Elicotteri italiani sul fronte del Califfo

Elicotteri italiani sul fronte del Califfo

ERBIL – “Allertamento per missione di recupero. Due militari rimasti isolati e non addestrati alla sopravvivenza”. Sotto il tendone mimetico l’ufficiale della brigata aeromobile Friuli fornisce i dettagli dell’operazione cominciando dalle coordinate per il recupero dei soldati tagliati fuori nel nord dell’Iraq.

I fucilieri dell 66° reggimento Trieste, in assetto da combattimento, prendono appunti. L’ufficiale consegna le foto dei militari in pericolo da portare in salvo. È una simulazione per mantenere la capacità operativa della nuova missione dell’aviazione dell’esercito nel Kurdistan iracheno. Quattro elicotteri NH 90 con 130 uomini fra piloti e fucilieri dell’aria che formano le squadre di recupero e non hanno nulla da invidiare ai Rambo americani. A fornire la copertura di fuoco, in caso di guai, ci penseranno 4 Mangusta, gli elicotteri d’attacco, che facevano scappare i talebani in Afghanistan.

Per la prima volta è possibile seguire da vicino la preparazione della missione. Da fine maggio i soldati italiani sostituiranno gli americani nel “personal recovery”, le operazioni di “recupero del personale rimasto isolato”.La squadra di fucilieri dell’aria si imbarca nell’afa che sta diventano soffocante, dell’aeroporto militare di Erbil. La coppia di elicotteri NH 90 si alza in volo come falchi d’acciaio. I due militari tagliati fuori sono nascosti e accovacciati a terra. Gli elicotteri  arrivano a bassa quota. E fanno un primo giro a distanza di sicurezza per possibili imboscate. I droni italiani Predator, che partono dal Kuwait, sono i silenziosi occhi elettronici che dal cielo individuano i militari da esfiltrare e controllano in diretta che i miliziani delle bandiere nere non abbiano disseminato di trappole esplosive la zona o siano pronti ad abbattere gli elicotteri.

L’atterraggio è veloce, in una nuvola di polvere, da dove spunta la squadra dei fucilieri usciti dal portellone posteriore.I militari da salvare alzano le mani e rimangono in ginocchio, come da procedura. La squadra di soccorso si avvicina con molta attenzione e le armi in pugno per evitare qualsiasi sorpresa. I due soldati devono fornire una parola d’ordine per farsi riconoscere. Dopo averli velocemente perquisiti vengono recuperati e portati di corsa verso uno degli elicotteri. In un battibaleno l’operazione è conclusa, se tutto fila liscio. “Siamo addestrati a recuperare piloti, corpi speciali, addestratori rimasti isolati, ma pure chi ha avuto un guasto al mezzo” spiega il capitano M.G. Niente nomi e facce per evitare ritorsioni dei terroristi.Il colonnello Andrea Ascani comanda la missione Prima Parthica degli addestratori italiani, che hanno già formato oltre 4mila Peshmerga, i combattenti curdi. Pilota di Mangusta spiega che la nuova missione degli elicotteri è in grado “di recuperare del personale senza uno scontro a fuoco, ma pure nella peggiore delle situazioni che potrebbe capitare sul terreno”. Sui mille chilometri della linea del fronte nel nord dell’Iraq tenuta dai curdi si è combattuto duramente agli inizi di maggio respingendo un attacco in grande stile dello Stato islamico. L’area di operazioni si estende per 100 miglia. “L’unica zona off limit è la Siria” spiega il colonello Ascani. Sulla pista sono allineati gli elicotteri italiani pronti a decollare per la nuova missione sul fronte nord della guerra al Califfo.Foto di Gabriele OrliniQuesto reportage è stato realizzato grazie al contributo del Distretto Rotary 2050. Altri reportage su “I profughi dimenticati”