“La Chiesa cattolica aveva bisogno di tanti soldi per il restauro di Notre-Dame e ora, con il rogo, i soldi li troveranno”. Ben venga, quindi, l’incendio della cattedrale parigina – che è l’anima cattolica di un Paese intero e non solo – così si può fare un bel restyling, finalmente. Questo, in altre parole, il punto di vista di alcuni immigrati musulmani del quartiere Goutte d’or, pochi passi da Montmartre.
Le testimonianze, raccolte in un reportage de La Stampa, raccontano come si vive il post-rogo in quest’area ad appena sei chilometri dall’imponente luogo di culto. Una breve distanza separa questo quartiere dal simbolo della cristianità parzialmente carbonizzato. Eppure, secondo quanto riportato, l’atmosfera che si respira qui sembra lontana anni luce dal lutto parigino di questi giorni.
Per alcuni immigrati marocchini, l’incendio “è un vantaggio per Emmanuel Macron, in difficoltà con i gilet gialli. Adesso così non si parla di altro”. Sentita dal quotidiano torinese anche Leila, che commenta così l’incendio del 15 aprile: “Va bene, è triste quello che è successo. Ma non è morto nessuno e i media parlano solo di quello. Così si dimenticano i problemi economici e sociali”, afferma mentre si trova seduta di fronte ai binari di una linea ferroviaria. Un altro, invece, sembra non aver ben presente di cosa si stia parlando e commenta con un frettoloso “l’ho visto su internet”.
Gli immigrati del quartiere Goutte d’or sembrano divisi tra teorie cospirazioniste, indifferenza, ma anche forte solidarietà. Ahmed, 43 anni, di origini marocchine, definisce infatti una “tragedia” l’accaduto e sottolinea che “Notre-Dame non è solo una cattedrale cattolica, ma un simbolo per tutta la Francia. Attira così tanti turisti e genera posti di lavoro. E di quelli qui abbiamo più bisogno, soprattutto per i giovani. Ma poi è un luogo di culto dove si venera Gesù, che è pure un profeta per la nostra religione”. Secondo quanto riportato da La Stampa, inoltre, emerge tra queste persone – seppur in modo sottile – una chiara volontà di spiegare al giornalista italiano che “mica siamo contenti perché è andata a fuoco una cattedrale cattolica”.
Eppure, oltre alla solidarietà manifestata apertamente da alcuni esponenti del mondo musulmano francese, in rete sono rimbalzati diversi messaggi tutt’altro che generosi. “Allah è grande” inneggia via twitter, Mohammed Noura sotto la foto della cattedrale di Notre-Dame in fiamme. Come riporta Il Giornale, poi, sono centinaia i messaggi sui social di musulmani radicali felici per le fiamme sulla cattedrale parigina. “È la vendetta di Dio (Allah) contro i razzisti colonialisti” esulta in francese un certo Walid Channouf. Anche sulla pagina Facebook di Al-Jazeera sono comparse facce sorridenti sotto le immagini dell’incendio. L’avvocato Gilles-William Goldnadel, invece, ha denunciato le parole di Lamia Bentebba, una ragazza algerina che su Twitter ha scritto e poi cancellato: “Ça me rejouis pas mais j’aime bien voir l’effet du karma”, che tradotto significa “non mi rallegra ma mi piace vedere l’effetto del karma”.
Le Figaro denuncia invece le reazioni di alcuni rappresentati dell’Unef, la principale associazione studentesca francese, che hanno apertamente preso per i fondelli il raccoglimento nazionale seguito all’incendio della cattedrale. “Piangete per dei pezzi di legno”, ha twittato Hafsa Askar prima di cancellare il suo profilo. E ha aggiunto: “Io me ne frego di Notre-Dame perché me ne frego della storia della Francia”.