In Germania, come nel resto dell’Europa, la saga millenaria del cristianesimo è, ormai, saldamente incamminata sul viale del tramonto. Il numero di coloro che decidono di abbandonare la chiesa cattolica, o le chiese protestanti, aumenta di anno in anno; una vera e propria emorragia di fedeli, e quindi di denaro, che sta accelerando la fine del cristianesimo nel paese.

L’anno nero della chiesa cattolica

Il 26 giugno è stato pubblicato il rapporto annuale sulla condizione del cattolicesimo in Germania da parte della Conferenza Episcopale Tedesca. Lo scenario descritto dal rapporto era previsto e prevedibile, poiché dipinge una tendenza di cui chiesa e fedeli sono a conoscenza da decenni, ma questo non toglie nulla alla gravità del contenuto che, anzi, è amplificata dal fatto che gli sforzi degli anni recenti del clero per ravvivare le comunità ed attrarre nuovi membri si stanno rivelando vani.

Ciò che colpisce maggiormente è che ogni singolo dato analizzato e preso in considerazione, dalla somministrazione dei sacramenti alla partecipazione alle messe, è in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Nel 2019, 272.771 persone hanno deciso di abbandonare deliberatamente la chiesa cattolica, in aumento significativo rispetto alle 216.078 del 2018.

Nel complesso, aggiungendo i decessi agli abbandoni volontari dei fedeli, la comunità cattolica tedesca si è ristretta dello 0.5% in un solo anno: la percentuale sul totale della popolazione è diminuita dal 27.7% del 2018 al 27.2% del 2019, ovvero da 23 milioni di persone a 22 milioni e 600mila. I numeri sono ancora più impressionanti se si considera che, esattamente dieci anni fa, i cattolici rappresentavano il 30% della popolazione totale e che gli abbandoni su base annua erano, sì, presenti ma inferiori rispetto ad oggi: 181mila nel 2010.

Chi sceglie di rimanere, comunque, non dimostra un particolare attaccamento alla vita comunitaria: nel periodo di riferimento 2018-19, il tasso di partecipazione alle messe si è ridotto dal 9.3% al 9.1%, il numero dei battesimi celebrati è calato da 167.787 a 159.043, mentre matrimoni, cresime e prime comunioni sono diminuite, rispettivamente, del 10%, del 7% e del 3%.

Colpiti anche i protestanti

La crisi di fede non è limitata alla chiesa cattolica perché sta travolgendo ugualmente anche le chiese protestanti. Nel 2019, la Chiesa Protestante Tedesca ha registrato la fuga di 270mila fedeli, il 22% in più rispetto all’anno precedente, per un totale di 427mila persone in meno (includendo i decessi).

Numeri simili sono stati forniti dalla Chiesa Evangelica di Germania, che raggruppa 20 sigle del mondo protestante, i cui membri sono diminuiti da 21 milioni e 140mila a 20 milioni e 700mila, dal 2018 al 2019; un calo di 440mila unità.

Sebbene cattolici e protestanti continuino a rappresentare la maggioranza della popolazione, il 52.1%, la cristallizzazione di questa tendenza potrebbe condurre ad uno scenario di completa scristianizzazione nel prossimo futuro. Secondo un’analisi di scenario dell’università di Friburgo, demografia e secolarizzazione continueranno a lavorare in senso contrario ai tentativi di evangelizzazione delle chiese cristiane anche nei prossimi decenni. Entro il 2060 i cristiani tedeschi potrebbero dimezzarsi, passando dai circa 43 milioni attuali (divisi in 22 milioni e 600mila cattolici e 20 milioni e 700mila protestanti) a meno di 23 milioni.

Le ragioni della crisi

George Batzing, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, ha le idee chiare sui motivi alle origini della crisi del cattolicesimo e ha commentato nel seguente modo la pubblicazione del rapporto: “Certamente, i declini sono anche dovuti alla demografia, ma mostrano soprattutto che, nonostante le nostre azioni sociali e pastorali concrete, non riusciamo più a motivare un gran numero di persone [a partecipare] alla vita di chiesa. Trovo l’elevato numero di persone che abbandonano la chiesa particolarmente preoccupante […] perché mostra che l’alienazione fra i membri della chiesa e la vita di fede nella comunità ecclesiastica è diventata più forte”.

L’analisi di Batzing, però, è incompleta. L’emorragia di fedeli non si può spiegare in semplici termini demografici e di alienazione, vi sono almeno altri tre fattori determinanti ed ugualmente importanti: la questione fiscale, gli scandali coinvolgenti il clero, la competizione nel mercato delle fedi.

Il primo punto riguarda la tassa sul reddito che colpisce i membri ufficialmente registrati alla chiesa cattolica (e alle chiese protestanti). La tassa, che è obbligatoria, viene utilizzata per finanziare le attività sociali e pastorali delle diocesi e degli enti caritatevoli ad esse legati e, a seconda delle entrate del lavoratore, corrisponde all’8-9% del reddito. L’unico modo di evitare questa tassazione è di allontanarsi via ufficiale dalla chiesa, compilando un apposito modulo. Una volta avvenuto l’allontanamento, certificato e inoltrato alle autorità fiscali, l’ex cattolico (o l’ex protestante) cessa di essere tassato e non può più ricevere i sacramenti né avere un funerale con rito religioso.

I cattolici e i protestanti tedeschi, largamente secolarizzati, sono sempre più insofferenti verso la tassa e la ragione è piuttosto semplice: non partecipando alla vita comunitaria, e non credendo nei dogmi della chiesa di appartenenza, non vedono la logica di subire una tassazione “ascritta” e, perciò, procedono a liberarsene non appena possibile.

Vi sono, poi, i cattolici che scelgono di allontanarsi per via degli scandali che travolgono periodicamente la chiesa tedesca. La diocesi di Limburgo, dalla quale proviene Batzing, fra il 2018 ed il 2019 ha assistito inerte alla perdita via modulistica di 17.419 fedeli, confermandosi come una delle realtà più colpite del paese. Nel linguaggio mediatico, ecclesiastico e sociologico tedesco si parla di “effetto Tebartz” per comprendere il fenomeno che, pur essendo esteso su scala nazionale, attacca più diocesi che altre.

Verso la fine del 2013, Franz-Peter Tebartz-van Elst, l’allora vescovo di Limburgo, fu scoperto ad utilizzare impropriamente i fondi della chiesa, provenienti dalla tassazione ai fedeli, per effettuare viaggi internazionali in prima classe e sostenere uno stile di vita caratterizzato da lusso e sfarzo. Il simbolo delle contraddizioni del vescovo, noto per i sermoni sulla povertà e sulla frugalità, diventò il Centro Diocesano di San Nicola, un complesso residenziale per il clero, da lui commissionato per la cifra astronomica di 31 milioni di euro, all’interno del quale avrebbero dovuto essere presenti anche delle saune.

Ciò che accadde nelle fasi immediatamente successive allo scandalo fu un incremento esponenziale degli allontanamenti via modulistica dei fedeli. Nella sola Bavaria, fra settembre e ottobre dello stesso anno, 1.852 persone decisero di abbandonare la chiesa; ma la tendenza fu comune in tutto il paese che, nel 2014, registrò un numero record di abbandoni, 217.716, rimasto imbattuto fino allo scorso anno.

Il declino del cristianesimo e l’ascesa dell’islam

Infine vi è il fattore della competizione nel mercato delle fedi. L’incapacità della chiesa cattolica e delle chiese protestanti di fronteggiare la secolarizzazione e instillare disciplina all’interno delle proprie gerarchie è stata aggravata dall’entrata in scena di nuove religioni, come l’islam, che si stanno facendo spazio fra le macerie dell’ordine cristiano-centrico in rovina via proselitismo ed enfasi sulla dimensione spirituale della fede.

Secondo il Pew Research Center, fra il 2010 ed il 2016, i musulmani ufficialmente censiti sono aumentati da 3 milioni e 300mila a quasi 5 milioni, incrementando la propria esposizione percentuale sul totale della popolazione dal 4.1% al 6.1%. Anche in assenza di ondate migratorie da aree a composizione islamica, si prevede un aumento di tale percentuale all’8.7% entro il 2050, ossia 6 milioni di persone. In presenza di flussi migratori continui e regolari, come accaduto negli anni recenti, entro metà secolo i musulmani potrebbero invece rappresentare dal 10.8% al 19.7% della popolazione; in termini numerici si tratterebbe di una cifra compresa fra 8 milioni e 500mila e 17 milioni e 500mila di persone.

I tre scenari formulati dal Pew, per quanto verosimili, potrebbero presentare delle cifre sottostimate. Un rapporto della Conferenza Islamica Tedesca pubblicato nel 2012 sosteneva che, in quell’anno, i fedeli musulmani nel paese sarebbero stati il 7% della popolazione totale, ovvero 5 milioni e 600mila. I dati dell’ente potrebbero essere più realistici per un semplice motivo: non utilizzano come unico metro di rilevazione i censimenti e i dati sull’immigrazione, ma tengono in considerazione anche le conversioni.

Ogni anno, migliaia di tedeschi disincantati dal cristianesimo decidono di pronunciare la shahada, la testimonianza di fede con cui si formalizza l’adesione all’islam, e la loro esistenza è tanto palese per le organizzazioni islamiche che ignorata dalle autorità federali. Pur in assenza di cifre ufficiali sul fenomeno, si stima che i tedeschi rinati nell’islam possano essere più di 100mila.

Il futuro della Germania è post-cristiano

La trasformazione religiosa della Germania, la culla del protestantesimo e della rifioritura del cattolicesimo nel secondo dopoguerra, è una realtà di cui prendere atto. Numeri sui fedeli a parte, altrettanto eloquenti sono i dati sulle chiese che chiudono i battenti e sulle moschee che proliferano. Fra il 1996 ed il 2016, la Germania ha perduto più di 3mila parrocchie, scese da 13.329 a 10.280.

Quanto sta accadendo nella diocesi di Trier, nel sud-ovest del paese, è la fotografia migliore dell’attuale stato di salute del cattolicesimo tedesco: in assenza di fedeli e nuove ordinazioni, i vertici della diocesi hanno annunciato un taglio drastico delle parrocchie che, nei prossimi anni, dovrebbe ridursi da 900 a 35.

Mentre la realtà cristiana si restringe, fra emorragia di membri, calo di vocazioni al sacerdozio e chiese che chiudono, il panorama islamico si allarga. Anche in questo caso, numeri sui praticanti a parte, un quadro fedele della situazione può essere fornito volgendo lo sguardo sulla proliferazione delle moschee. Contrariamente alle controparti cattoliche e protestanti, i luoghi di culto islamici crescono e, nell’ultimo quarantennio, sono passati dall’essere virtualmente inesistenti ad una cifra compresa fra 2.600 e 2.700.

Sulla base della presenza o meno di immigrazione dai paesi musulmani, che fino ad oggi sono stati il principale bacino di reclutamento di manodopera per il mercato tedesco, e dando per duratura la tendenza della scristianizzazione, l’islam potrebbe aspirare a consolidare il proprio ruolo di terza grande religione del paese o a diventare la prima. In entrambi i casi, una cosa è certa: il futuro della Germania non appartiene al cristianesimo.





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