“Il dialogo contro l’estremismo”
“Sciiti e sunniti sono categorie che non conoscevamo prima del 2011. Abbiamo imparato a conoscerle dopo le primavere arabe. Ma vi assicuro che sono categorie arrivate da fuori”. Gli occhi di padre Hamazasp Kechichian si spalancano non appena gli chiediamo qual è la situazione nel suo paese natale, Kessab, al confine con la Turchia.In quello che nelle foto mostrate dal monaco sembra essere un paradiso in terra, due anni fa, sono arrivati i jihadisti.
Hanno distrutto tutto: le chiese sono state profanate, i crocifissi mutilati, i cimiteri rasi al suolo. Una follia lucida e distruttrice che ha colpito tutti in maniera indiscriminata: cristiani, yazidi e sciiti.”I cristiani siriani hanno vissuto in pace per molti anni perché le minoranze, fino a poco tempo fa, erano rispettate. A partire dal 2011 nessuno è più sicuro in Siria, soprattutto i cristiani”. E la storia sembra tragicamente ripetersi: nel 1909 i Giovani turchi massacrano i nonni di padre Kechichian. Nel 2014 i qaedisti. Non solo, come nota lo stesso padre, “quelli che combattono in Siria sono mercenari”, segno che quella combattuta contro il regime di Bashar al Assad è una guerra voluta più da potenze straniere che dagli stessi siriani. Padre Kechichian ha lasciato la sua terra da molti anni. Non appena ha sentito la chiamata è venuto in Italia presso il monastero di san Lazzaro a Venezia.
Da oltre 300 anni l’isola è abitata dai monaci armeni, Tutto è cominciato quando il fondatore dell’ordine – Mekhitar – in fuga dai turchi trova riparo nella Serenissima. Il suo operato è stimato dal Senato che, così, concede a lui e ai suoi monaci l’isola.
Si apre un periodo nuovo per la congregazione. Quello che nel XII secolo era stato un luogo dove accogliere i lebbrosi e che poi è stato il ricovero dei Domenicani in fuga da Creta diventa il cuore della cultura armena. All’interno del monastero è infatti custodito un vero e proprio tesoro composto da elementi provenienti da ogni epoca e da ogni dove.I missionari hanno sempre riportato a casa oggetti tipici dei luoghi in cui hanno predicato. Dalle statuette orientali fino ai testi greci e islamici. Per gli armeni infatti la cultura – qualunque essa sia – è fondamentale. E sembra forse essere questo il loro punto di forza: preservare le proprie tradizioni aprendosi sempre ad altre.