Mille cristiane all’anno rapite e convertite forzatamente all’islam. È questo l’ennesimo, triste bilancio che rende il Pakistan uno dei Paesi più pericolosi per le minoranze religiose. Ricordiamo, infatti, che quasi il 96% della popolazione, formata da circa 210 milioni di abitanti, professa la religione islamica. E il resto? L’induismo è portato avanti dal 2% dei cittadini mentre i cristiani rasentano l’1,5%. Ma non sono i numeri a far paura. A spaventare, semmai, è il trattamento ricevuto dalla comunità cristiana ad opera dei fanatici islamici, sempre più spesso protetti e tutelati dalle autorità, soprattutto nei villaggi più lontani dai grandi centri urbani (ma non solo).

La commissione americana sulla libertà religiosa internazionale, come sottolineato da Tempi.it, ritiene tutt’ora valido uno studio effettuato nel 2014 dal Movimento per la solidarietà e la pace. Questo significa che almeno 1.000 ragazze appartenenti alle varie minoranze religiose vengono ogni anno rapite, sposate e convertite all’islam. Scendendo nel dettaglio, si parla di 700 cristiane e 300 indù. Com’è possibile che in Pakistan possano registrarsi dati del genere? Il motivo, sempre secondo il report, sarebbe da ricercare tanto nella complicità di poliziotti corrotti, magistrati e imam, tanto nella debolezza atavica che attanaglia un governo incapace di proteggere la sua intera popolazione.

Rapimenti e sequestri: una lista lunghissima

Il risultato, sotto gli occhi di tutti, è che le minoranze religiose – in primis quella cristiana – pagano un prezzo altissimo. Gli esempi non mancano, visto che rapimenti del genere capitano spessissimo. E, altrettanto spesso, restano impuniti da una legge che sembra non esistere (o, nel migliore dei casi, voltarsi dall’altra parte). Tra i casi che nel 2020 hanno fatto più scalpore troviamo quelli di Maira Shahbaz, Huma Younus e Arzoo Raja. Tutte cattoliche, tutte giovanissime. Maira, alla tenera età di 14 anni, è stata rapita da un musulmano a Madina Town, nei pressi di Faisalabad. Dopo esser stata abusata e costretta ad abiurare con l’inganno, è riuscita a scappare. Adesso la piccola vive in un luogo segreto assieme alla famiglia.

Per sostenere i cristiani che soffrono potete donare tramite Iban, inserendo questi dati:

Beneficiario: Aiuto alla Chiesa che Soffre ONLUS
Causale: ILGIORNALE PER I CRISTIANI CHE SOFFRONO
IBAN: IT23H0306909606100000077352
BIC/SWIFT: BCITITMM

Oppure tramite pagamento online a questo link

E ancora: Huma, 14 anni, a ottobre è stata rapita a Karachi. Tre uomini l’hanno strappata alla sua famiglia; uno di loro l’ha sposata a forza e convertita all’islam. Infine Arzoo, 13 anni, anche lei rapita a Karachi. Che dire, invece, di Neha, 14enne rapita e costretta a sposare un musulmano con la complicità della propria famiglia? L’Associated Press ha raccontato che la piccola ha persino dovuto cambiare nome in Fatima, prima di scappare dalle grinfie dei rapitori ed essere stata accolta da una chiesa, sempre in quel di Karachi.

Un business molto diffuso

Ricordiamo che la legge del Pakistan vieta ogni tipo di conversione forzata e impedisce la possibilità di sposare ragazze di età inferiore ai 16 anni. Come abbiamo visto, purtroppo la realtà è ben diversa. Il copione, di solito, è sempre lo stesso. Le giovani vengono rapite da conoscenti o familiari complici, oppure da potenti proprietari terrieri come pagamento per i debiti insoluti dai genitori delle stesse ragazze. Le future spose vengono quindi convertite all’islam e costrette a sposare i loro rapitori o uomini molto più anziani di loro.

Come se non bastasse, secondo quanto riferito dall’Ap, le conversioni forzate prosperano incontrollate grazie alla presenza di una rete ben precisa. Una rete formata da religiosi islamici che sposano le giovani, magistrati che si voltano dall’altra parte e poliziotti locali corrotti che fingono di indagare, quando invece sabotano le indagini. Chi denuncia conversioni forzate rischia di essere accusato di blasfemia. Non a caso il Dipartimento di Stato americano, a dicembre, ha dichiarato il Pakistan “un paese particolarmente preoccupante” per le continue violazioni delle libertà religiose.

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