La ricetta marocchina contro l’emigrazione

La ricetta marocchina contro l’emigrazione

Un sorriso tutto gengive ci accoglie nella “foresta” di Dakhla. Una striscia di vegetazione che si affaccia sull’Oceano. Le palme creano piccole zone d’ombra fresca dove i marocchini vengono a trovare un po’ di refrigerio dal sole martellante. Una bimba gioca assieme alla mamma, che indossa un vestito tradizionale, su un’altalena. Attorno a loro, coperte colorate sulle quali siedono uomini e donne di ogni età.

Un saharawi dal nome incomprensibile ci accoglie con un sorriso. Sta preparando il the e ci invita a berlo assieme a lui. Il rito del the è complicatissimo: si versa continuamente la bevanda dalla teiera al bicchiere e dal bicchiere alla teiera. Quasi fossero abluzioni prima di una preghiera. Il saharawi, una ventina di anni fa, ha vissuto per quattro mesi in Italia. Poi è tornato a casa, a Dakhla, e ha aperto un bazar dove vende vestiti.

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È uno dei tanti marocchini che hanno deciso di tornare in patria grazie alle migliorate condizioni del Paese. Dall’ascesa di Mohammed VI, infatti, sono state avviate una serie di politiche per allargare il mercato

del lavoro e dare un impiego a tutti i marocchini. In questo modo, però, molte persone provenienti da altre parti dell’Africa si dirigono in Marocco per cercare un’occupazione. Il governo marocchino, come ci spiega il wali (prefetto) della città, apre le porte, ma alcune condizioni: “È inutile chiudere le frontiere. Tanto gli immigrati in un modo o in un altro riescono ad entrare clandestinamente. Questo succede in qualsiasi Paese.

È necessario invece creare un sistema di cooperazione e un rapporto paritario tra nazioni, in particolare tra il Maghreb e l’Europa”.

Prosegue poi il wali: “Se abbiamo le risorse gli diamo alloggio e lavoro”.Le aziende europee qui a Dakhla sono ben accette. Ad una condizione però: che assumano solo marocchini. Un modo efficace per creare nuovi posti di lavoro e aprire a nuovi investimenti. Così molti marocchini tornano in patria, in particolare dalla Francia e si assiste così a quello che comunemente viene chiamato fenomeno di re-immigrazione.

In questo modo il Marocco si presenta come uno Stato fondamentale soprattutto per l’Italia per fermare i migranti che partono dal nord Africa.