Mal’aria, Kathmandu
(Kathmandu ) Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità- si stima che il 24% delle malattie e il 23% di tutti i decessi nel mondo – circa 12,6 milioni all’anno – sono legati a rischi ambientali quali l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, esposizioni chimiche, cambiamenti climatici e radiazioni. Il Nepal non rappresenta un’eccezione e l’inquinamento ambientale, nel piccolo stato himalyano, rimane uno dei principali problemi per la salute, specialmente nelle aree urbane in cui la maggior parte della popolazione è a diretto contatto con acqua infetta ed è esposta all’inquinamento atmosferico. In particolare, quest’ultimo causa oltre 21mila morti ogni anno, un cifra dieci volte superiore alle vittime degli incidenti stradali.
Abituati a pensare a Kathmandu come passaggio obbligato verso le purissime cime dell’Himalaya (basti evocare l’Everest o il massiccio dell’Annapurna) è difficile immaginare ad essa come una tra le città più inquinate al mondo. Purtroppo nella capitale nepalese, l’esacerbato ed incontrollato inquinamento atmosferico, causato dall’urbanizzazione, dal traffico e dall’uso indiscriminato di sostanze chimiche, determina una forte esposizione alle polveri ed allo smog da parte della popolazione. Non solo, la deposizione dei rifiuti nelle discariche e/o la combustione dei medesimi, l’uso di fornaci per la produzione di mattoni, l’utilizzo di biomasse e kerosene per riscaldamento e cottura (spesso bruciati senza canna fumaria o ventilazione) si aggiungono alle cause dell’inquinamento dell’aria, sia indoor che outdoor.
Situata a 1400 metri di altitudine, la valle di Kathmandu è letteralmente attorniata dalle montagne sub-himalayane. Questa caratteristica geografica non permette il costante e completo ricambio dell’aria nella metropoli. Anzi, favorisce la creazione di una “nuvola grigia” sospesa sulla città. Per quanto facilmente visibile essa difficilmente si disperde, occludendo la capitale.
L’esposizione ad aria malsana è responsabile dell’aumento drammatico del numero di persone che soffrono di disturbi dell’apparato cardiocircolatorio, come rinite allergica, asma bronchiale, tosse, dispnea e respiro affannoso, cancro ai polmoni, broncopneumopatia cronica ostruttiva e ictus. I più colpiti da queste malattie sono, come sempre, gli anziani e i bambini.
Oltre agli problemi di cui sopra, l’inquinamento atmosferico è legato alla malattia da pneumococco, causata da batteri che possono causare polmonite e meningite, perché la risposta immunitaria media della popolazione è molto bassa. Infatti la capacità della risposta immunitaria è un indicatore sensibile che permette di dimostrare quanto sia nocivo l’inquinamento atmosferico, come sostiene il dott. Santa Kumar Das, medico del Respiratory Ward presso il Tribhuvan University Teaching Hospital, in accordo agli studi di Geneé S. Smith condotti presso la University of North Carolina.
Esiste un’associazione significativa tra PM2.5, CO e TB, ovvero le cause e gli effetti dell’inquinamento dell’aria sono strettamente correlati anche quando si tratta di tubercolosi (TB). Infatti un numero crescente di studi ha evidenziato il ruolo potenziale degli inquinanti atmosferici sull’incidenza della tubercolosi, già problema di salute pubblica in Nepal, secondo il Dipartimento dei Servizi Sanitari nepalese. Non solo l’inquinamento dell’aria outdoor riduce l’efficienza del sistema immunitario, ma anche la funzione immunitaria delle persone che usano carbone, legno e kerosene per cucinare è inibita.
Uno studio di Lalita Ramakrishan, professore del dipartimento di medicina dell’Università di Cambridge nel Regno Unito, dimostra che i macrofagi sulla superficie dei polmoni sono la prima linea di difesa quando un batterio entra nel polmone. Il macrofago è un tipo di globulo bianco che avvolge i batteri neutralizzandoli e riuscendo, spesso, a fermare l’infezione da tubercolosi nei polmoni. Tuttavia, quando il fumo riempie i polmoni, si ostruiscono i macrofagi, i quali perdono la capacità di inibire i batteri. I macrofagi intasati non sono in grado di uccidere efficacemente i bacilli di Koch (batteri responsabili dell’infezione da TB), lasciandoli moltiplicare e permettendo che l’infezione si trasformi in una malattia in piena regola.
“La valle di Kathmandu non è un buon posto per chi è allergico alla polvere. Infatti il numero di pazienti con problemi respiratori è aumentato del 20%”, è quanto affermato dal dott. Dirgha Singh Bom. Le aree in cui è in corso l’espansione delle strade sono le più colpite dall’inquinamento da polveri. “Nessun posto nella valle di Kathmandu è esente da inquinamento, ma chi vive in case sul ciglio della strada dovrebbe essere più cauto riguardo la propria salute”, ha affermato il dott. Kabir Nath Yogi, responsabile dello Respiratory Ward presso il Tribhuvan University Teaching Hospital. “Le particelle di polvere sospese nell’aria dai lavori di costruzione e dalle emissioni veicolari sono le cause principali dei crescenti casi di problemi respiratori e di altri problemi di salute legati all’inquinamento atmosferico a Kathmandu”, aggiunge il dott. Kabir Nath Yogi. Utilizzare maschere adeguate, educare le persone sui crescenti rischi di esposizione a inquinanti atmosferici nocivi e controlli regolari sono alcune delle misure precauzionali da adottare, ha continuato ad affermare.
“Garantire il diritto dei cittadini a vivere in un ambiente sano attraverso un controllo efficace dell’inquinamento ambientale per la protezione e la promozione della salute” è una delle sfide del governo del Nepal, così come pubblicamente riportato nell’ultimo rapporto annuale pubblico del DoHS – Department of Health Service, il dipartimento dei servizi sanitari. Ma questo è un obiettivo realistico a medio termine? Il governo e la popolazione sono coscienti che è possibile solo con cambiamenti drastici?