
Il paese fantasma
Questo reportage è tra i vincitori del corso di fotografia della Newsroom Academy con Ivo Saglietti.
Città Fantasma è un progetto che nasce dalla passione per la scoperta di luoghi disabitati, andando a scovare quei borghi fantasma del sud Italia abbandonati a causa di catastrofi naturali. Il mio intento è quello di sottolineare come il luogo abbandonato non sia semplicemente vuoto, ma sia permeato di storie di vita, rintracciabili in tutti quei segni che testimoniano un passato vivo, nonostante la vita sembri ormai lontana. Ogni paese mostra con forza la propria identità , nonostante questa venga vagamente celata da arbusti e fogliame selvaggi, aprendo alla vista un susseguirsi di paesaggi suggestivi, dove dell’uomo rimangono solo alcune tracce, come queste abitazioni sospese nel nulla.

Nei miei scatti ho cercato di sottolineare proprio l’identità di ogni luogo e quelle tracce di storia personale con rispetto verso ciò che è e ciò che è stato. In ognuno dei borghi visitati ho lasciato, così come da regole urbex, “soltanto le mie impronte”, portando via dei ricordi visivi di ciò che il paese stesso avesse da offrirmi; un tuffo nel passato e nelle vite di persone che non ho mai conosciuto ma che adesso in qualche modo sono parte di me. Ogni borgo è un universo a sé, fatto di vicende e memorie, di personaggi ed esistenze, di usanze e tradizioni che, in qualche modo, sono giunti ai nostri giorni, nonostante vadano a sbiadire.

In questo estratto, ho deciso di mostrare il borgo di Roghudi Antico, paese dove il lungo isolamento geografico ha portato al mantenimento di un particolarissimo dialetto, il grecanico (o greco calabrese), una lingua che è una mescolanza tra l’antico greco dei territori della Magna Grecia e il dialetto calabrese, un idioma del quale oggi sono in pochissimi i conoscitori e che, come il vecchio borgo, è destinato a sparire. Roghudi è un comune di 1.137 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria. La caratteristica principale del comune di Roghudi è quella di essere suddiviso in due porzioni non confinanti poste a circa 40 chilometri. La prima di esse, Roghudi Nuovo, è posta nelle vicinanze di Melito di Porto Salvo; la seconda, Roghudi Vecchio, è posta all’interno, sulle pendici meridionali dell’Aspromonte. Il borgo fantasma sorge su uno sperone roccioso, sovrastato dal Monte Cavallo, che raggiunge i 1331 metri d’altezza. Ai suoi piedi scorre, implacabile, la Fiumara Amendolea.

Roghudi Vecchio è un’area in cui le condizioni di rischio idrogeologico il che significa che sono possibili lesioni gravi o morte agli abitanti, danni gravi a edifici, infrastrutture e patrimonio ambientale, distruzione di attività socio-economiche.
Arroccato a 519 metri di altitudine è formato da case strette tra loro, che creano un centro quasi inaccessibile. Abitato sin dal 1050, facente parte di un’area grecanica fu dichiarata totalmente inagibile a seguito di due forti alluvioni. A seguito della prima, avvenuta nell’ottobre del 1971 il sindaco di all’ora, Antonio Romeo, firmò l’ordinanza che prevedeva lo sgombero del borgo. La decisione non incontrò il favore di tutti e alcuni residenti rimasero nelle loro abitazioni fino all’alluvione successiva, nel gennaio del 1973, a seguito della quale la popolazione fu distribuita nei paesi limitrofi.