La religione è un elemento costante della guerra in Ucraina. La separazione dei destini di Kiev e Mosca si è manifestata in questi anni anche con il processo di distacco della Chiesa ortodossa ucraina da quella russa. Distacco sostenuto dal patriarca ecumenico Bartolomeo. E nel corso della guerra, anche per l’appoggio del patriarca Kirill all’invasione, la comunità ortodosse ucraina e russa sono apparse sempre più divise, con l’Ucraina che vive inoltre al suo interno la frattura tra la Chiesa autocefala e quella che, al contrario, si ritiene in comunione con il patriarcato di Mosca. Una divisione nient’affatto secondaria, dal momento che ha avuto anche delle ripercussioni in tutto il mondo ortodosso ma che soprattutto si inserisce nel quadro di un conflitto che ha assunto connotati non solo strategici ma anche etnici, culturali e quindi anche religiosi.

Nelle ultime settimane il fattore confessionale ha avuto di nuovo particolare peso per diverse ragioni. In Russia, con una mossa politica ma anche propagandistica, Vladimir Putin ha annunciato di avere accolto pubblicamente la richiesta di Kirill per una tregua in concomitanza con il Natale ortodosso. Idea respinta in blocco da Kiev e dagli alleati occidentali che hanno bollato il cessate-il-fuoco di 36 ore proposto dal Cremlino come uno stratagemma propagandistico e denunciandone l’ipocrisia dopo avere invaso il Paese. Una conferma, in ogni caso, dell’utilizzo dell’elemento confessionale anche come strumento politico e diplomatico da non sottovalutare.

In Ucraina, invece, il fattore religioso si è nuovamente rivelato un punto fondamentale dell’agenda del governo, che ha ribadito la volontà di tagliare qualsiasi tipo di ponte con Mosca anche sotto il profilo confessionale. Volodymyr Zelensky ha avviato da tempo una politica volta a far sì che le organizzazioni religiose spezzino i legami con la Russia, e il parlamento ucraino – racconta Agi – sta valutando la messa al bando della Chiesa ortodossa che è ancora unita al Patriarcato di Mosca. Il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa, Oleksiy Danilov, in diretta televisiva ha esortato la Chiesa ortodossa ucraina legata a Mosca a rivelare pubblicamente l’unità con il patriarcato russo e di rinnegarla definendo Putin come “Satana”. Ed è di queste ore la conferma che lo Stato ucraino ha ripreso possesso della cattedrale dell’Assunzione nel Monastero delle grotte (Pechersk Lavra) di Kiev, strappandola definitivamente ai monaci della Chiesa ortodossa ucraina parte del Patriarcato di Mosca. Giacomo Gambassi, inviato a Kiev per Avvenire, ha raccontato il clima di forte tensione che si percepisce nei dintorni del santuario del monachesimo slavo, con i prelati che hanno già svuotato la cattedrale e il segno di una frattura ormai profonda nel cuore del Paese.

Non è del resto un mistero che Kiev accusi la Chiesa ucraina di essere una sorta di centrale di spionaggio e di proselitismo della Federazione Russa, in cui il Patriarcato viene visto come la grancassa religiosa del Cremlino. I servizi segreti ucraini da mesi controllano i monasteri e le comunità, setacciano i luoghi considerati basi della propaganda di Mosca. Come ha spiegato Politico, la Chiesa ucraina legata a Mosca, non quindi quella autocefala, vede al suo interno diversi sacerdoti arrestati con l’accusa di avere fornito informazioni ai russi o di avere svolto il lavoro di “quinte colonne”. Zelensky aveva evitato di imporre un giro di vite significativo per non mostrare una politica contraria alla libertà religiosa e per non ferire quegli ucraini orgogliosamente patriottici ma allo stesso tempo membri della Chiesa ortodossa ucraina unita tradizionalmente a Mosca.

Una politica che però adesso, con la fine del contratto che concedeva il Monastero delle grotte ai monaci della Chiesa ucraina e la concessione alla Chiesa autocefala, sembra dirigersi verso la conclusione. Kiev non vuole comunità o istituzioni che rappresentino potenziali simboli di quello “spazio russo” sfruttato da Putin per l’invasione. E in questo rientra inevitabilmente anche la Chiesa, e con essa, la fede degli ucraini.

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