Lingue, tradizioni, costumi e credi religiosi assai diversi che convivono uno accanto all’altro per millenni. Questo è stato il Medio Oriente fino ad oggi, prima dell’avvento delle guerre umanitarie anglo-americane e del fanatismo islamista. Perché quella che sta avvenendo in Iraq, in Siria e altrove non è solo una tragedia umanitaria di proporzioni mai viste. Si rischia la scomparsa di un mondo, anzi di molti: quello delle minoranze yazide, cristiane ed altre – una prospettiva ormai prossima a una soluzione finale.

Sul tema delle minoranze in Iraq l’organizzazione londinese Minority Rights Group International ha da poco pubblicato un rapporto che dà un’immagine precisa di questa catastrofe. Il lavoro, realizzato insieme ad altre organizzazioni – Urepresented Nations and Peoples Organization, Institute for International Law and Human Rights, e No Peace Without Justice – illustra in modo impietoso i frutti dell’esportazione della democrazia nell’Iraq del dopo Bush.Fosse comuni, stupri, pulizia etnica, mutilazioni, uso di armi chimiche, tortura e schiavitù sessuale. Uno scenario da incubo, anche per chi è sopravvissuto agli orrori dell’epoca di Saddam Hussein. Responsabili, in primo luogo i miliziani dello Stato Islamico, macchiatisi di ogni tipo di efferatezze, ma non sono mancati crimini di guerra – riferisce il rapporto – anche da parte delle Forze di sicurezza irachene, delle Forze di mobilitazione popolare (coalizione a maggioranza sciita) e dei Peshmerga curdi.La situazione in Iraq è precipitata in particolare dopo la caduta di Mosul nel giugno 2014, quando i combattimenti fra forze irachene e l’Isis hanno investito aree a maggioranza cristiana, yazida, turkmena, shabak e kakai.Da parte delle minoranze, c’è oggi una totale sfiducia nella comunità internazionale, nel governo e nelle diverse autorità locali, cosa che spiega anche il mancato ritorno di profughi e sfollati interni – oltre tre milioni solo questi ultimi – nelle zone strappate all’Isis di recente.Per approfondire: Tra i cristiani iracheni rifiutati dall’Europa“Tredici anni di guerra hanno avuto conseguenze devastanti di lungo termine per la società irachena”, ha dichiarato Mark Lattimer, Direttore esecutivo di Minority Rights Group International. “L’impatto sulle minoranze è stato catastrofico. Saddam era terribile; la situazione da allora è peggiorata. Decine di migliaia di persone appartenenti a minoranze etniche e religiose sono state uccise e in milioni sono fuggiti per avere salva la vita”.Per quel che riguarda i cristiani, la situazione è particolarmente drammatica. Si è passati da 1,4 milione di cristiani, prima del 2003, a meno di 250.000 persone. Il rischio concreto, come denuncia anche il titolo del rapporto (No Way Home: Iraq’s Minorities on the Verge of Disappearance), è quello di una definitiva scomparsa di questa e delle altre minoranze dal Paese.Siamo sull’orlo di un baratro. Aldilà dei pianti rituali – e spesso ipocriti – per le belle colonne di Palmira, appare evidente come alla comunità internazionale importi poco o nulla dei genocidi in corso in Medio Oriente. A farne le spese sono in primo luogo le minoranze, parti più fragili della società, vittime predilette di miliziani e fanatici.Siriano e iracheno non sono mai stati sinonimo tout court di musulmano e arabo. O almeno, è stato così fino ad oggi.

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