Una persecuzione di cristiani “talmente vasta da far paura”, aumentata sensibilmente a partire dal 2014, in concomitanza con la salita al potere del Bharatiya Janata Party (BJP) di Narendra Modi. Questa era la situazione dell’India fotografata appena un anno fa da fonti autorevoli. Una situazione che, da allora, non è sostanzialmente cambiata di una virgola. Già, perché il potere degli ultra nazionalisti indù nel frattempo si è consolidato, con il premier Modi che si è aggiudicato un secondo mandato dopo la prima, convincente vittoria.

Oltre a una burocrazia asfissiante, un sistema democratico arrugginito dal tempo, un’economia ricca di potenzialità ma affossata da enormi diseguaglianze, non possiamo ignorare uno dei principali problemi dell’India moderna: la presenza, all’interno della società, di profonde tensioni religiose. Calcolatrice alla mano, in India vivono poco più di un miliardo di persone, l’80% delle quali induista. I musulmani sono circa il 14% mentre i cristiani appena il 2,3%. Seguono altre religioni, tra le quali il Sikhismo (2% circa), Buddhismo (0,9%) e Giainismo (0,4%).

Basta leggere uno degli ultimi report di Human Rights Watch per capire di cosa stiamo parlando. Nel periodo compreso tra il maggio 2015 e il dicembre 2018 sono state uccise 44 persone in 12 stati indiani a causa di episodi di intolleranza. Si sono inoltre verificati oltre 100 incidenti, tra quelli inseriti nel conteggio. Le stesse Nazioni Unite hanno constatato come in India via sia stato un evidente “aumento delle molestie nei confronti delle minoranze”, tra cui musulmani e cristiani.

Il nazionalismo indù

Dicevamo di Modi. Il premier non ha fatto niente per cambiare la situazione. Anzi: per unire ulteriormente i suoi elettori in vista del secondo mandato, ha alimentato a dismisura lo storico risentimento anti islamico presente nel Paese. Il leader è stato supportato in questa crociata contro le minoranze (non solo quella islamica) dal Rashtriya Swayamsevak Sang, conosciuto anche come Rss.

Per sostenere i cristiani che soffrono potete donare tramite Iban, inserendo questi dati:

Beneficiario: Aiuto alla Chiesa che Soffre ONLUS
Causale: ILGIORNALE PER I CRISTIANI CHE SOFFRONO
IBAN: IT23H0306909606100000077352
BIC/SWIFT: BCITITMM

Oppure tramite pagamento online a questo link

Stiamo parlando di un’organizzazione di volontariato paramilitare che accoglie tra le sue fila quasi 4 milioni di induisti ultranazionalisti. Si dice che il Rss possa perfino influenzare la linea politica del Paese. Alcuni membri del gruppo, fondato nel 1925, ricoprono cariche istituzionali del governo in carica, tra cui lo stesso Modi, il presidente e il vicepresidente dell’India. Il ruolo del Rss è molto più di quello che dovrebbe avere una normale associazione; il gruppo è in realtà il mentore ideologico del Bjp in carica.

Anche i cristiani in pericolo

Nel mirino degli indù ci sono anche i cristiani. “Quello degli attacchi alle minoranze in India è un fenomeno che ha luogo su una scala talmente vasta da far paura”, spiegava appena un anno fa monsignor Theodore Mascarenhas, vescovo ausiliare di Ranchi e segretario generale della Conferenza episcopale indiana ad Aiuto alla Chiesa che Soffre. Uno degli episodi più gravi a danno della minoranza cristiana è avvenuto un anno fa, con l’attacco del 26 marzo scorso a Chinnasalem, nello Stato del Tamil Nadu, dove 200 fondamentalisti indù hanno attaccato una scuola cattolica e aggredito le suore che la gestivano.

Tornando all’escalation della violenza contro le minoranze, è interessante ascoltare la testimonianza rilasciata a Églises d’Asie da padre Savarimuthu Sabkar, portavoce della diocesi di Delhi: “Dal 2014 abbiamo registrato numerosi attacchi, soprattutto nelle parrocchie delle zone rurali nel nord dell’India, 86 solo dal mese di gennaio di quest’anno. I grandi media, che sono tutti pro Bjp, però non ne parlano mai. I gruppi marginali dell’hindutva (che si basano sul principio della supremazia etnica della maggioranza indù, ndr) godono di una sorta di impunità e immunità: credono che non saranno mai arrestati o condannati” per le violenze che perpetrano.

Abbiamo citato il Rashtriya Swayamsevak Sang. Ebbene, l’Organizzazione nazionale patriottica ritiene che l’India “sia una nazione indù e che cristiani e musulmani, se vogliono vivere in India, devono essere alla mercé della maggioranza indù”, ha aggiunto il sacerdote. Oltre alle persecuzioni, i cristiani devono spesso fare i conti con le conversioni forzate all’induismo, soprattutto in villaggi periferici e con la complicità di magistratura e autorità locali. E il clima, intanto, diventa sempre più incandescente.

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