Francesco I diventerà il primo pontefice della storia a visitare l’Iraq, culla delle civiltà mesopotamiche e luogo di primo piano nell’epopea millenaria del popolo ebraico riassunta nella Bibbia.

Il viaggio, che avrà luogo dal 5 all’8 marzo 2021, sarà l’occasione per mostrare ai cristiani iracheni la vicinanza della Chiesa cattolica alla loro sofferenza e per coronare il sogno incompiuto di San Giovanni Paolo II, strenuo oppositore della detronizzazione di Saddam Hussein e teorico di una santa alleanza fra le tre religioni abramitiche (cristianesimo, islam ed ebraismo) con cui combattere gli eccessi del capitalismo e della modernità, delegittimare il terrorismo religioso e favorire il dialogo tra civiltà.

Il viaggio di Papa Francesco

Iraq, cuore della Mezzaluna fertile e culla delle antiche civiltà mesopotamiche, ma anche terra di Abramo, il patriarca che unisce i destini di ebrei, cristiani e musulmani. Abramo, infatti, il cui nome significa “patriarca di molti”, secondo le cronache della Torah sarebbe nato a Ur dei Caldei, l’attuale Tell el-Mukayyar. È in Iraq, quindi, terra degli ziggurat, che ha avuto inizio la storia delle tre religioni che, con il loro impatto senza tempo, hanno esercitato gli effetti più profondi sull’umanità, estendendosi in ogni continente e contribuendo alla formazione di usi, costumi e pensieri di diverse civiltà.

Le diplomazie vaticana e irachena hanno raggiunto l’accordo fra fine ottobre e inizio novembre, dopo oltre due anni di negoziati, ma hanno atteso che iniziasse il periodo di Avvento per rendere pubblica la notizia, a riprova della sacralità che circonda l’evento. Le tappe del viaggio, del resto, riflettono pienamente la sua natura messianica: il pontefice visiterà la piana di Ur, legata ad Abramo, la piana di Ninive, menzionata sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, passando per Baghdad ed Erbil.

Nella piana di Ninive, che ha mantenuto il carattere biblico di luogo di guerre e massacri indicibili, Papa Francesco si recherà a Mosul e Qaraqosh, due città che hanno vissuto in maniera particolarmente cruenta l’era dello Stato Islamico e che stanno lentamente avviandosi verso la normalità, anche grazie all’aiuto della Chiesa cattolica.

Il viaggio apostolico servirà a portare un messaggio di speranza al popolo iracheno, che non conosce pace dal lontano 2003, anno della caduta di Saddam Hussein, l’evento che mise in moto quella catena di eventi che avrebbe condotto dapprima alla guerra civile e poi all’avvento dello Stato Islamico.

Musulmani e cristiani hanno pagato in egual misura gli effetti collaterali della Guerra al Terrore, ma sono questi ultimi ad aver subito le ripercussioni più gravi negli anni del dominio di Abu Bakr al-Baghdadi, venendo perseguitati e uccisi in ragione della loro fede e obbligati alla fuga per sopravvivere. Le cifre descrivono un vero e proprio genocidio: dal 2003 al 2020 i cristiani iracheni sono quasi scomparsi, passando da un milione e 500mila a circa 100–300mila.

Sulle orme di San Giovanni Paolo II

Marocco, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Iraq; sarà per gli eventi accaduti in questi quattro Paesi a maggioranza musulmana che l’attuale pontificato verrà ricordato dalla posterità. In Marocco, infatti, Papa Francesco e re Mohammed VI hanno firmato una storica intesa per la protezione di Gerusalemme, Egitto ed EAU sono i teatri in cui è stata siglata l’alleanza interreligiosa tra Chiesa cattolica e il sunnismo ruotante attorno all’autorità di Al-Azhar, consacrata dalla firma del Documento sulla fratellanza umana, e in Iraq verrà esaudito il sogno del defunto San Giovanni Paolo II, colui che per primo volle recarsi nel Paese.

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Cristianesimo e islam, nemici-amici, uniti da Abramo, Cristo e Maria, eppure divisi dalla storia e della politica, come ricordano e dimostrano l’espansionismo del califfato omayyade, le Crociate, le guerre tra le potenze europee (e la Russia) e l’impero ottomano, i conflitti di faglia huntingtoniani e il terrorismo islamista. Vi sono le basi (teologiche) per la collaborazione e la coesistenza pacifica, e vi sono altrettanti elementi (politici) che alimentano indifferenza, incomprensione, odio e violenza. I pontefici, costruttori di ponti per antonomasia, a partire da San Giovanni Paolo II hanno tentato di enfatizzare gli elementi in comune e di limitare l’influenza di quelli divisivi con l’obiettivo di costruire un’alleanza cattolico-islamica in grado di contribuire realmente e concretamente al benessere dell’umanità.

L’agenda dell’attuale pontefice, almeno dal punto di vista geopolitico, è perfettamente in linea, in sintonia e in continuità con quella dei due predecessori. Il futuro del cattolicesimo è al di fuori dell’Occidente, in teatri che, oggi, gli sono ostili per una serie di ragioni e che richiedono, perciò, un maggiore attivismo da parte vaticana. Dialogare con la Cina significa voler ridurre le pesanti limitazioni alla Chiesa da parte del governo di Pechino, ugualmente un patto con le potenze del mondo musulmano equivale ad agire in alcune delle aree del mondo che mostrano i più alti tassi di persecuzione contro i cristiani.

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