Il cacciatore di migranti
“Ho deciso di lasciare la politica, proprio quando da Szeged mi sono trasferito a vivere in una fattoria qui ad Assotthalom, e ho intravisto una cinquantina di ragazzi africani oltrepassare il confine,”spiega a Gli Occhi della Guerra Laszlo Toroczkai, sindaco di questo centro di appena 4000 abitanti, situato nel profondo sud ungherese al confine con la Serbia. “Per me è stato un segno.” A soli trentott’anni di cui venti passati in politica, Toroczkai ha cavalcato per anni le debolezze della sua gente, facendosi prima portavoce di gruppi e movimenti ultra-nazionalisti estremi e violenti, al limite della legalità, poi pioniere della rigida politica migratoria del governo Fidesz di Victor Orban, e oggi anche vice-presidente del partito di estrema destra Jobbik all’opposizione.
“Laszlo Toroczai è il perfetto esempio di nazista in completo,” dice Peter Kreko, direttore del Political Capital Institute di Budapest specializzato in estreme destre in Europa, insistendo sulla necessità di guardare oltre i suoi modi gentili e l’aura da cattolico praticante e premuroso padre di famiglia. Personalità di spicco della politica ungherese, il giovane Laszlo Toth ha cambiato il nome in Toroczkai, sostituendo un termine troppo simile a Tot, letteralmente “lo slovacco”, con un più felice richiamo alla località d’origine dei suoi avi, cioè Torockó/Râmetea in Romania. Per il fondatore del Movimento Giovanile di estrema destra delle 64 Contee (Hatvannégy Vármegye Ifjúsági Mozgalom/ HIVM), che lotta per i diritti e la riunificazione delle minoranze ungheresi separate dall’Ungheria dopo il Trattato di Trianon, era motivo di orgoglio avere radici ungheresi, antecedenti i confini sanciti nel 1920. “Quand’ero giovane non mi spiegavo perché dovessi aspettare ore al confine serbo-ungherese, se vivevano ungheresi da entrambe le parti,” dice Toroczkai. “E’ stato mio nonno, che viveva in Serbia, a spiegarmi come la comunità ungherese fosse spaccata in più parti.”
Prima di fondare l’HIVM nel 2001, a soli vent’anni Toroczkai si candida per il Partito Ungherese di Giustizia e Vita (MIÉP), ultra-nazionalista e di estrema destra, e partecipa ai dibattiti sullo xenofobo e anti-semita Magyar Forum, gestito dal suo fondatore. Nel frattempo, istituisce l’organizzazione paramilitare detta Unità Speciale dei Figli della Corona, che già profumava di Grande Ungheria e delle sue tante contee. “Quando è nato il Movimento delle 64 Contee la sfida più grande era riunire le minoranze ungheresi che vivevano nel bacino dei Carpazi,” spiega Toroczkai, che per la propaganda irredentista e le azioni violente, viste a tratti come atti terroristici, è stato bandito da Serbia e Romania, “ma oggi non più. Ho abbandonato il Movimento nel 2013 perché non ero più uno di quei giovani cui l’organizzazione si rifaceva, ma anche perché avevo smesso di crederci.” Dall’assedio del palazzo dell’emittente statale MTV a Budapest durante le rivolte anti-socialiste del 2006, alle minacce di morte contro il Primo Ministro Ferenc Gyurcsány, e l’istituzione del Magyar Sziget, ritrovo annuale di estremisti, antisemiti e xenofobi da tutta Europa, Toroczkai aveva accumulato tanti atti (in)popolari, prima di decidere di trasferirsi con la famiglia nella cittadina frontaliera di Assotthalom, e cambiare vita. Al suo arrivo, la perdita di consenso popolare di Ferenc Petró, sindaco dal 1998 a fianco del Partito Fidesz, per misure di austerità adottate in città come risposta al ridimensionamento del budget voluto da Viktor Orban, gli lasciava campo libero. Così, a pochi mesi dal suo arrivo in città, Toroczkai riuscì a conquistare il 71.5% dei voti e vincere il titolo.
Nel 2013, l’anno della sua investitura, quarantamila migranti in viaggio lungo la rotta balcanica sono passati per Assotthalom per raggiungere l’Europa Occidentale. All’epoca la situazione non destava ancora la preoccupazione dell’Unione Europea e del governo ungherese, ma costituiva il fiore all’occhiello del partito di estrema destra Jobbik e la ragion d’essere del novello sindaco Toroczkai. E’ stato allora che, per la prima volta, qualcuno ha parlato di costruire un recinto lungo i 175 chilometri di confine con la Serbia, idea che sarà adottata concretamente dal governo Fidesz solo due anni dopo, e di istituire un corpo di polizia in funzione anti-migranti, che affiancasse la polizia e l’esercito presenti. Per quest’ultima iniziativa Toroczkai non ha aspettato l’intervento delle autorità ma ha agito da solo. “Nel 2014 ho messo insieme un corpo di polizia locale, per contrastare l’immigrazione illegale, che da quel momento ha catturato almeno la metà dei migranti entrati irregolarmente,” dice il sindaco, rintracciando i motivi di tanta efficienza in una forte motivazione, ma anche nella fiducia dimostratagli della gente del posto, che vive isolata in una vasta area a bassa densità demografica. “I poliziotti e i soldati vengono da lontano e cambiano di continuo, mentre questi ragazzi sono di qui e i residenti li contattano al telefono appena avvistano qualcuno.” L’approccio di Toroczkai ha da subito incontrato l’appoggio degli abitanti di Assotthalom che già agli esordi, quando il sindaco cercava inutilmente fondi statali per una Toyota jeep da affiancare a un vecchio veicolo russo e ai cavalli come mezzo di locomozione, contribuirono al successo della raccolta fondi lanciata su Facebook. A farne uno status symbol nella lotta ai migranti è stato il video-propaganda del settembre 2015, simile a unaction movie. Seduto alla scrivania il sindaco avvertiva, che entrare illegalmente nel Paese recidendo il recinto, era equivalente a commettere un crimine punibile con l’arresto e l’espulsione e, dopo aver fatto esibire i suoi uomini virulenti con occhiali per la visione notturna, fucili e pistole a gas, guardava dritto in camera e concludeva, dicendo: “L’Ungheria è una cattiva scelta, ma Assotthalom di più”. I “cacciatori di migranti” – come sono spesso soprannominati gli uomini di Toroczkai – “Non sono vigilantes volontari”, spiega , “ma un corpo addestrato e con gli stessi diritti e doveri della normale polizia, di cui ogni sindaco potrebbe dotarsi, se il governo locale avesse i fondi per finanziarlo.” “Nel nostro caso,” aggiunge, “poiché i problemi legati alla migrazione di massa partono proprio da qui, è il Ministero degli Interni a pagare.” Lo studioso Peter Kreko la pensa diversamente. “Il partito politico d’opposizione Jobbik si è dato una ripulita da qualche anno ma, se da un lato agisce in maniera semi-legale e si è liberato – tra gli altri – di elementi apertamente antisemiti, dall’altro gestisce gruppi di guardie civili e polizia, che straboccano di estremisti,” afferma. “Il governo Fidesz supporta o fa finta di non vedere questi gruppi, perché ha paura che contrastare certe politiche si rifletta in un calo di voti per il suo governo a favore dell’estrema destra.”
Laszlo Toroczkai è l’emblema del sottile equilibrio tra le parti e la sua ultima candidatura a vice-presidente di Jobbik il maggio scorso, ne è la prova lampante. “Non è stata una sorpresa perché i membri del partito sono amici miei da sempre e il Movimento delle 64 Contee è nato in contemporanea con Jobbik,” dice il sindaco. Ma il legame tra Toroczkai e Jobbik va oltre i legami affettivi. “Dagli esordi il Movimento delle 64 Contee è finanziato da fondazioni che distribuiscono i soldi statali ricevuti da Jobbik,” dice Kreko, “e, comunque, Toroczkai era candidato del partito molto prima che venisse eletto.” La scelta di lasciarsi alle spalle un passato controverso e rinascere in un altro luogo come “crociato del 21° secolo che si batte per la civilizzazione europea” – come Toroczkai ha motivato il suo impegno contro l’immigrazione –, non è detto che sia parte del processo di de-radicalizzazione intrapreso da Jobbik. La natura trasformista del sindaco ha fatto sì, però, che lui stesso diventasse un anello fondamentale tra il governo conservatore di centro-destra, che sfrutta il programma dell’ala oltranzista per attirare consensi, e l’estrema destra che “mira a governare ricorrendo alla cosmesi,” come dice ironicamente Kreko. La politica in Ungheria si muove su binari diversi da quelli degli altri paesi europei e, mentre è difficile fare previsioni, non resta che aspettare che Laszlo Toroczkai si sfili via “il completo” che ha addosso, e sveli cosa c’è sotto.
Ha collaborato Costanza Spocci