L’Europa è stata definita dal rinomato sociologo delle religioni Peter Berger il “continente ateo”. In alcuni paesi l’entrata nell’era post-cristiana è avvenuta a ritmi più rapidi che in altri e permangono sostanziali differenze fra la parte occidentale ed orientale del Vecchio continente, sia nel modo in cui la fede è vissuta personalmente che nel ruolo da essa rivestito nella sfera pubblica.
Sempre a Berger si devono i concetti di “credenti senza appartenenza” e “appartenenti senza credere” per identificare, nel primo caso, quelle persone che credono in Dio, ma non partecipano alla vita ecclesiale, e nel secondo caso coloro che si definiscono membri di una confessione per ragioni culturali e non di reale adesione a dogmi e dottrine.
Quando in una società queste due categorie di individui iniziano ad aumentare significativamente, è il segno che è in atto un profondo cambiamento che porterà dapprima alla secolarizzazione e, infine, alla scomparsa vera e propria della religione. È accaduto in Francia, e sta anche accadendo nei Paesi Bassi.
Cristiani in estinzione
Dal 1970 al 2018 la quota totale sulla popolazione degli olandesi appartenenti alla chiesa cattolica è diminuito a livelli drammatici, passando dal 40% al 21,5%, ossia, in termini numerici i fedeli si sono ridotti da 5 milioni 320mila a poco più di 3 milioni 710mila. L’emorragia si è intensificata con l’avvento del nuovo millennio e non mostra segni di arresto: fra il 2003 ed il 2015 oltre 650mila battezzati hanno abbandonato la chiesa cattolica.
Nella stragrande maggioranza dei casi i credenti-appartenenti non entrano a far parte di una delle due categorie sociologiche suscritte, poiché sposano in toto irreligiosità e ateismo, e anche fra coloro che continuano a identificarsi nel cattolicesimo si registra un calo significativo dell’adesione ai dogmi. Secondo un’indagine del 2015, soltanto il 13% dei cattolici credeva nell’esistenza del paradiso ed il 17% nell’esistenza di Dio.
L’anno seguente, l’inchiesta “Dio in Olanda” evidenziava come atei ed agnostici, insieme, fossero arrivati a rappresentare il 60% della popolazione totale.
I dati sulla partecipazione alle messe domenicali sono altrettanto emblematici: nel 2006 erano frequentate soltanto dall’1,2% dei cattolici e, ad oggi, è difficile elaborare proiezioni e statistiche poiché molte parrocchie hanno smesso di pubblicare le cifre che le riguardano, sebbene sia legittimo credere che tale percentuale rasenti ormai poco più dello “0,…%“.
I riflessi della scristianizzazione dei Paesi Bassi sono visibili soprattutto in un fatto: la chiusura di chiese, parrocchie e cattedrali, vendute a privati e spesso riconvertite in musei, supermercati, luoghi di culto per altre fedi più attive e alla ricerca di spazi, locali notturni, attività commerciali, biblioteche o appartamenti.
Si stima che un quinto di tutte le chiese olandesi costruite prima del 1800 ed un quarto di quelle costruite dopo il 1800 sia stato riconvertito ad uso secolare; più nel dettaglio sono state sconsacrate e riconvertite il 25% delle chiese protestanti ed il 15% di quelle cattoliche. Per quanto riguarda queste ultime, un rapporto presentato in Vaticano dalle alte gerarchie ecclesiastiche olandesi ha lanciato l’allarme: entro il 2025 si potrebbe passare dal 15% al 75%.
Secondo l’arcivescovo Willem Eijk, se la tendenza dell’abbandono delle chiese dovesse continuare al ritmo attuale, entro il 2028 l’intera arcidiocesi di Utrecht, la più grande del paese, potrebbe scomparire. La sua previsione è stata recentemente rafforzata dalla decisione di mettere in vendita la cattedrale di Santa Caterina, l’edficio-simbolo della città fin dal 1560, per assenza di denaro e fedeli.
I riflessi socio-culturali del cambiamento
Secondo Paul van Geest, che ha due cattedre in storia all’università di Tilburg, il crollo della partecipazione alle messe e la chiusura delle chiese è “la conseguenza logica del fatto che la chiesa non è più un fattore vincolante nella società olandese“. Le associazioni culturali e gli enti pubblici coinvolti in tematiche sociali hanno sostituito lo storico ruolo di collante comunitario svolto dalle parrocchie, inoltre assistere alla messa è divenuto più difficile con la chiusura di numerose chiese e questo spinge molti fedeli, residenti nelle aree rurali o anziani, a desistere.