
Spartiacque
Afflitto dalla pandemia e alle prese con una grave crisi economica e sociale, il Messico deve fare i conti anche con la siccità, che secondo la Commissione nazionale per l’acqua (Conagua), interessa l’84% del territorio nazionale e 1295 municipalità. Un problema di vecchia data, aggravato dai cambiamenti climatici, dal riscaldamento globale e da una cattiva gestione dell’acqua. Un’organizzazione gestita da donne indigene sta cercando di porre fine all’ossimoro che ha condizionato la vita quotidiana del popolo delle nuvole e della pioggia, costretto a vivere per molto tempo senza acqua potabile in Messico.

“Prima le donne di queste comunità dovevano percorrere 5 chilometri per due secchi d’acqua, ora avendola a casa -afferma Patricia Eduviges Silva López, leader della ONG locale “MUDEM” – devono solo aprire il rubinetto della cisterna per avere acqua. Risparmiano tempo, fatica e sono sicure che il loro diritto all’acqua viene rispettato”.

Patricia, sostenuta da un progetto internazionale finanziato dall’Unione europea e dal governo di Oaxaca e implementato dalla Fondazione Avsi, ha avviato la costruzione di cisterne in ferro-cemento, all’interno delle quali viene raccolta l’acqua piovana incanalata attraverso tubazioni istallate sui tetti delle case. L’acqua raccolta nelle cisterne viene poi filtrata e basta aprire un rubinetto per avere acqua in abbondanza per soddisfare i bisogni delle comunità. Questo progetto della durata di un anno e realizzato nel 2019, è stato uno spartiacque per loro e ha richiesto la costruzione di 20 cisterne tra i villaggi di Santa Catarina Estancia e Mogote Colorado, nel comune di Santiago Ayuquililla, nello Stato di Oaxaca. Con una capacità di 20mila litri d’acqua ciascuna, hanno permesso alle persone di veder rispettato un loro diritto fondamentale.

Nonostante ciò, nella Mixteca, così come in molte aree del sud, centro e nord del Messico, la mancanza di investimenti per la costruzione di condotte idriche e per la manutenzione delle 6mila dighe messicane, molte delle quali vetuste, ha lasciato i nativi in condizioni precarie. Coloro i quali non hanno accesso all’acqua per uso domestico e agricolo, subiscono ancora le conseguenze della stagione secca, aggravate dai crescenti effetti del cambiamento climatico.

Il problema globale della siccità non risparmia nessuno, dall’Amazzonia alla Cina, dall’Europa agli Stati Uniti, mettendo a repentaglio colture, animali, produzione di cibo, industrie e intere popolazioni, mentre il pianeta sta esaurendo le proprie risorse idriche. Attualmente, con più di 7,5 miliardi di persone sul pianeta, 2,2 miliardi di persone hanno un accesso limitato all’acqua potabile, e secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Unicef sullo stato dei servizi igienico-sanitari nel mondo, entro il 2025 metà della popolazione mondiale vivrà in zone soggette a stress idrico.

Nelle comunità indigene visitate nello Stato di Oaxaca, le donne ogni giorno si trovano ad affrontare questi problemi perché senza acqua è impossibile irrigare i campi, prendersi cura del bestiame, sbrigare faccende domestiche e avere accesso al cibo. Inoltre devono affrontare il problema del rispetto dei loro diritti umani, la violenza contro molte di loro, la disuguaglianza nelle opportunità di accesso al lavoro e all’educazione. E in Messico queste differenze sono molto evidenti.

Come donna messicana – afferma Letzi Sanchez, parte dello staff di Fondazione Avsi Messico – ho notato che quando le donne vengono incentivate e accompagnate a riconoscere la propria dignità e le capacità che hanno di generare un cambiamento, si ottiene un effetto moltiplicatore”. La maggior parte degli uomini di questi villaggi lavora nel nord del Messico e torna a casa una volta all’anno, sono quindi le donne che devono affrontare problemi come l’accesso all’acqua e al cibo per poter provvedere alle proprie famiglie e stanno acquisendo una maggiore consapevolezza del proprio ruolo fondamentale nello sviluppo delle loro comunità.