“Il governo deve assicurare i diritti fondamentali delle minoranze”. A dirlo sono oltre 500 imam pakistani che hanno sottoscritto la Dichiarazione di Islamabad contro il fondamentalismo islamico e il terrorismo.
Sette punti che rappresentano una svolta per un Paese in cui il radicalismo sta prendendo sempre più piede nella società e all’interno delle istituzioni, e dove resta in vigore la legge sulla blasfemia, divenuta negli anni un vero e proprio strumento di persecuzione per chi appartiene alle minoranze religiose. I predicatori islamici hanno messo nero su bianco la loro condanna per ogni omicidio o violenza perpetrati “con il pretesto della religione”, stabilendo che nessuno può essere definito “infedele” e che quindi nessun tribunale del popolo può arrogarsi il diritto di condannare a morte un non musulmano.
Il riferimento, neanche troppo velato, è al caso di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte nel 2009 con l’accusa di blasfemia, sul quale, a sorpresa, il documento contiene una netta presa di posizione. La sentenza dei giudici della Corte Suprema del Pakistan che lo scorso ottobre avevano assolto la donna, in carcere da nove anni, aveva suscitato proteste da parte dei fondamentalisti islamici, ed in particolare degli appartenenti al partito estremista Tehreek-e-Labbaik, che alla fine hanno chiesto e ottenuto una revisione del verdetto.
Per questo motivo la donna, che nel frattempo ha ricevuto decine di minacce di morte, non può ancora lasciare il Paese, dove vive protetta dal governo in una località segreta. Il visto arriverà, infatti, soltanto dopo questo nuovo pronunciamento della corte. Ed è proprio questa nuova decisione dei giudici che, secondo gli imam, dovrebbe arrivare nel più breve tempo possibile, così da chiarire a tutti “la verità giuridica” sul caso. Per i religiosi non si tratterebbe che di un atto formale, visto che a pronunciarsi saranno gli stessi giudici che hanno già dichiarato Asia Bibi innocente. Un atto che risulta però fondamentale, visto che garantirebbe, questa volta, piena libertà alla donna.
Il Consiglio pakistano degli ulema del Pakistan, secondo quanto riferisce Asia News, ha quindi chiesto al governo di impegnarsi per “proteggere la vita e le proprietà dei non musulmani” che vivono nel Paese e per combattere violenza settaria ed estremismo.