Nella prima chiesa strappata all’Isis

Nella prima chiesa strappata all’Isis

MOSUL – I cadaveri dei miliziani jihadisti sono disseminati nella strada coperta da macerie. Un fuoco d’inferno li ha fatti a pezzi. Tutte e due le gambe di un seguace del Califfo sono volate via. L’ultimo corpo è disteso davanti all’ingresso della chiesa di Santa Maria del perpetuo soccorso, la prima ad essere liberata durante l’avanzata delle truppe irachene a Mosul ovest iniziata domenica.

Sul muro accanto al portone è rimasta intatta una scritta perentoria in vernice nera: “Vietato entrare, ordine dello Stato islamico”.Le croci del portone sono bucherellate da proiettili e schegge. La chiesa è completamente spoglia. Le bandiere nere hanno saccheggiato o fatto a pezzi il tabernacolo, il crocefisso e divelto pure le statue. Il resto è opera dei combattimenti. Di intatto è rimasto solo l’altare in marmo dove campeggia una granata di mortaio.Per raggiungere la chiesa cattolica caldea un blindato ha protetto i giornalisti in una snervante e faticosa corsa in prima linea.Il quartiere di Dawasa è ridotto ad uno scheletro in cemento armato. Meno di cento metri più in là sono ancora annidate le bandiere nere. I colpi di mortaio iracheni martellano le loro posizioni passando con un sibilo sopra le nostre teste.

La facciata esterna della chiesa è bucherellata come un groviera. La scuola collegata alla parrocchia è ridotta ad un cumulo di detriti. Lo Stato islamico doveva avere trasformato la chiesa in un comando. Nelle stanze della canonica, ancora intatte, ci sono i simboli del Califfato: una bandiera nera, la sagoma di un kalashnikov ed un poster con altre armi. Fra i calcinacci abbiamo trovato un permesso del proprietario di un negozio per versare la zakat, la decima musulmana, fra un anno. Il timbro è dell’Emiro di Mosul ovest. Anche per questo motivo le truppe irachene hanno colpito duramente l’area con elicotteri e mortai.

“La chiesa è stata costruita dai fedeli come voto per la fine della Seconda Guerra mondiale” spiega padre Thabet Mekku al telefono da Erbil, capoluogo curdo del nord dell’Iraq. Il patriarca caldeo, Luis Zako, era parroco di Santa Maria del perpetuo soccorso fino al 2004.Paul Afram Rahoo, uno dei martiri cristiani uccisi di Mosul dagli integralisti prima dell’avvento delle bandiere nere, aveva officiato Messa in questa chiesa. Nella parte occidentale della città ci sono tanti luoghi di culto cristiani saccheggiati, distrutti oppure occupati dal Califfato. Questa prima chiesa liberata è un altro segno dell’inizio della fine dello Stato islamico.