Le vacche in India sono sacre, animali che non possono essere destinati alla macellazione e devono al contempo essere venerati e rispettati. Oggi però tutto questo sembra determinare più di un problema nel grande paese asiatico. Questo perchè dal 2014 il nuovo governo federale guidato dai nazionalisti indù inasprisce le pene per chi macella le vacche o chi usa le loro pelli per le concerie. Ed oggi anche quelle fasce della popolazione che lavorano e mangiano le vacche risultano messe alle strette. Il problema è economico e politico e, in vista delle elezioni, non certo di secondo piano. 

Aumentano gli incidenti 

Il primo problema, anche questo di non poco conto in un paese da più di un miliardo di persone, è anche relativo alla sicurezza. Succede infatti che, viste le nuove norme stringenti sulla gestione delle vacche e vista la venerazione da parte della maggioranza indù, sulla carta quando questi animali non producono più latte dovrebbero essere mantenuti in appositi ricoveri. Ma mantenere una singola vacca costa parecchio e non tutti hanno i soldi. Le rupie a volte mancano tanto agli enti pubblici ed alle comunità che potrebbero predisporre delle strutture del genere, tanto ai singoli agricoltori. Ed allora decine di vacche in molti territori vengono lasciate libere dagli stessi produttori. Il risultato è che gli animali invadono le strade, bloccano il traffico e causano incidenti mortali. 

Se già in Italia alcuni piccoli gruppi di cinghiali causano il panico in autostrada, figurarsi nella popolatissima India cosa accade con centinaia di vacche fatte rimanere libere anche al centro di importanti metropoli. Secondo gli ultimi rilevamenti, sarebbero più di duecento milioni i bovini in tutta l’India. Ogni anno tra i tredici ed i quindici milioni di esemplari smettono di produrre latte. Ci sono quindi sempre più vacche e la situazione potrebbe essere sempre più poco gestibile. 

Il crollo delle esportazioni 

Ma il problema, come detto, è anche economico. Il governo nazionalista indù preme per la chiusura di molti impianti di macellazione e concerie. I musulmani che lavorano nel mercato della carne e delle pelli delle vacche, sono adesso sempre più in difficoltà. Dal 2014, da quando appunto a New Delhi governa l’esecutivo indù, centinaia di attività commerciali del genere sono cessate ed hanno chiuso. Ed oggi l’India registra il crollo vertiginoso della produzione della carne. Per un paese che soffre ancora enormemente la piaga della fame non è una buona notizia. C’è sempre meno carne in giro e dunque più possibilità che i poveri rimangano a stomaco vuoto. Il problema è inerente anche l’export. 

Negli ultimi quattro anni le esportazioni della carne risultano diminuite del 20% ed i vicini del Pakistan e dello Sri Lanka iniziano a prendere il posto in questo settore a livello internazionale. Questo implica ovviamente la chiusura di molte attività ed il calo anche del Pil complessivo. Lo stesso discorso lo si può fare anche per le pelli: il valore degli affari è di fatto drasticamente diminuito, passando da un ricavato complessivo delle esportazioni di questo materiale di 6.4 miliardi di Dollari nel 2017 a 5.7 miliardi nell’anno appena concluso. I calcoli sono effettuati dal quotidiano The Indian Express. Nel saldo commerciale l’export di carne e pelli è importante per l’India, le attuali politiche rischiano di creare ulteriori e ben più gravi danni. Un qualcosa di cui il governo, in vista del voto, deve tenere conto. 

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