Un americano con i filorussi in Donbass: “Sono dalla parte dei buoni”

Un americano con i filorussi in Donbass: “Sono dalla parte dei buoni”

Come se non fosse già paradossale immaginare che un americano possa aver abbandonato gli Stati Uniti per andare a combattere tra le fila degli arcinemici russi, la storia di Russell Bentley è talmente istrionica che ad ascoltarlo si resterebbe sorpresi se dicesse cose “normali”.

Oggi ha 62 anni, è un ex attivista per la legalizzazione della marijuana (è finito in carcere per traffico di erba dal Texas al Minnesota) e dice: «Sono antirazzista. Sono anti-imperialista. Sono cresciuto sostenendo il diritto delle persone a difendersi».

Ha poi servito ai tavoli e fatto baldoria a South Padre Island, sulla costa del Texas, suonando la chitarra in un gruppo chiamato Asbestos Band. La sua sfiducia nei confronti degli Stati Uniti e della loro politica estera è cresciuta a dismisura negli anni, tanto da sentire il desiderio di abbadonare tutto e andare a sostenere i separatisti filorussi in Ucraina orientale: «Che io sappia – dice – non ci sono altri americani che abbiano fatto una scelta simile qui». Oggi ha una compagna e una bella casa con giardino che ha dovuto temporaneamente abbandonare perché si trova nel distretto Petrovsky di Donetsk, praticamente sulla linea di contatto, colpito ogni giorno dall’artiglieria.

Come ci è finito in Donbass?

“Sono arrivato qui nel dicembre 2014 dallo stato americano del Texas, sono sempre stato interessato alla storia e alla politica. Sono nato nel 1960, quindi sono cresciuto in America durante il periodo della guerra del Vietnam, del movimento per i diritti civili e così via. Sono cresciuto in una famiglia conservatrice molto ricca ma ho imparato che c’era più di un modo di vedere le cose. Ho iniziato a leggere Ho Chi Minh, Che Guevara quando ero un giovane adolescente e ho capito che in realtà gli Stati Uniti erano i cattivi. Erano quelli che andavano in Vietnam e uccidevano la gente nel loro stesso Paese. Ero la pecora nera della famiglia e le mie visioni sulla politica estera americana non erano molto apprezzate”.

Quali ad esempio?

“Ero contrario alla guerra in Jugoslavia con Bill Clinton negli anni Novanta e successivamente alla campagna in Afghanistan. Ero un grande ammiratore di Muhammar Gheddafi ed ero molto arrabbiato nel vedere il modo in cui è stato ucciso brutalmente e il modo in cui la Libia, che era il Paese più sviluppato in Africa, con la più alta qualità di vita, superiore anche a quella di molti Paesi europei, ed è stato completamente distrutto. Dopo la Libia ero davvero deluso. Quando ho visto il Maidan a Kiev, ho capito che ci sarebbe stato un altro cambio di regime e che avrebbero distrutto l’Ucraina, cosa che hanno fatto. Quando poi ho visto il massacro di Odessa nel 2014, il bombardamento aereo a Lugansk sui civili con gli ucraini che dissero bugie ciniche come ‘sono esplosi i condizionatori’ [si riferisce alla frase pronunciata dell’allora presodente Petro Poroshenko il 2 giugno 2014, quando un raid aereo ucraino colpì il palazzo dell’amministrazione segnando l’inizio della guerra, NdR], ho deciso di venire qui”.

Cos’ha lasciato dietro?

“Un buon lavoro, una bella fidanzata, una bella casa, una vita confortevole. Ma volevo fare qualcosa di più significativo”.

È una sorta di hippie-combattente…

“Non so come potrei definirmi. Non sono un liberale e non sono un conservatore. Sono un comunista, questo di sicuro. Ma sono anche un pacifista e un soldato. Se dovessi descrivermi in una parola sa quale sarebbe?”

Dica…

Poeta. Passerei la vita a scrivere canzoni, a ballare e suonare baciando belle donne sulla spiaggia. In pace con tutti. Ma i tempi in cui viviamo richiedono altre prerogative”.

Cosa ha deciso di fare quindi?

“Ho venduto tutto e sono venuto qui il 7 dicembre 2014 e una settimana dopo ero nel battaglione Vostok dell’esercito”.

Quindi ha prestato servizio nella milizia?

“Sì, per un anno. Il mio primo giorno di combattimento è stato il 31 dicembre al monastero di Iversky, vicino all’aeroporto. Quella era la nostra posizione. Era molto in alto. L’Ucraina aveva ancora il nuovo terminal e anche la torre di controllo. Il nostro monastero si trovava tra la torre di controllo e ci sparavano da entrambe le direzioni. Sparavamo migliaia di proiettili ogni giorno e ogni notte. E poi da lì mi sono trasferito a Spartak e sul fronte di Avdiivka, a Jasynuvata. Ho trascorso circa un anno nell’esercito nel battaglione Vostok e nel battaglione Spetsnaz”.

C’erano altri combattenti stranieri nel Vostok? 

“Ce n’erano parecchi. In effetti, nella mia prima posizione al monastero, c’erano due ragazzi italiani. Quando sono arrivato qui non parlavo la lingua. Conoscevo lo spagnolo e il comandate disse: ‘Vai con loro che spagnolo e italiano sono simili’. Ma non era facile lo stesso [ride, NdR]. Grandi ragazzi, uno di loro è ancora con gli Spetsnaz. C’erano spagnoli, un russo cresciuto in America che era tornato qui. C’erano persino due africani…”

Africani?

“Sì, dal Burkina Faso. Avevano studiato qui all’Università durante l’Unione Sovietica e sono tornati per difendere il Donbass”.

Eravate tutti volontari?

“Sì. Volontari. E ora con gli ucraini è pieno di mercenari. Ma le spiego la differenza tra un volontario e un mercenario…”

Prego…

“Quando sono venuto qui non pensavo di poter sopravvivere all’inverno. Non sapevo combattere, avevo 54 anni e non parlavo russo. Combattevamo contro un nemico molto più potente. Ma sono arrivato qui disposto a morire. Quelli che vanno con l’esercito ucraino vengono per uccidere ma quando vedono battaglie vere scappano via più veloce possibile. Un volontario è qualcuno che è disposto a morire. Il mercenario è qualcuno che viene qui disposto solo ad uccidere”.

Quindi lei non ha esperienze militari?

“Sono stato nell’esercito americano negli anni ’80 con gli artificieri [esperienza su cui basa la sua teoria al limite del cospirazionismo sul crollo artificiale dell’edificio 7 del World Trade Center l’11 settembre 2001, NdR]”.

Ma non aveva mai combattuto una vera guerra… 

“No mai”.

Cosa è successo dopo il 2015?

“Nel 2015 quando ci siamo uniti a Sut’vremeni, The essence of time [movimento politico fondato da Sergey Ervandovitsj Koerginjan fortemenge nostalgico dell’Unione Sovietica, NdR] la nostra unità è stata trasferita a un battaglione di Spetsnaz. A quel punto avevo 55 anni. Quelli di Spetsnaz… è un addestramento molto duro. Dissi al mio comandante che forse avrei potuto fare meglio come ‘guerriero dell’informazione’, fare contropropaganda e fornire aiuto umano. Conobbi una donna, a Gorlovka, di nome Anna Tuv, sposata con tre bambini. La sua casa venne bombardata all’improvviso con colpi di artiglieria pesante. Morirono il marito e la figlia di 11 anni. Lei perse un braccio e i due figli piccoli erano sepolti sotto le macerie e lei scavò con la sola mano rimasta [le è stato fornito sostengo anche da Ennio Bordato e dall’associazione “Aiutateci a salvare i bambini ODV”, NdR]. Feci dei video per raccontare la sua storia e avviai una raccolta fondi per procurarle 10mila dollari per la protesi. Lo dissi al mio comandante e si mise a ridere…”.

Perché?

“Mi disse: ‘Sarà tanto se arriverai a 2mila’. Un mese dopo raggiunsi 10mila dollari. Così continuai e sto ancora facendo la stessa cosa. Sono stato pesantemente censurato dai media occidentali. Sono stato oscurato da Facebook, da Twitter, da YouTube, da PayPal, che mi ha fatto chiudere i battenti. È molto difficile ottenere denaro dall’Occidente per fare aiuti umanitari, ed è anche molto difficile far arrivare informazioni in Occidente. Se la gente sapesse la verità sarebbe più facile scoprire chi è il buono e chi il cattivo”.

Volodymyr Zelensky è il cattivo?

“Guardi che qui ci sono veri e propri nazisti. Dicono che non può essere perché Zelensky ha discendenza ebraica. Ma è un fatto che ci siano nazisti”.

Cosa intende dire? Perché non li chiama, non so, semplicemente nazionalisti? 

“Be’, innanzitutto seguono Stephan Bandera, che è stato un vero e proprio collaboratore dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha lavorato con le SS tedesche. Indossava un’uniforme nazista tedesca. Anche questi ragazzi si comportano come i nazisti tedeschi. Questi tipi come quelli di Azov hanno svastiche tatuate, hanno lanciato una bandiera nazista a Makeevka vicino casa mia. Non sono solo scemi in divisa che giocano a fare i nazisti. Uccidono i civili, torturano i prigionieri. Stuprano e derubano. Il nazismo è una filosofia di übermensch e üntermensch, padroni e schiavi, e dicono che i russi o gli slavi sono schiavi e possono essere uccisi, sfruttati, violentati, torturati. Ecco cos’è un nazista, ed ecco cosa sono questi ragazzi. Dire che sono di ‘estrema destra’ è un insulto al vocabolario. Sono nazisti”.

Un piccolo gruppo di loro, forse…

“L’intero Battaglione Azov si basa sul nazismo. E c’erano molte migliaia di quei ragazzi che abbiamo catturato e ucciso ma ce ne sono molti di più che sono ancora là fuori. Il battaglione Aidar, il battaglione Donbass, Pravy Sektor. Sono tutte unità basate sul nazismo. Quando dicono ‘Slava Bandera’ è come dire ‘Heil Hitler'”.

Tutti i Paesi occidentali dicono che sia la Russia il vero imperialista…

“Quante guerre ha iniziato la Russia dal 1990?”

Nel Caucaso ad esempio…

“Dove? In Cecenia? È una guerra interna con la CIA che finanziava terroristi stile Isis. La Russia aveva il diritto di difendere la propria terra”.

Intendevo in Georgia…

“Be’, in Georgia stavano difendendo… la Georgia ha attaccato gli osseti del sud dove c’erano già le forze di pace russe per evitare un genocidio. Proprio come qui. L’operazione Z serviva a prevenire un genocidio. Prima menzionava Zelensky. È comandato da Washington Dc. Gli Stati Uniti hanno un governo fascista”.

Ma come fascista?!

“C’è una citazione di Benito Mussolini che ‘il fascismo dovrebbe essere chiamato corporativismo perché è la fusione tra stato e corporazioni’ [non è una citazione ben precisa, si riferisce al corporativismo in senso lato, NdR]. Esattamente il tipo di governo che hanno Gli Usa e i governi europei. Le corporazioni detengono il potere. L’1% detiene il potere. Non c’entra la singola amministrazione. Sono tutti imperialisti. Vanno in giro, mettono i loro pupazzi al governo e dominano i popoli. La Russia stavolta si è messa di mezzo”.

La Russia cosa deve fare per poter proclamare vittoria?

“Esattamente ciò che ha detto Vladimir Putin: demilitarizzare e denazificare”.

Sembrano pretesti…

“Lo faranno. Anzi. È impossibile che non riescano a farlo. L’unica cosa che può impedirlo è una guerra nucleare globale. Per il resto la Russia ha usato appena il 15% del suo potenziale”.

Qualche difficoltà la stanno incontrando…

“Se avessero voluto avrebbero già potuto radere al suolo Kiev come l’America ha fatto con Sirte. L’Ucraina ha, aveva, il terzo esercito più potente d’Europa. Eppure con l’inizio dell’operazione sono stati messi alle corde in poche settimane e sono dovute arrivare tutte le armi dall’Occidente”.

Anche lei la chiama “operazione” come fanno a Mosca?

“Sì, la guerra non è iniziata nel marzo del 2022. La guerra è iniziata otto anni fa. Per otto anni in questa città, proprio qui, siamo stati bombardati dall’artiglieria pesante, dai razzi Grad, dai Tochka-U, missili balistici, la gente è stata colpita dai cecchini, la gente è stata bombardata dai mortai, dai lanciagranate da 300 metri di distanza. L’esercito ucraino si stava preparando. Avevano 150mila soldati pronti sul fronte del Donbass. Erano pronti per una grande offensiva qui. Ci provarono nel 2014 e nel 2015 accerchiando le Repubbliche e tagliandole fuori dal confine con la Russia. Hanno fallito [si riferisce alla Battaglia di Debaltsevo del 2015, NdR]. Ma ora volevano riprovare. Il fronte è a 10km da qui. Sarebbero entrati e avrebbero fatto guerriglia urbana dentro una città con 1 milione di persone da usare come scudi umani. Lei è stato a Mariupol?”.

Sì. 

“Quello che avevano intenzione di fare era di fare con Donetsk quello che hanno fatto a Mariupol. Grazie a Dio e a Vladimir Putin sono stati fermati una settimana prima”.

Lei aveva previsto l’inizio della guerra?

“Certo, gioco a scacchi. Quando piazzi 150mila soldati in un confine come questo è chiaro che stai preparando un’offensiva”.

Ma l’hanno negato fino all’ultimo. Dicevano sarebbe stata un’esercitazione come nel 2021…

“Un’esercitazione con cinque volte il numero di munizioni, armi e carburante necessari? È uno sforzo economico gigante. Non lo stavano facendo per divertimento”.

Si stavano preparando ad invadere?

“No, non ad invadere. L’unico motivo per cui la Russia è entrata in Ucraina è perché era diventata una minaccia esistenziale, era diventata una base per le azioni offensive della NATO contro la Russia. Hanno provato per 8 anni le vie diplomatiche. Non sono servite”.

È anche un fatto personale, non crede? L’Ucraina non è un Paese qualsiasi. Ed è il motivo per cui il Cremlino continua a dire che l’Ucraina come Stato non esiste…

“Certo che non esiste. La parola Ucraina significa terre di confine. Confine di cosa? Della Russia. L’Ucraina è stata Russia per mille anni. Ma Putin e la Russia non avrebbero rischiato la Terza guerra mondiale per un affronto personale”.

Visto che aveva previsto l’inizio, come finirà questa storia?

“Il prossimo obiettivo è completare la conquista del Donbass. Circonderanno gli ucraini e gli diranno: ‘Potete arrendervi o morire di fame'”.

E poi sarà finita?

“No [ride, NdR]. Se fossi un generale russo bloccherei Odessa dal mare, dal cielo e dalla terra. Poi, tornerei a Kiev”.

Kiev?

“Sì, bloccata Odessa e conquistata Kiev magari con l’aiuto della Bielorussa, tirerei una linea da nord a sud e direi all’Occidente: ‘Venite a fare le vostre missioni di peacekeeping e a raccontare che avete fermato l’avanzata russa. Va bene’. Basta che non inizino a sparare. L’Ucraina Occidentale può tenersela la Nato o riprendersela la Polonia. Mandassero lì tutti i nazisti rimasti a Dnipropetrovsk a Kharkiv e a Kiev. Gli dessero un biglietto dell’autobus gratis e li mandassero via come fatto con l’Isis a Idlib”.

Ma la Nato mica resterà con le mani in mano…

“Ascolti: la Russia può occuparsi senza problemi dell’esercito ucraino in Ucraina, può occuparsi senza problemi delle forze Nato impegnate in Ucraina. Ma se vuole può andare oltre. L’Armata Rossa è già arrivata a Berlino una volta. La Nato è un mucchio di lacché degli Usa. Chi fermerà i russi? Gli inglesi? Sono più occupati a capire a che genere appartengono che a combattere. Italiani e francesi? Non hanno propensione alla guerra. Chi resta? Il Belgio? [ride, NdR]”.

Be’ gli americani…

“Ma sono 3mila km al di là dell’Oceano. Se iniziano a mandare attrezzature qui la Russia le farà finire in fondo al mare. L’unica cosa che può succedere sa qual è?”

Quale?

“Una provocazione da parte dell’Occidente talmente grande da giustificare alla propria opinione pubblica l’uso di armi nucleari”.

Ah non sarebbe la Russia bensì l’Occidente ad usare la bomba atomica?

“Certo”.

Mi perdoni, ma sembra la storia raccontata al contrario…

“È la verità. Io sono un cristiano ortodosso. Credo in Dio e credo nel diavolo. E credo che quella che si sta combattendo sia una guerra per il futuro dell’umanità. E credo di essere dalla parte dei buoni”.