Dal 28 agosto al 2 settembre prossimo il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il sottosegretario del ministero dello Sviluppo Economico (Mise) Michele Geraci si recheranno in Cina per svolgere due importanti missioni parallele destinate a sviluppare le relazioni tra Roma e Pechino in una fase cruciale per il loro futuro.

Quella italo-cinese è una relazione consolidata, un ponte tra Occidente e Oriente che negli anni a venire avrĂ  la possibilitĂ  di essere rafforzata con importanti puntelli di natura economica: da tempo i Paesi europei mostrano grande cautela nel relazionarsi con i grandi progetti di Pechino, specie la tanto discussa Nuova via della seta, ma nel governo guidato da Giuseppe Conte non mancano le persone giuste a cui affidare il delicato dossier Cina. A Geraci e Tria, ben conosciuti negli ambienti di Pechino e fluenti nel parlare il mandarino, si aggiunge infatti anche Paolo Savona, che da decenni studia il decollo e il consolidamento economico dell’Impero di Mezzo.





La nuova task force del Mise con vista sulla Cina

Il 20 agosto scorso il Mise guidato da Luigi Di Maio ha annunciato la creazione della Task Force Cina, “un meccanismo operativo di lavoro, cooperazione e dialogo fra Governo, associazioni di categoria e societĂ  civile, volto all’elaborazione di una nuova strategia nazionale di sistema, destinata a rafforzare le relazioni economiche e commerciali con la Cina”, come si legge sul sito del dicastero.

Geraci, che ha insegnato per anni discipline finanziarie in tre diverse universitĂ  cinesi, sarĂ  il vertice della struttura di coordinamento e ha invocato un approccio sistemico nelle relazioni con Pechino, sottolineando come la Cina, “che ha lanciato il suo ambizioso programma di avanzamento tecnologico Made in China 2025 e che ha un immenso mercato interno sempre piĂą desideroso di beni di qualitĂ , presenta per l’Italia sia dei rischi (in quanto sempre piĂą concorrente diretto nel comparto manifatturiero), ma anche delle imperdibili opportunitĂ , sia sul piano dell’incremento del nostro export sia per quanto riguarda l’attrazione degli investimenti: è giunto il momento per l’Italia di cogliere queste opportunitĂ  e cavalcare l’onda cinese, invece di lasciarci travolgere da essa”.

In questo contesto si inserisce il grande obiettivo del viaggio di Geraci nell’Impero di Mezzo: magnetizzare investimenti in Italia, per esempio (e soprattutto) sul settore delle infrastrutture, che necessitano di un’iniezione enorme di capitali come dimostrato dai recenti fatti di Genova. Centrale nelle discussioni sarĂ  sicuramente il tema del porto di Trieste, la cui amministrazione da tempo auspica l’apertura a Pechino che potrebbe trasformare il capoluogo giuliano in un importante hub commerciale di caratura globale. All’importante viaggio di Geraci si sovrapporrĂ  l’altrettanto delicata missione di Tria, che incontrerĂ  le sue controparti ufficiali cinesi per discutere dell’intervento di Pechino a sostegno del debito pubblico italiano.

Il ruolo della Cina in Italia e la missione di Tria

Primo punto all’ordine del giorno nei colloqui di Tria con i principali esponenti della politica e dell’economia cinese sarĂ  la possibilitĂ  che Pechino acquisti quote di debito pubblico italiano dopo la fine del quantitative easing, permettendo che esso rimanga in condizioni stabili e che il sistema Paese non manchi delle risorse volte a impostare politiche espansive.

Come dichiarato da Carlo Pelanda a Formiche, “in questo momento nel mercato globale si sta riducendo la liquiditĂ  perchĂ© le banche centrali, a parte quella giapponese, stanno man mano riducendo la massa di liquiditĂ  che era servita negli anni passati a comprare titoli di debito. In piĂą c’è una fuga dei capitali verso il dollaro e una percezione dei rischi piuttosto elevata per l’Italia. Questo potrebbe portare a ridurre la platea di compratori di debito italiano”, e a rendere auspicabile un intervento cinese che, in ogni caso, Roma dovrebbe monitorare con cautela.

Numerosi Paesi, infatti, stanno precipitando nella cosiddetta “trappola del debito“, faticando a ripagare l’intervento economico cinese. Non dovrebbe essere questo il caso dell’Italia, che però dovrĂ  essere in grado di mediare il suo oggettivo interesse nazionale, che porterebbe ad auspicare un’apertura crescente ai traffici verso Oriente, con i reali rapporti di forza delineati, in particolare, dal recente viaggio di Conte a Washington.

Sempre su Formiche si legge: “L’idea che la Cina possa aumentare l’esposizione verso il nostro debito (creando dunque una domanda che contribuisca a tenere sotto controllo il livello dei tassi) costituisce una prospettiva che risponde a una logica economica condivisibile ma, oltre una certa misura, rischiosa sotto il profilo degli equilibri politici internazionali (specie verso gli Usa), e decisamente non auspicabile per la sicurezza delle nostre infrastrutture strategiche”.

Conte deve incontrare al piĂą presto Xi Jinping

Per approfondire tali sinergie e smussare le problematiche poste in evidenza serve, in ogni caso, un incontro ufficiale ad alti livelli: solo la figura del presidente del Consiglio Giuseppe Conte può avere il peso istituzionale necessario per dare profonditĂ  alla nuova politica cinese dell’Italia. E da questo punto di vista c’è da ritenere che  Xi Jinping avrebbe sicuramente interesse a parlare personalmente con il nuovo leader di Roma, dando continuitĂ  agli ottimi rapporti interpersonali che l’hanno unito a Sergio Mattarella, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni.

Allo stato attuale delle cose, il primo vertice in cui Conte e Xi presenzieranno congiuntamente sarĂ  il G20 di Buenos Aires di fine novembre. A quella data, dopo la visita alla Casa Bianca, da ospite di Donald Trump, Conte sarĂ  reduce anche dal viaggio in Russia alla corte di Vladimir Putin, ove giungerĂ  il 24 ottobre prossimo. A tanta sollecitudine verso Stati Uniti e Russia non è corrisposto, per ora, altrettanto zelo in direzione di Pechino. Ma l’Italia può e deve approfondire la dialettica bilaterale con un attore sempre piĂą influente nella geopolitica e nella geoeconomia planetaria. Per dimostrare alla Cina di essere interessata a progetti d’ampio respiro e ribadire la sua autonomia decisionale. Tria e Geraci dovranno sondare il terreno per future, importanti missioni.

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