Nella penisola del Tajmyr, estremo settentrione della Russia, sono iniziati i lavori all’interno del più grande cantiere a cielo aperto nella storia di Siberia ed Estremo Oriente (Сибирь и Дальний Восток). Le gru saranno in movimento fino al 2035, data di fine lavori provvisoria, e costruiranno nuove città, fabbriche, strade e corridoi di comunicazione, e lavoreranno allo sviluppo dei ricchi ma ancora inviolati giacimenti di petrolio e gas del Tajmyr.

Il progetto, il più ambizioso e costoso mai formulato da Cremlino e grandi corporazioni, è stato ribattezzato Vostok e si inserisce nell’ambito della grande strategia per l’Artico recentemente pubblicata da Mosca che, negli ultimi mesi, ha condotto all’implementazione di politiche per il ripopolamento, per l’attrazione degli investimenti stranieri e per lo sviluppo della rete internet, e alla militarizzazione dei punti-chiave della cosiddetta rotta del mare del Nord (Се́верный морско́й путь).

Il progetto, in che cosa consiste

L’inizio dei lavori è stato annunciato il 25 novembre da Igor Sechin, l’amministratore delegato di Rosneft, il gigante russo del settore petrolifero. I cantieri saranno aperti fino al 2035 e saranno spalmati sull’intera penisola del Tajmyr; un luogo che, nei piani di Sechin, dovrebbe diventare la “nuova provincia del petrolio e del gas”.

Vostok è stato definito la “pietra angolare” dell’agenda russa per l’Artico, e i numeri che lo caratterizzano aiutano a capire le ragioni di tale appellativo: l’intero progetto avrà un costo stimato di 10mila miliardi di rubli (111 miliardi di dollari statunitensi), impiegherà direttamente 400mila operai nei cantieri e creerà almeno 130mila posti di lavoro permanenti.

Questa massa enorme di lavoratori lavorerà ad un lungo elenco di progetti, tra i quali due aeroporti, quindici città industriali, un porto e un oleodotto di 770 chilometri. Centri abitati e infrastrutture saranno utili a soddisfare due obiettivi: il primo è di breve termine ed è lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio, gas, minerali e metalli preziosi contenuti nel sottosuolo del Tajmyr; il secondo è di medio-lungo termine ed è la fioritura di una regione che rivestirà un ruolo pivotale nella rotta del mare del Nord e che, perciò, non può continuare ad essere né disabitata né sottosviluppata.

Quale sarà l’impatto?

La mappatura del sottosuolo del Tajmyr non è ancora completa, ma vi sono due motivi solidi alla base del successo di Rosneft, che, dopo un anno di pressioni lobbistiche, ha convinto il Cremlino ad avallare un progetto di natura titanica quale è Vostok: il primo è che nella penisola si troverebbero riserve petrolifere traducibili in almeno cinque miliardi di barili; il secondo è che il Tajmyr rappresenta la testa di ponte ideale per l’esplorazione dell’Artico profondo, le cui profondità potrebbero garantire l’estrazione di almeno 100 milioni di tonnellate di petrolio l’anno a tempo indefinito e l’accesso a 47 trilioni di metri cubici di gas.

Per capire la centralità del secondo motivo nei calcoli di Rosneft e del Cremlino è essenziale procedere ad una ricostruzione del quadro attuale della situazione. I giacimenti di petrolio attualmente a disposizione di Mosca vanno gradualmente esaurendosi e vi è la necessità impellente di trovarne di nuovi; nel 2021, infatti, verrà raggiunto l’apogeo estrattivo (circa 570 milioni di tonnellate), dopo di che, a meno di nuove scoperte, inizierà un lento ed inesorabile declino. Nel 2035, secondo alcune stime rese pubbliche dall’ex ministro dell’energia Alexander Novak, le estrazioni potrebbero quasi dimezzarsi e scendere a quota 310 milioni di tonnellate.

Tradurre la riduzione delle tonnellate in termini monetari equivale a dire che, fra il 2021 e il 2035, il bilancio statale perderebbe 4.6 triliardi di rubli su base annua a causa di tasse mancate e investimenti smarriti. L’impatto sull’economia nazionale sarebbe profondissimo e l’intero modello potrebbe collassare su stesso, conducendo la Russia a degli scenari di sovietica memoria.

Il Tajmyr, però, non è soltanto petrolio; è anche gas, metalli preziosi e risorse minerarie. Sarà in questa penisola che, secondo Sochin, “si determineranno il posto e il ruolo del Paese nel mondo”. Portare a termine Vostok è, quindi, più che importante, è fondamentale; perciò Rosneft ha convinto il governo russo ad approvare una legge ad hoc per l’attrazione degli investimenti stranieri e a partecipare alla ripartizione dei costi.

Il progetto è ciclopico, come lo saranno anche i suoi probabili riflessi nell’economia nazionale ed internazionale, perciò stanno giungendo i primi investitori: Trafigura, una multinazionale con sede a Singapore, ha rilevato il 10% di Vostok, e una firma indiana, il cui nome non è stato diffuso, è in trattative per acquistare delle partecipazioni.

Prendere parte ai lavori nel Tajmyr, infatti, equivale a pre-acquistare un posto in prima fila per un altro spettacolo: la rotta del mare del Nord. I traffici commerciali stanno aumentando di anno in anno, favoriti dal ritiro dei ghiacci artici, ed entro il 2024 si stima che potrebbero transitare dalla suscritta rotta almeno trenta milioni di tonnellate di merci.





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