Il sogno del progresso coreano: bolidi, smartphone e grattacieli

Il sogno del progresso coreano: bolidi, smartphone e grattacieli

(Da Pyongyang ) La Corea del Nord è attraversata da una modernizzazione che non conosce pausa. A Pyongyang ogni anno c’è qualcosa di nuovo da annotare sul taccuino. Grattacieli ultramoderni, quartieri luminosissimi da fare invidia a New York, intenso sviluppo tecnologico e scientifico. E poi una crescita esponenziale nell’utilizzo degli smartphone tra i cittadini, così come di altri apparecchi elettronici come televisori e tablet. Per non parlare dell’intenso traffico che sta invadendo le strade nordcoreane, con diverse Mercedes e Range Rover importante da chissà dove. A un primo impatto con la capitale del cosiddetto Regno Eremita – che ormai non può più essere considerato tale – si ha la sensazione di trovarsi in una megalopoli cinese. L’influsso del potente vicino è forte a queste latitudini, tanto che più di un analista ha predetto per la Corea del Nord un progressivo adattamento al modello sociale, politico ed economico della Cina.

La trasformazione ideologica

Fino a non molti anni fa il governo nordcoreano veniva descritto come uno degli ultimi baluardi del comunismo. Le città riproducevano fedelmente lo stile sovietico. Ampi vialoni, anonimi palazzi squadrati adattati ad alveari per la classe operaia, monumenti dei leader sparsi per il paese e ben poche innovazioni. Tutto questo appartiene ormai al passato, ad accezione delle riproduzioni dei membri della dinastia Kim, che restano al loro posto. Persino l’ideologia è cambiata, anche se nessuno osa parlare di cambiamento.

L’evoluzione del Juche

Falce e martello sono state riposte per spingere solo ed esclusivamente il Juche, un contenitore ideologico che racchiude frammenti di socialismo, nazionalismo e altri tratti distintivi della cultura asiatica come il confucianesimo e il pietismo filiale. Proprio per la sua capacità di essere dinamico e flessibile, il Juche si è evoluto nel corso del tempo. Da sinonimo di socialismo con caratteristiche coreane, questa particolare filosofia ha inglobato nuovi significati, tra cui l’aumento del benessere dei cittadini e la sempre maggiore modernizzazione del paese.

Come è cambiata Pyongyang

Il cambiamento più evidente è quello in superficie. Guardare Pyongyang dall’alto è uno spettacolo. Sembra quasi di essere immersi in un set cinematografico. Da una parte ci sono i quartieri più vecchi, una volta cupi e oggi ricchi di colori, dall’altra ci sono le aree più moderne dove sorgono i palazzi dalle forme più futuristiche. Kim Jong Un ha fatto dipingere i grigi blocchi di cemento con colori accesi creando un effetto Lego, ma ha anche deciso di puntare sulla modernizzazione della capitale. La Mirae Scientists Street è soltanto una delle ultime perle del regime. Qui vivono scienziati e uomini di scienza. Alcuni di loro hanno l’onore di abitare in un palazzo a forma di atomo, altri in un edificio gonfiato al centro e stretto alle estremità. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che si tratti soltanto di una facciata per impressionare i turisti, di pura propaganda. La realtà sembra diversa.

Una teocrazia moderna?

In uno scenario simile ci si potrebbe aspettare anche un conseguente mutamento sociale e politico. Così ancora non è stato. Il Partito dei Lavoratori di Corea guida il Fronte Democratico per la Riunificazione della Patria, una coalizione che riunisce tutti i raggruppamenti del paese. Kim Jong Un non è considerato soltanto il Presidente, ma un Dio che protegge i suoi figli. Il mito si fonde con la realtà e la sua famiglia è considerata sacra. Ecco perché non è azzardato considerare la Corea del Nord una teocrazia in senso moderno. Il popolo ha una reverenza estrema nei confronti dell’attuale leader e dei suoi predecessori. Le persone fanno perfino attenzione nel non piegare o danneggiare i ritratti del leader che compaiono sui giornali . Anche francobolli, cartoline e libri sono trattati con la stessa reverenza.

Armonia sociale e rispetto per i superiori

Sembra quasi che la Corea del Nord si stia modernizzando così rapidamente da non avere il tempo di adattarsi completamente al nuovo contesto. Siamo di fronte alla stessa sensazione che si ha quando si visita la maggior parte dei paesi asiatici. Il Giappone e la Cina, seppur immensamente più ricchi della Corea del Nord, sono anch’essi proiettati nel futuro, ma nei loro popoli permangono retaggi feudali. Alcuni studiosi si sono spinti oltre, e considerano il sistema politico e sociale della Corea del Nord fermo all’epoca medievale. Appare una considerazione eccessiva, dal momento che il background culturale asiatico è ben diverso da quello occidentale. Qui non c’è stata l’influenza dell’illuminismo o della religione cristiana, bensì del confucianesimo. Il rispetto verso i superiori, l’armonia all’interno della società, considerare l’imperatore  una divinità sono solo alcuni dei concetti ancora in auge.

Città e campagna: due mondi distanti

Dalla città alla campagna c’è un abisso. Il palcoscenico scintillante e luminoso di Pyongyang è un miraggio nella parte più interna del paese. Sia chiaro, nei piani del governo la capitale rappresenta la vetrina principale, il sole che irradia le altre città portandoci le principali novità. D’altronde anche nella Cina di Deng Xiaoping la modernizzazione toccò prima soltanto qualche metropoli selezionata. Ancora oggi Pechino sta cercando un modo per far progredire anche le parti più interne dello stato. La Corea del Nord ha dimensioni più contenute, quindi Kim Jong Un ha, almeno in teoria, un compito più semplice. Per il momento la missione sta riuscendo a Pyongyang, mentre fuori c’è ancora da lavorare.

I contadini e l’agricoltura

In campagna difficilmente troviamo le comodità presenti nella capitale. I contadini possono però contare su due pilastri fondamentali ai fini del mantenimento della lealtà politica: qualcosa da mangiare e un tetto sotto cui ripararsi. Pur in condizioni umili, sempre più contadini possono contare su alimenti basilari come riso e vegetali e vivere in una casa. Se alla disastrata condizione economica del paese aggiungiamo il pessimo clima della penisola – con piogge, tifoni e inverni freddissimi – e la conformazione del territorio non eccellente per l’attività agricola, il quadro complessivo può essere allarmante. Eppure, nonostante mille difficoltà, Kim Jong Un è riuscito a mettere una pezza su una criticità che sarebbe potuta esplodere.

La nuova “classe media”

A Pyongyang sta nascendo una “classe media” che inizia ad avere esigenze ben precise. Ci sono giovani che possono acquistare abbigliamento sportivo occidentale firmato Nike o Adidas. Altre famiglie riescono a mangiare il sushi in un ristorante giapponese o la pizza in uno italiano. Alcune donne passeggiano per i viali della capitale con un cane di razza al guinzaglio, e certi uomini sono alla guida di Mercedes scintillanti. I prodotti Apple e Samsung non sono sconosciuti, anzi. Anche il calcio europeo piace e va di moda, considerando le magliette di squadre come Barcellona o Milan indossate dai ragazzini. Attenzione però, perché – almeno per adesso – in questo spaccato rientra soltanto una piccola parte della popolazione nordcoreana.

Quale futuro per la Corea del Nord?

Le contraddizioni restano e sono abbastanza evidenti agli occhi di un occidentale. La Corea del Nord è ancora ufficialmente in guerra con gli Usa. Anche per questo, nessuno può lasciare il paese senza un apposito permesso. I turisti sono accompagnati da apposite guide per evitare che possano imbattersi in istallazioni militari o fotografare siti sensibili. Tutto viene controllato dal governo, che sta comunque diminuendo la sua pressione. La Corea del Nord ripercorrerà i passi della Cina? Oppure Pyongyang diventerà la nuova Singapore? È ancora presto per capire dove potrà arrivare il sogno del progresso coreano.