“Ci sono milioni di persone negli Stati Uniti. Perché dobbiamo scegliere qualcuno che ha attaccato Joe?” si chiedeva Jill Biden secondo un libro uscito l’anno scorso a proposito della scelta del marito di nominare Kamala Harris come vicepresidente. L’ex procuratrice della California aveva accusato durante la campagna elettorale il futuro presidente di non aver combattuto la segregazione degli studenti neri negli anni Settanta. Considerate le performance della prima donna indo americana ad ottenere un incarico così in vista a Washington, la domanda della first lady potrebbe essere oggi declinata con un “perché confermarla per un secondo mandato?”.
La Harris sin qui non ha infatti conseguito risultati particolarmente rilevanti. C’è chi ricorda che quello del vicepresidente è spesso ritenuto come un incarico di grande rappresentanza e poca sostanza ma è pur sempre definito come un ruolo “ad un battito di cuore dalla Casa Bianca”. A conferma di quanto sia delicata questa posizione e alla luce delle preoccupazioni sollevate dall’età avanzata di Joe Biden, qualche giorno fa in un’intervista alla Cbs News è stato chiesto alla vice se sarebbe pronta a diventare il nuovo commander in chief. Anche i candidati repubblicani hanno messo in guardia sulla possibilità che gli elettori eleggano un presidente per poi trovarsene un altro nello Studio Ovale.
Nell’analisi pubblicata dalla Cnn alla fine del 2021 – e ancora valida – comparivano termini come esasperazione, disfunzionalità e mancanza di obiettivi per descrivere l’operato della Harris. Gli incarichi che le aveva assegnato Biden erano spesso complicati, come nel caso della lotta all’immigrazione clandestina, ma toccavano temi sui quali il partito democratico aveva l’occasione di motivare la sua base e di distinguersi dalle posizioni dei repubblicani. Nel corso di una sua visita in Guatemala la vicepresidente esortò i potenziali migranti a non venire negli Stati Uniti. La dichiarazione le guadagnò l’ostilità di una parte della sinistra che, dopo gli anni di Donald Trump, aveva riposto tante speranze nell’elezione di una donna ed esponente di una minoranza.
Da quel momento in poi la Harris sembra aver accettato di fatto un ridimensionamento della sua agenda politica e non sono mancate le voci di tensione con il gruppo di lavoro del presidente. Si è quindi rassegnata a mantenere un basso profilo limitandosi a rappresentare Biden all’estero, evitando gaffes imbarazzanti e facendo campagna per i diritti civili e a favore dell’aborto.
In controtendenza a quanto visto nei primi anni della presente amministrazione, nel recente passato i numeri due hanno visto crescere il loro peso a Washington. Al Gore, dopo aver perso le elezioni del 2000, è diventato un simbolo della lotta al cambiamento climatico vincendo anche un premio nobel per il suo impegno per la causa ambientalista. Sull’influenza “oscura” di Dick Cheney, soprannominato Darth Fener, su George W. Bush e sulla sua capacità di convincere il presidente ad invadere l’Iraq sono stati scritti dozzine di libri. Biden stesso è stato un vicepresidente che ha usato il periodo alla Casa Bianca come anticamera per la sua attuale posizione. Mike Pence ha fatto spesso da contraltare a Trump inimicandoselo quando gli negò l’appoggio per contestare la vittoria legittima dello sfidante democratico.
Nell’articolo appena pubblicato dal Washington Post in cui David Ignatius invita Biden e la sua vice a non ricandidarsi, il commentatore si sofferma sull’impopolarità della Harris citando un sondaggio secondo il quale il suo gradimento sarebbe al 39.5%, inferiore persino a quello del presidente. Come piano di riserva il giornalista suggerisce di sostituire la numero due con una figura più forte come il sindaco di Los Angeles Karen Bass o il Segretario al commercio Gina Raimondo. Sino ad ora l’attuale inquilino della Casa Bianca ha sempre manifestato il suo appoggio all’ex procuratrice della California. La pressione sulla sua campagna elettorale è però destinata ad aumentare e il “vecchio Joe” potrebbe decidere di puntare su una nuova running mate pur di salvare la sua rielezione.