Anarco-Kiev

Anarco-Kiev

(Kiev) Una fredda notte dello scorso mese, in un degradato quartiere di Kiev lontano dallo sfarzo del centro città, un gruppo di anarchici stava progettando di appendere uno striscione politico su un ponte stradale. Io aspettavo di sotto: gli anarchici mi avevano detto di attendere lì e avevano promesso che avrei visto qualcosa. Mentre aspettavo, ho visto muoversi nell’ombra uno degli anarchici che avevo incontrato il giorno precedente. Si è avvicinato alle mie spalle e mi ha detto sottovoce: “Se qualche fascista ti si avvicina non avere paura, io sarò proprio qui. Ho un coltello e del gas lacrimogeno”.

Per qualche ragione, mi sono messo a ridere. Questo ragazzo, Alexey, mi ha guardato come per dire: “Questo non è uno scherzo”. Non lo era: il gruppo anarchico che ero riuscito a incontrare è ultra violento, assolutamente illegale e organizza attacchi contro la crescente minaccia fascista in Ucraina. Si fanno chiamare Rev Dia, traducibile come Azione Rivoluzionaria. Non avevano mai parlato con un giornalista, ma avevano deciso che io gli andavo bene.

Come mi avevano fatto notare gli anarchici, in Ucraina le milizie neofasciste marciano liberamente in uniforme per le strade. In Russia, il Cremlino usa questi gruppi fascisti, piccoli ma in crescita, come presunta prova del fatto che la rivoluzione ucraina sia stata una sorta di “golpe nazista”, cosa ovviamente non vera. Anzi, completamente falsa. L’influenza dei gruppi fascisti, però, sta crescendo e sembra che il governo ucraino stia chiudendo un occhio sulle loro attività.

Lo scorso anno un gruppo neonazista ha attaccato un campo rom. Tra gli altri, gli uomini mascherati hanno pugnalato un bambino di dieci anni e una donna di 30 anni. Un rom è rimasto ucciso durante l’attacco e 7 nazisti sono stati arrestati. Da allora, le gang di fascisti sono diventate più forti: una delle più importanti sostiene di avere addirittura 20mila membri.

In risposta a tutto questo, Rev Dia, che si è formata nel 2013, ha iniziato a intensificare la sua presenza nelle strade di Kiev. Secondo loro, è un dovere combattere in maniera violenta sia i movimenti fascisti sia lo Stato che li appoggia.

Quando sono arrivato a Kiev per incontrare gli anarchici, non sapevo se li avrei trovati. Quella notte mi era stato detto di aspettare a una fermata sotterranea della metropolitana, dove il telefono non prendeva. Dopo una lunga attesa, è apparso un giovane ragazzo con un cellulare in mano. Stava guardando alcune mie foto sullo schermo: teneva il cellulare vicino alla mia faccia per controllare che fossi io e non una specie di infiltrato della polizia. Dopo esserci separati, ho ricevuto un messaggio con le coordinate per l’incontro del giorno successivo. Mi hanno detto che sarei andato in una foresta, dove gli anarchici mi avrebbero mostrato la loro abilità con il fucile.

A differenza di molti gruppi anarchici in Europa, Rev Dia si occupa soprattutto della lotta di classe e dell’azione diretta. Ridono in faccia all’ipersensibile “cancel culture” che affligge le politiche di sinistra, e non danno peso al fatto che gli altri esponenti della sinistra ucraina li considerino troppo violenti.

“Non puoi parlare gentilmente con i nazisti”, mi spiegava uno dei membri di Rev Dia mentre caricava un fucile d’assalto AKM modificato. Si chiamava Mikola e indossava un passamontagna attillato e un miscuglio di abiti da guerriglia urbana. Lui e altri due membri di Rev Dia mi avevano portato a miglia di distanza da Kiev. Avevamo passato binari del treno e attraversato una foresta innevata prima di giungere a un poligono di tiro in disuso situato in una radura. Tutti e tre – due uomini e una donna – hanno passato ore a sparare a un bersaglio nella radura mentre mi descrivevano la loro organizzazione.

Sapevano che i movimenti fascisti sono numericamente molto superiori a loro e dicevano che il loro obiettivo non era trasformare tutti in anarchici, ma semplicemente mostrare ai giovani l’esistenza di un’alternativa. Questa alternativa non prevede picchiare le minoranze, ma picchiare i fascisti, come mostra la propaganda di Rev Dia in alcuni video che ritraggono i membri del gruppo intenti a randellare con sbarre di metallo uomini dei movimenti nazisti. Dall’esterno, sembravano decisamente militanti.

Mikola maneggiava il fucile come se fosse una parte di lui. Gli ho chiesto dove avesse imparato a sparare e mi ha detto che per un breve periodo aveva combattuto contro i separatisti sostenuti dalla Russia nella guerra attualmente in corso nell’Ucraina orientale. Non voleva parlare del suo tempo trascorso al fronte, ma ha scosso la testa quando ho detto che alcuni potrebbero pensare che Rev Dia sia un’organizzazione filorussa perché vuole combattere il governo dell’Ucraina.

“I veri anarchici non possono essere filorussi”, mi ha risposto, “la Russia è uno Stato totalitario”.

Traduzione di Alessandro Chiarenza