È una storia che assomiglia molto da vicino ad un romanzo, ad un vero racconto ambientato nei palazzi del potere di due tra i più importanti paesi africani, dove politica e cronaca rosa sembrano procedere di pari passo; questa storia ha due donne come protagoniste, le quali a loro volta hanno in comune il fatto di essere le consorti di due capi di governo: da un lato vi è la moglie di Mugabe, Grace, dall’altro l’ex moglie di Jacob Zuma, Nkosazana Dlamini. Contesti diversi, paesi molto differenti, ma un comune incredibile destino: entrambe designate leader al posto dei mariti, entrambe però perdenti e sconfitte nel giro di poco meno di un mese; il 2017 doveva essere il loro anno della consacrazione, con Grace Mugabe pronta a prendere il timone dello Zimbabwe dopo i 37 anni di governo del marito e, dall’altro lato, Nkosazana Dlamini designata leader dell’ANC dall’ex consorte, Jacob Zuma, in Sudafrica e quindi papabile successore anche nel palazzo presidenziale di Pretoria.

La fine dell’era Zuma in Sudafrica

Il Sudafrica, dopo la fine dell’Apartheid, è stato retto dall’African National Congress (ANC): si tratta della formazione fondata da Nelson Mandela e che ha permesso al simbolo della lotta sudafricana di essere presidente tra il 1994 ed il 1999; ma anche dopo il ritiro di Madiba dalle scene politiche, l’ANC ha continuato ad essere il principale partito del paese fino ad assumere quasi il ruolo di formazione guida del Sudafrica. Nel 2007 alla presidenza del partito è arrivato Jacob Zuma; grazie a tale incarico, nel maggio del 2009 il nuovo leader ha potuto assumere la Presidenza della Repubblica: il ruolo di capo di Stato infatti, tradizionalmente in Sudafrica è sempre spettato al numero uno del partito più votato. Dopo esattamente dieci anni, l’era di Zuma alla guida dell’ANC è terminata lo scorso 18 dicembre, quando nel congresso svolto a Soweto il partito ha designato Cyril Ramaphosa quale nuovo leader; con molta probabilità sarà lui ad ereditare la presidenza nel 2019, anno delle prossime elezioni.





Nonostante il calo di consensi ed una situazione economica disastrosa, con disoccupazione e povertà come vere protagoniste indesiderate del Sudafrica di oggi, l’ANC dovrebbe comunque mantenere il controllo del futuro parlamento; di certo però, la nuova leadership non è quella voluta dal presidente uscente Jacob Zuma: è stato infatti proprio lui ad indicare, quale nuovo numero uno del partito e quindi quale anche suo successore alla presidenza, l’ex moglie Nkosazana Dlamini. La vita privata di Zuma è molto tribolata: anche se la legge vieta la poligamia, l’attuale capo di Stato sudafricano dichiara apertamente di essere sposato con tre mogli, mentre con una quarta ha divorziato nel 1998 ed un’altra si è suicidata nel 2000. Il suo primo matrimonio risale al 1973 ed è attualmente valido, le altre consorti sono arrivate negli anni successivi; tra di esse, per l’appunto, vi è Nkosazana Dlamini: i due si conoscono da tempo, nel 1998 è però arrivato il divorzio anche se i rapporti non sono mai del tutto finiti, almeno da un punto di vista politico.

L’ex moglie è stata infatti Ministro degli Esteri, Ministro della Salute e Segretaria dell’Unione Africana; all’interno dell’ANC, è stata tra le principali sostenitrici di Zuma durante gli anni della sua scalata alla presidenza. La staffetta tra i due era uno dei piani architettati dal presidente uscente per la sua successione; il piano è fallito per l’appunto quando il partito, come sopra accennato, ha scelto l’ex leader sindacalista e uomo d’affari Cyril Ramaphosa.

Le analogie tra Grace Mugabe e Nkosazana Dlamini

Pur se anch’essa non priva di colpi di scena, la vita privata di Robert Mugabe in confronto a quella di Zuma appare decisamente più ‘tranquilla’: l’ex presidente dello Zimbabwe ha avuto un unico grande amore che corrisponde alla prima moglie Sally, attivista politica ghanese, con la quale è stato sposato dal 1963 fino alla morte della consorte avvenuta nel 1992; pur tuttavia, sul finire degli anni 80 Mugabe ha conosciuto una giovane donna che aveva da poco iniziato a lavorare come segretaria negli uffici governativi e, da lì, è iniziata una relazione inizialmente tenuta nascosta a livello pubblico. La ragazza in questione era per l’appunto Grace, sposata anch’essa e di 41 anni più giovane; la loro primogenita è nata nel 1990 quando i due erano semplicemente amanti: dopo la morte di Sally, l’ex presidente dello Zimbabwe ha sposato l’ex segretaria nel 1996 e pochi mesi fa aveva designato la consorte quale successore alla guida del paese.  

Grace Mugabe e Nkosazana Dlamini hanno pagato sia l’impopolarità dei mariti che le modalità con le quali, dai palazzi presidenziali di Harare e Pretoria, si è arrivati alla scelta dei successori; se in Zimbabwe è stato l’esercito a bloccare i piani di Mugabe, detronizzando l’ex uomo forte del paese con un incruento colpo di Stato, in Sudafrica sono stati i delegati dell’ANC a rifiutare la proposta di candidatura dell’ex consorte di Zuma. Due vite e due paesi diversi dunque, ma due storie incredibilmente vicine e somiglianti: nel giro di poche settimane, entrambe le consorti sono state spodestate dal ruolo di successori dei rispettivi mariti; lo Zimbabwe ed il Sudafrica, pur confermando persone vicine ai presidenti uscenti, hanno però preferito non trasformare l’amministrazione di governo in un affare di famiglia.

Adesso per i nuovi leader che hanno detronizzato prima del tempo Grace e Dlamini, arriva però il difficile: da un lato lo Zimbabwe, paese stretto tra disoccupazione e povertà e con una prospettiva futura tutta da riscrivere, dall’altro il Sudafrica il quale, pur mantenendo il rango di principale potenza africana ed economia più solida del continente nero, sta soffrendo una condizione sociale contrassegnata da un sempre maggiore divario tra ricchi e poveri, con una corruzione diventata pressoché strutturale e con un mandato di Zuma contrassegnato nella sua seconda parte da scandali ed inchieste.

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