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Il conflitto generato dalle miniere di litio in Estremadura, Spagna, contrappone il rilancio delle politiche occupazionali e la strategia europea per l’indipendenza energetica all’allevamento tradizionale e alla conservazione ambientale.
“Dicono che inquinerà, ma se porta lavoro, lo possiamo tollerare”, dice un cliente del mercato Ronda del Carmen a Cáceres, in Spagna. “Valdeflores è il polmone verde della città, se lo distruggeranno non sarà più possibile vivere qui. Ce ne dovremo andare” risponde un altro.
Cáceres, con i suoi di 95.000 abitanti, è uno dei capoluoghi dell’Estremadura, la regione della Spagna con il PIL più basso della nazione e il peggior tasso di occupazione, di appena il 45%. È un’area la cui economia dipende dall’agricoltura e dall’allevamento, ma dal 2015 ha iniziato a concedere licenze di ricerca mineraria.
Una di queste riguarda la valle di Valdeflores, che si trova all’interno del comune di Cáceres, dove è stato trovato quello che si ritiene essere il più grande giacimento di litio d’Europa. Un minerale considerato strategico da Bruxelles, fondamentale per i piani di transizione dell’industria automobilistica tradizionale verso quella elettrica e per lo stoccaggio delle energie rinnovabili. Qui la multinazionale australiana Infinity Lithium gestisce i permessi per una miniera il cui progetto è attualmente bloccato in tribunale.
Una piattaforma cittadina, Salvemos La Montaña, è riuscita a fermare uno dei due permessi concessi dal governo regionale dell’Estremadura e affronta Infinity per cercare di impedire l’avanzamento dei lavori. Un groviglio giuridico in cui il Comune di Cáceres si oppone alla miniera mentre il governo dell’Estremadura resta, in linea di massima, neutrale. Entrambi sono governati dal Partito Socialista, anche nel governo nazionale, che ha presentato numerosi progetti per fabbriche di auto e batterie elettriche come soluzioni per la svolta “green” dell’industria del Paese.
Un contenzioso che riguarda progetti come quello della Cooperativa Activa, che ha i suoi allevamenti nella valle di Valdeflores. “Abbiamo 50 ettari dedicati alla rigenerazione della “dehesa” (tradizionale tecnica della Spagna centrale di sfruttamento dei terreni e di allevamento del bestiame. Il prosciutto ricavato dai maiali allevati su questi terreni è considerato di altissima qualità, ndr)” racconta Gonzalo Palomo, membro della cooperativa e ricercatore in Medicina Veterinaria dell’Università dell’Estremadura.
“Il nostro modello di pascolo delle pecore, inoltre, consente la rigenerazione del suolo mediante la rotazione dell’area di pascolo”, continua. “Mentre lasciamo ricrescere l’erba, imprigioniamo la CO2 nel terreno e la togliamo dall’atmosfera”. È il modello del Savory Institute, un’organizzazione statunitense che ha l’ambizioso obiettivo “non solo di fermare il cambiamento climatico, ma di riportare la concentrazione di carbonio nell’atmosfera ai livelli precedenti la rivoluzione industriale”, spiega Gonzalo.
Dall’altra parte c’è David Valls, direttore generale di Infinity Lithium in Spagna. Spiega che l’azienda ha adattato il progetto alle esigenze dei residenti. Quello iniziale prevedeva una miniera a cielo aperto, ora sostituita con una sotterranea per ridurre l’inquinamento. “Sarà
un’industria nuova e unica, la prima di questo genere in Europa. Stiamo sviluppando brevetti che abbiamo già testato con i nostri partner in Germania”, spiega. L’azienda conta di creare 710 posti di lavoro diretti e 1.660 posti di lavoro indiretti.
Valls assicura che il nuovo progetto rispetterà il paesaggio, che non vi è alcun rischio di inquinamento atmosferico e che anche i bacini dei fanghi e delle acque di scarico sono stati spostati: “a chi si oppone dico: questo è il nostro progetto. Lasciamo che l’Amministrazione lo valuti, così saremo costretti a fare una dichiarazione di impatto ambientale”.
A Cañaveral, piccolo comune di soli 1.047 abitanti situato 30 chilometri a nord di Cáceres, la Piattaforma No A La Mina si oppone a un progetto che si trova in una fase molto più avanzata: quello della miniera di Las Navas. L’azienda Lithium Iberia prevede di creare 400 posti di lavoro ed essere operativa entro il 2023. Gli ambientalisti denunciano che questo comporterà la distruzione di un’area di pascoli comuni e di raccolta del sughero, oltre che impattare direttamente su aree protette per gli uccelli migratori.
Anche il Consiglio comunale di Cañaveral è governato dal PSOE. Pur non pronunciandosi a favore o contro, fa notare che l’azienda “ha migliorato il primo progetto presentato, riducendo l’utilizzo di acqua, l’abbattimento di querce e impegnandosi a realizzare una parte della miniera sottoterra e senza esplosioni”. Elvira Díaz, di No A La Mina, dubita che “queste condizioni verranno rispettate e che l’area naturale verrà salvaguardata”.
I conflitti generati da questi progetti illustrano perfettamente i dilemmi politici, tecnici e sociali della “transizione verde”.