesi a ridosso del confine russo – Estonia, Lettonia e Lituania – continuano ad arrivare richieste di tagliare i ponti con il Cremlino e rafforzare la presenza della Nato. E sono questi Stati a interpretare il ruolo dei “falchi” nel blocco euroatlantico.
Ne abbiamo parlato con il Segretario di Stato del ministero della Difesa della Lettonia, Janis Garisons. A Riga, a poche ore di treno dal confine con la Russia, l’impressione è che questa guerra non sia del tutto un fulmine a ciel sereno. Nessuno pensava che si sarebbe giunti in poco tempo a uno scenario di questa portata. Ma, come ci dice Garisons, c’erano le premesse per capire che Putin non avrebbe ceduto di fronte agli ostacoli per imporre la propria agenda strategica.
“La Nato ha aumentato la propria attività , ma l’errore è stato quello di vedere la Russia non per quello che era, ma per quello che volevamo che fosse”, ci spiega il Segretario di Stato. “Se ripetiamo gli errori commessi anni fa, è possibile che Mosca rivolga il suo sguardo verso di noi, non solo come Paesi baltici, ma come Nato”. “Putin non è uno stratega, ma un tattico. Lo abbiamo visto anche in Ucraina”, racconta Garisons, “la Russia sfrutta le nostre debolezze e le opportunità che le diamo per vincere facilmente. Bisogna essere preparati e non fornire opportunità ”.
Il problema riguarda inevitabilmente il futuro delle relazioni tra Russia e Occidente. La guerra in Ucraina non sappiamo quando terminerĂ , ma quello che è certo è che bisogna giĂ da adesso ragionare su come rapportarsi con Mosca nel dopoguerra. Un tema che per la Lettonia vuole dire riflettere prima di tutto su noi stessi. “Bisogna essere chiari sui nostri valori”, afferma il Segretario di Stato, “cioè se siamo disposti ad accettare di avere relazioni con chi ha fatto tutto ciò che vediamo. Dobbiamo essere molto chiari su questo punto, ed è un tema importante a livello politico”. “Putin è giĂ isolato dalla comunitĂ internazionale e dall’Occidente, ma quali condizioni devono esserci per avere rapporti normali?” si domanda. L’alternativa però è quella di tagliare i rapporti con la Russia. E facciamo notare al nostro interlocutore come non tutti i Paesi europei abbiano la stessa percezione del problema o gli stessi interessi nelle relazioni con Mosca. “Tagliare i rapporti con la Russia è possibile” afferma Garisons. “Certo, servono degli sforzi – continua – noi quando siamo diventati indipendenti, dipendevamo da Mosca al cento per cento. Adesso non piĂą: ci ha imposto le sanzioni e abbiamo fatto in modo di non dipendere piĂą dalla Russia”. “Dobbiamo affrontare questo problema” ci ripete, “è un dilemma morale: con i profitti provenienti da gas e petrolio venduti in Europa, Putin sta finanziando la sua guerra in Ucraina”.
La riflessione tocca anche il tema della Difesa e il senso dell’Alleanza Atlantica. Questioni che per la Lettonia sono particolarmente importanti. “Noi dobbiamo prendere atto che la democrazia deve essere difesa e bisogna combattere per i suoi valori. La Difesa serve a questo e non solo contro la Russia, ma per i pericoli che arrivano da ogni parte del mondo, e questo è un tema davvero cruciale per il futuro”.