Nei bunker di Mosca: la città sotterranea voluta da Stalin

Nei bunker di Mosca: la città sotterranea voluta da Stalin

Un edificio grigio che passa inosservato tra i vicoli di Mosca e che sembra una vecchia casa cantoniera, incastonata tra una chiesa e un asilo, è il perfetto nascondiglio del punto di accesso ad un bunker antiatomico top-secret.

Non a caso la struttura, declassificata solo nel 2018, è riuscita a mimetizzarsi così bene nel quadro generale della città che persino i residenti moscoviti non avevano, e in larga parte non hanno, idea di cosa si nasconda sotto i loro piedi. Varcata una comune porta di metallo si spalanca un universo sotterraneo a prova di bomba H. Ed è solo uno dei centinaia di “oggetti” che la planimetria non ufficiale di Mosca ai tempi dell’Unione Sovietica ricomprendeva nei vari rifugi dedicati ai membri del governo e ai vertici del PCUS nel caso in cui l’Olocausto nucleare visto in Giappone si fosse verificato anche in Urss.

Alla fine degli anni ’40, mentre veniva costruita la linea circle della metropolitana cittadina, venne formata una squadra speciale di operai per creare vari passaggi paralleli e tunnel tecnici, che avrebbero permesso negli anni a venire di lavorare in tutta calma al bunker, che fu completato nel 1961. Dalla prima scala si scende per 11 metri di profondità fino all’accesso dell’oggetto 703 vero e proprio, protetto da una porta da 10 tonnellate. Varcandola, inizia la giostra. Altri dieci piani sottostanti fino a raggiungere una profondità di 42 metri. Per decenni la struttura è servita come archivio segreto del ministero degli Affari Esteri sovietico, dove ogni tipo di documento era conservato su infiniti scaffali. I tunnel ne custodivano 120 tonnellate. In caso di attacco atomico, però, l’oggetto 703 avrebbe ospitato il ministro, la sua famiglia e membri dello staff (fino a 14 persone) per circa due settimane.

Nella struttura, di cui il Ministero non si prende più cura dal 2005, ci sono reperti dell’epoca, attrezzature, maschere antigas, contatori Geiger e documenti declassificati che illustrano la creazione dei primi bunker sovietici. Una città sotto la città, appunto.

Un altro di questi “oggetti”, il numero 42, è servito come posto di comando per lo Stato Maggiore dell’Aeronautica in caso di attacco nucleare. La sua costruzione iniziò nel 1947 nel distretto Tagansky della capitale su ordine di Iosif Stalin. La struttura fu completata solo nel 1956, quando Stalin era già morto. Si tratta di un progetto ancor più epocale del 703, costituito da un pozzo verticale di 18 piani e da ampi locali da 7mila metri quadrati. Costruito anch’esso con la stessa tecnica utilizzata per lo scavo della metro, ha due tunnel di collegamento con la stazione di Taganskaya (sempre sulla circle line). La prima galleria serviva per i rifornimenti, l’altra per i collegamenti con le aree tecniche.

Negli anni ’60 il bunker era dotato di tutto il necessario per continuare a operare in caso di attacco nucleare, poteva ospitare ben 600 persone per 30 giorni con stoccaggio completo di cibo, carburante, medicinali e due pozzi artesiani per fornire acqua potabile per un lungo periodo di tempo.

Il bunker è stato funzionale al suo scopo fino al 1986, da quando cioè i militari smisero di comandare da qui i bombardieri con armi nucleari a bordo. La missione era così delicata che al personale che ci lavorava venivano assegnati turni di poche ore per riuscire a mantenere alta la concentrazione e prevenire l’ansia da combattimento. Oggi la struttura è una vera e propria attrazione turistica, con tanto di museo, ristorante e spazi ricreativi in cui si invitano bambini e adulti a vedere una simulazione di esplosione nucleare e di lancio di missili nucleari e a giocare a missioni a tema.

L'”oggetto” per antonomasia, però, è il bunker personale di Stalin, costruito già negli anni ’30. Con interni a dir poco sontuosi è a tutti gli effetti un palazzo sotterraneo. Per nasconderlo, i sovietici ci costruirono sopra uno stadio da 120mila posti. Oggi è semi abbandonato, anzi per la verità non fu mai completato del tutto, e inserito in un quartiere fatiscente davvero difficile da trovare.

Il rifugio del Comandante Supremo, invece, venne finito eccome.

Il posto di comando consiste in una sala conferenze a forma di cupola, un piccolo ufficio e una sala da pranzo in stile georgiano ed è collegato al Cremlino attraverso una strada sotterranea lunga ben 17 km. Stalin si è recato di persona nel bunker solo due volte: nel 1941 per ispezionare il sito e tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre dello stesso anno per dirigere le operazioni durante la battaglia di Mosca.

Questi “oggetti” così avveniristici dimostrano come, al suo apice, l’Unione Sovietica fosse certamente in grado di costruire una intera linea metropolitana ombra a Mosca e un sistema di intelligence per tenerla nascosta e collegata.

Per la verità nel corso dei secoli i governanti russi sono sempre stati caratterizzati dal desiderio di costruzione di grandi progetti. Poco prima della caduta di Costantinopoli, ad esempio, la preziosa biblioteca bizantina arrivò a Mosca come parte della dote di Sofia Paleologa, nipote dell’ultimo sovrano di Bisanzio. La biblioteca conteneva 800 manoscritti in greco, ebraico, latino e arabo. Per ospitarli venne costruita una camera segreta nelle profondità del Cremlino. Purtroppo però, il materiale è andato perduto nel corso del 1500. Nello stesso periodo, Ivan il Terribile fece costruire una camera di tortura nel sottosuolo. La leggenda narra che fece giustiziare tutti coloro che lavorarono alla sua costruzione, per evitare che qualcuno ne identificasse l’esatta ubicazione. Nel 1700, invece, Caterina la Grande deviò il fiume Neglinaya in una rete sotterranea di canali rivestiti di mattoni, come parte del processo di espansione di Mosca.

Quando i bolscevichi salirono al potere, infine, sotto Mosca esisteva già una rete sotterranea in fase avanzata che Stalin, spinto dalla paranoia di essere assassinato, decise di trasformare in una intera linea segreta della metropolitana, la Metro 2, la cui costruzione fu avviata qualche tempo prima della guerra mentre venivano aggiunte nuove linee alla metropolitana di Mosca. La Metro 2 era direttamente collegata alla Dacha (residenza suburbana) di Stalin, al ministero della Difesa, ai bunker di comando e ad altre strutture militari. Le teorie divergono sulla vastità del progetto e pure sulla sua effettiva esistenza. Alcune fonti sostengono che la costruzione del progetto si sia interrotta dopo la morte di Stalin. Altre ritengono che ogni amministrazione abbia aggiunto nuove linee al sistema, comprendendole nei progetti di rinnovamento urbano. Un ampio sito web sulla metropolitana segreta di Mosca (scritto in cirillico) sostiene che esistano quattro linee che collegano vari edifici governativi del Cremlino, la sede della FBS e l’aeroporto governativo di Vnokovo.

Una leggenda molto popolare in Russia narra addirittura di una intera città sotterranea in grado di ospitare fino a 30mila persone nelle profondità di Ramenki, nel Distretto Occidentale di Mosca, nonché di un posto di comando alternativo per gli alti comandanti delle Forze Armate russe. Il complesso sotterraneo di Ramenki, che si dice sia stato terminato a metà degli anni ’70, sarebbe stato attrezzato per consentire la vita di migliaia di persone fino a 30 anni. Aveva, o avrebbe ancora, dotazioni complete di depositi di cibo, generatori, alloggi, cinema e persino piscine.

Tra mito e realtà, l’esistenza di una metro parallela, la Metro 2, sembra ormai confermata. Una prova la fornì già un rapporto del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti redatto nel 1991. Si chiama “Military Forces in Transition” e parla di una vasta rete di installazioni sepolte collegate da un transito sotterraneo sotto Mosca e i suoi sobborghi. Il rapporto sostiene che questa rete sotterranea avrebbe permesso al governo sovietico di continuare ad operare in piena efficienza in caso di guerra nucleare. Infine, c’è un gruppo di esploratori sotterranei, chiamato Diggers, che sostiene di conoscere i tunnel della Metro 2 e di poterle visitare (è illegale). Il punto però è che tutte le metropolitane del mondo hanno linee incomplete e stazioni abbandonate. È possibile che la Metro 2 sia solo un insieme di queste. O, al contrario, che Mosca abbia davvero una gemella nascosta sottoterra.