Cantieri, volontari e rubli russi: il nuovo volto della città di Mariupol
Sulla strada che collega Donetsk alla città di Mariupol si assiste ad una sfilata di fortificazioni, casematte, ex checkpoint e ponti fatti saltare in aria. Molte delle difese allestite dalle forze armate ucraine dal 2014 in poi al momento dell’avanzata dei russo-separatisti di febbraio sono rimaste quasi inutilizzate vista l’intenzione di concentrare il grosso delle risorse in città e nelle due grandi acciacierie, che hanno rappresentato l’inizio e la fine della battaglia di Mariupol.
Se l’Azovstal infatti ne è stato l’epilogo, l’Ilycha è stato l’assaggio iniziale, visto che si trova a alle porte della città portuale. Ogni centimetro di questa strada già dallo scorso maggio è diventato un cantiere a cielo aperto. Le ditte arrivate dalla Russia stanno riasfaltando, ripulendo e ricostruendo l’infrastruttura, che da poche settimane si è dotata anche di un collegamento con i bus.
Man mano che si entra nella città post-apocalittica, si nota una sorta di ritorno alla vita da parte di migliaia di persone che ogni giorno affollano le bancarelle delle vie del mercato cittadino e passeggiano tra i ruderi pericolanti. Sono i più fortunati, perché vuol dire che hanno qualche risorsa da spendere. Molti altri invece sono in fila per gli aiuti umanitari, i pacchi alimentari e le richieste di assistenza presso il centro Metro cittadino. Di tanto in tanto, qualche autobus nuovo di zecca spezza il clima di distruzione. Viene da San Pietroburgo, una città chiave del piano di ricostruzione russo. È gemellata con Mariupol e provvede a fornire logistica, imprese, lavoratori, volontari e risorse di vario tipo.
Il programma di gemellaggi consiste nell’assegnazione di appalti per la ricostruzione dell’Ucraina orientale con stipendi superiori alla media specie della periferia russa oltre a una serie di benefit. Gli annunci online per muratori, meccanici, imbianchini e saldatori si sprecano. Ai lavoratori vengono offerti stipendi iniziali due o tre volte superiori oltre a vitto, alloggio, ferie pagate, opportunità di “crescita professionale” e persino un bonus di 60 dollari in contanti per la segnalazione di un amico fidato.In totale, più di 40 regioni della Federazione hanno annunciato di voler assumere il patrocinio delle aree dell’Ucraina orientale. Un’idea che pare sia stata concepita da Vladimir Putin in persona ma è stata affidata al suo vice capo di gabinetto, Sergei Kiriyenko, che per il Cremlino supervisiona il territorio ucraino occupato. Al momento il programma è limitato al territorio ricompreso nelle regioni di Lugansk e Donetsk, anche se quest’ultima non è stata ancora completamente conquistata. Nonostante la lunga lista di città e regioni russe che annunceranno nuove affiliazioni, non si sa molto riguardo al budget che verrà impegnato esattamente, o da dove proverrà. Secondo alcuni media russi, il denaro sarà stanziato direttamente dai bilanci regionali, mentre altri sostengono che Mosca fornirà una compensazione.
Fonti vicine al ministero della Difesa sostengono che per evitare episodi di corruzione ai governatori delle regioni verrà affidata la gestione degli appalti di natura privata, visto che solo alcuni distretti delle singole amministrazioni pubbliche parteciperanno alla ricostruzione. Gli altri bandi saranno assegnati tramite gare di appalto che verranno filtrate in tre diverse occasioni: dalle autorità locali, da quelle federali e infine dagli Oblast del Donbass.
Il piano al momento biennale prevede che le regioni russe saranno chiamate ad investire più di 34 miliardi di dollari. I funzionari della Repubblica Popolare di Lugansk hanno stimato che la ricostruzione solo del loro territorio richiederà 26 miliardi.
Tra i tanti cantieri attivi a Mariupol, il più importante è certamente quello finanziato direttamente dal Ministero della Difesa russo che prevede la costruzione di un enorme complesso di appartamenti civili. Per raggiungerlo si passa davanti al grande centro commerciale completamente distrutto e alle tante tende da campo allestite nel piazzale antistante, segno evidente del fatto che a Mariupol l’emergenza primaria (oltre all’acqua che arriva poco, a fasi alterne e solo ai piani bassi) sono i senzatetto. Il capocantiere Oleg Pechyonkin sostiene che il complesso residenziale (con oltre mille operai tra personale locale e russo) comprenderà 1.011 nuovi appartamenti in grado di ospitare oltre 2.500 persone. Dal punto di vista gestionale le case saranno “regalate” alla Repubblica Popolare di Donetsk che provvederà ad assegnarle e a garantirne la piena efficienza per 50 anni.
Per Mariupol, si badi bene, è una goccia nel mare, visto che gli sfollati sono decine di migliaia e l’inverno sarà particolarmente duro. Ma per la Russia si tratta di un modo per lanciare un segnale. Come anche la scelta di costruire da zero, non lontano dal complesso residenziale, un policlinico da 5mila metri quadrati con 60 posti letto e 10 terapie intensive. “Non ci sono mai state strutture del genere in queste zone, ora una simile è in fase di costruzione a Lugansk [l’abbiamo visitata, e lo schema è prevalentemente lo stesso, NdR] – dice Aleksey Krasovitov, che dirige i lavori – Sulla consegna ci sarà probabilmente qualche ritardo, ma questo sarà un complesso molto moderno e ben arredato, come non ce n’erano prima. La costruzione sta procedendo molto velocemente e a settembre tutto sarà pronto e funzionante. Alcuni reparti qui avevano bisogno di essere ristrutturati già anni fa, chiedete alla gente del posto, ve lo confermeranno. L’assistenza sanitaria qui è sempre stata messa in secondo piano, ma siamo abbastanza ottimisti per il futuro e speriamo che ci saranno altri oggetti del genere”.
La ricostruzione di Mariupol passerà per altri due percorsi: i volontari e lo spirito di iniziativa delle persone comuni. Abbiamo incontrato alcuni dei primi presso il palazzetto dello sport cittadino, che ospita un campo da calcio coperto per la squadra universitaria. È danneggiato ma, soprattutto il tetto, non in modo irrimediabile. Tra i giovani che stanno rimuovendo le macerie, sostituendo i vetri e rimettendo in funzione strutture come la palestra e il ristorante c’è Nikita, ex studente della facoltà di economia navale che prima ancora aveva studiato per diventare saldatore e tornitore: “Sono di Mariupol, ho sempre vissuto qui e sono stato qui durante tutto il periodo delle ostilità, insieme ai miei parenti. Una volta è un proiettile d’artiglieria è piovuto sul nostro balcone, accanto alla sala da pranzo, ma per fortuna non è esploso. Ora voglio partecipare alla ricostruzione. Non so quanto ci vorrà”.
Al palazzetto ha conosciuto Artyom, volontario dalla regione di Mosca: “Sono arrivato qui perché dei ragazzi che conoscevo cercavano dei volontari. Li ho contattati e mi hanno preso. Volevo aiutare le persone che sono qui. Ho dei parenti in Ucraina, ma non siamo più in contatto dal 2015”. Per la rinascita di Mariupol i volontari sono cruciali. Subito dopo l’inizio dei combattimenti, hanno iniziato ad aiutare le persone, facendole salire sugli autobus per le contestatissime (e pericolosissime) evacuazioni, hanno distribuito aiuti umanitari mentre ancora si sparava in strada e dirottato praticamente tutte le schede sim di Donetsk per poter mettere le persone in contatto con i propri cari. “Il nostro successo più importante – dicono – è stato aver ripristinato il panificio, che ora funziona e produce pane per la gente”.
Assieme a chi ha bisogno di assistenza quasi completa, Mariupol ospita ancora un’intera categoria di persone che non sono andate via e che intendono ricostruite da soli le proprie vite. Bottegai, artigiani e semplici civili che pietra su pietra cercheranno nel tempo di ricrearsi un’esistenza dignitosa. In molte strade della città davanti alle porte di ingresso (distrutte) del piano terra sono stati costruiti dei muri di mattoni. La malta è ancora fresca. Sopra dei cartelli con scritto il nome del proprietario, il numero di telefono e l’invito a non irrompere nel locale per occuparlo o saccheggiare quel poco che resta, perché non è abbandonato e l’intenzione è quella di ricostruirlo. Mariupol vuole tornare alla vita.