
Cinque anni di delusioni
Parigi si ribella: cinque anni di delusioni
A Parigi, come nel resto del Paese, è tra i più giovani che la Nupes ha fatto breccia. “Macron mi ha delusa” racconta Josephine, giovane elettrice alle porte di uno dei seggi elettorali della capitale francese. “È passato da sinistra a destra in un battibaleno, nessuno ha capito il suo cambiamento. Lo reputo un bugiardo perché aveva detto che non sarebbe stato né di destra né di sinistra e invece, a conti fatti, è chiaramente di destra”. I giovani sono stati i più delusi da questi cinque anni di presidenza e quasi tutti gli intervistati dai 20 ai 30 anni d’età si sono dichiarati diffidenti dal presidente e dalle sue intenzioni che, a detta loro, andrebbero solo a minare il futuro di coloro che non rientrano nei suoi progetti liberali e capitalisti. Eppure la Francia, negli anni della presidenza, ha raggiunto alcuni obiettivi importanti: Pil arrivato fino al 7%, tasso di disoccupazione calato ai minimi storici da quindici anni, la Borsa di Parigi che macina record e un’inflazione (2,8%) più contenuta che in altri Paesi dell’Ue. Questo chiaramente prima dell’inizio della guerra in Ucraina e di tutto ciò che ne è conseguito, ma lo scenario che ne deriverà è ancora troppo precoce da analizzare. Il Paese, sotto la guida di Macron, è riuscito a portare le start-up a dei livelli mai visti prima e ad attirare investitori nazionali e stranieri nel mercato francese. Non a caso il presidente si è riferito alla Francia come una “Start-Up Nation”.

E probabilmente è proprio questo che ha fatto disilludere i suoi elettori. Crescita economica sì, ma che abbracci tutte le fasce della popolazione. Infatti sono soprattutto i marchi di lusso che trainano i successi della Borsa di Parigi, come Lvmh, il cui Ceo Bernard Arnault è nel mirino di tutte le sinistre francesi. I giovani soprattutto si sentono adesso traditi dalle promesse fatte a inizio legislazione. “Il piccolo liberale”, cosi Emma giovane designer di Parigi, ha definito Macron aggiungendo che in realtà anche nel 2017 si aspettava poco da lui “ma è comunque riuscito a deludermi in un certo senso, è andato peggio del previsto. Ha preso una deriva di destra che in realtà in pochi si aspettavano”.
“Ho votato per Nupes perché Macron privilegia maggiormente i datori di lavoro. Io sono una dipendente e difendo i miei interessi. Penso che in questi anni abbia fatto del male ai salariati. Io ne pago il prezzo in prima persona dal momento che sono stata vittima di un licenziamento abusivo e i miei datori di lavoro non sono stati perseguiti per questo. Non mi sento per niente tutelata”. È Elise a parlare, cameriera parigina di 33 anni che ha votato per Nupes per questi motivi.

Parigi è un microcosmo a sé, separato dal resto del Paese. Le dinamiche parigine comportano una serie di sfide a se stanti rispetto alle altre città francesi e il malcontento nei confronti dell’operato presidenziale si respira nell’aria dei quartieri più in difficoltà e non solo. Nella ville lumière il costo della vita è tra i più alti al mondo. Vivere qua significa sacrificare tutto ciò che guadagni in affitto, bollette e generi alimentari. Uno dei problemi irrisolti riguarda il mercato immobiliare. Le abitazioni parigine sono diventate sempre più esclusive tanto che, nel 2018, l’86% degli acquirenti di case antiche e prestigiose facevano parte della categoria CSP+, ovvero coloro col reddito più alto. Contando due milioni di abitanti – senza contare l’enorme mole di stranieri non registrati – distribuiti su un area di 105 chilometri quadrati, la città soffre di sovraffollamento abitativo. In pochi riescono a trovare casa, specialmente i giovani con budget limitato. Oltre al problema abitativo vi è quello del potere d’acquisto. Secondo l’Istituto nazionale della statistica e degli studi economici, nella sola regione di Parigi sono più di 1 milione le persone che vivono sotto la soglia di povertà. La situazione è decisamente peggiorata con la pandemia da Covid-19 e successivamente con lo scoppiare della guerra in Ucraina e l’aumento dei prezzi.
Il diritto del lavoro è uno dei temi caldi che ha portato la coalizione di sinistra a raccogliere consensi e la notizia “Uber Files” uscita recentemente è il campanello di allarme di un sistema che in qualche modo ha privilegiato gli interessi di grandi aziende a discapito dei lavoratori e dei piccoli commercianti che adesso affogano in cerca di una rendita stabile. La capitale ne è l’esempio perfetto.

Su Parigi è Thomas Luquet a parlare. Luquet è stato candidato per la Nupes nella prima circoscrizione di Parigi ovvero 1, 2, 8, 9 arrondissement, non riuscendo però a candidarsi. Milita da quando aveva 16 anni in diverse associazioni, sindacati liceali studenteschi, partiti e tuttora è militante sindacale. “Con la guerra in ucraina i prezzi sono esplosi e la città sta diventando per alcuni invivibile. In particolare per quanto riguarda gli affitti. Su Parigi la situazione è scandalosa ed è peculiare il fatto che anche per i più abbienti i costi degli affitti sono enormi. È un problema che riguarda tutti. Macron ha abbassato le tasse sulle abitazioni e sugli affitti, ma in modo irrisorio”, dice Luquet e aggiunge: “abbiamo anche notato che con lui il numero dei Cdd (contratti a tempo indeterminato) sono aumentati a dismisura e le donne sono le più toccate. Con un Cdd a Parigi è praticamente impossibile riuscire a prendere in affitto un alloggio perché i proprietari fanno sempre una selezione accuratissima, e il contratto a tempo indeterminato è uno dei requisiti base per essere selezionato”. Per i giovani e per le madri single con lavori part time la vita diventa una sfida.
Abitare a Parigi, come nel resto del Paese è diventato ancora più complicato per i giovani dopo che il presidente ha deciso di diminuire di 5 euro l’Apl, l’aiuto che lo stato forniva agli studenti per gli affitti. Luquet dice che “può sembrare una cifra irrisoria, ma per uno studente no. Questa decisione ha creato una povertà assoluta tra i giovani e lunghe code alle mense universitarie perché alcuni non riuscivano nemmeno a mangiare. C’est ça la macronie!”. È questo il macronismo, dice. Sulla questione della disoccupazione giovanile il candidato è stato ancora più duro. Sebbene riconosca che ci sia stato un aumento occupazionale dice che è tutto da imputare a Ubereats o in generale a tutte le compagnie di consegna di cibo, e che in realtà non è tutto oro quel che luccica. “Con Macron sì, è diminuita la disoccupazione giovanile, ma perché son diventati tutti fattorini di Ubereats. Sono giovani che si ritrovano con 50-60 euro al mese, sfruttati e che adesso sono rientrati tra coloro che hanno un’occupazione. Ma i dati vanno letti bene. Questi giovani sono precari che probabilmente dopo qualche mese smetteranno di fare quel lavoro e il ciclo continuerà senza sosta”.

Dopo cinque anni la gioventù francese ha deciso di non starci più e di votare per Nupes nella speranza di trovare qualcosa che risponda direttamente alla loro visione di vita. “I giovani sono rimasti delusi da molti aspetti di questa legislazione. – spiega Luquet – In primo luogo dal mito della Start-Up nation che alla fine ha messo in ginocchio molti settori e ne ha danneggiati altri. In secondo luogo è venuta a mancare la rispettabilità e l’etica politica. La corruzione non è mai stata così alta. C’è un sito che si chiama macronwatch.fr che mette in mostra tutti i casi di corruzione in cui Macron è stato implicato. È incredibile come ci siano 300 casi di corruzione legati a lui. È inimmaginabile. C’è l’affare Blanquer, l’affare Kohler e anche l’affare Benallah, che è stato terrificante, dove quest’ultimo era collaboratore responsabile della sicurezza all’Eliseo e durante una manifestazione ha condotto comportamenti estremamente violenti contro i manifestanti e per questo non è stato condannato. Insomma la corruzione è esplosa da quando c’è lui e questo è un dato di fatto. I giovani si sono inevitabilmente stancati e penso che noi possiamo senza dubbio rispondere alle loro esigenze”.
Che sia così o meno lo potremo constatare tramite i loro 151 deputati nei prossimi mesi. Quel che è certo è che la Nupes ha saputo cogliere il vero problema odierno che Macron ha affrontato a tentoni. L’ecologismo. Il tema dell’ecologia ricorre costantemente nei discorsi dei francesi e al tramonto della legislatura si è compreso che il presidente ha posto l’accento sulla questione sin da subito, ma in fin dei conti ha fatto poco o niente. Non soltanto non ha mantenuto le promesse stipulate col suo programma del 2017, ma è stato addirittura condannato per ben due volte per inazione climatica e per non aver rispettato gli accordi di Parigi. Nel programma del 2017 erano previsti 31 miliardi di euro da investire nella transizione ecologica. Di quei 31 miliardi “non si è visto niente” spiega Luquet. “Durante la campagna elettorale per le elezioni europee aveva parlato di 1000 miliardi di euro, anche se non avevamo visto nemmeno un euro di quelli tra i 30. La cosa alla fine si è trasformata in un massivo investimento nelle start-up o nei crediti d’imposta, le quali non sono mai state ecologiche”. Un’altra questione per cui è stato pesantemente criticato è il suo stretto legame con la Federazione dei cacciatori che nel 2017 lo avevano votato in massa. Macron è stato anche condannato per aver rimesso in circolo la caccia alla “glu” – alla colla – che consiste nel rivestire di colla i rami degli alberi per immobilizzare gli uccelli che vi atterrano. La sua dipendenza dalle lobby dei cacciatori che in Francia hanno un forte potere e che quindi abbia fatto loro favoritismi. “Peccato che questo tipo di caccia sia internazionalmente illegale e alla fine le sue azioni sono state condannate” termina il candidato Luquet.
Le elezioni a Parigi hanno visto la città dividersi in due.