L’arrivo di due bombardieri strategici russi in Venezuela ha scatenato la dura risposta di Washington affidata alle parole del Segretario di Stato Mike Pompeo.
Lunedì 10 dicembre una coppia di Tupolev Tu-160, “Blackjack” in codice Nato, è atterrata all’aeroporto Simon Bolivar di Carcas, per una visita di cortesia nel quadro dell’amicizia che lega il Venezuela alla Russia.
I due velivoli, accompagnati da un Antonov An-124 Ruslan e da un Ilyushin Il-62 che hanno trasportato equipaggiamento, ricambi e personale diplomatico per la missione nel Paese sudamericano, sono di stanza presso la base di Engels, nei pressi della città di Saratov nella Russia meridionale.
I Tu-160 fanno parte degli 11 rimasti operativi degli originari 17 in forza alla VVS e sono decollati dalla base di Olenya nella penisola di Kola. Dopo un volo di 10mila chilometri che li ha portati ad attraversare tutto l’Atlantico del Nord i due velivoli in forza al 121esimo Reggimento da Bombardamento Pesante delle Guardie sono atterrati nella capitale venezuelana. Durante la fase iniziale della rotta che ha lambito lo spazio aereo della Norvegia i bombardieri sono stati scortati da una coppia di F-16 norvegesi che li hanno accompagnati anche ben oltre i propri confini. Il passaggio dei Tupolev vicino alla Scozia ha infatti causato il decollo su allarme di una coppia di Typhoon della Raf, come riporta The Aviationist, che però non hanno intercettato i bombardieri essendo già sotto scorta norvegese.
Come si legge nel comunicato ufficiale del Ministero della Difesa russo, gli equipaggi ed il personale diplomatico sono stati accolti dal generale Vladimir Padrino Lopez, attuale ministro della Difesa venezuelano, e dal personale dell’ambasciata russa in Venezuela.
Le ire di Washington
Dura e alquanto piccata è stata la reazione di Washington alla notizia: il Segretario di Stato, Mike Pompeo, ha infatti affermato, come riportato anche dalla Tass, che “il popolo venezuelano e russo dovrebbero vedere questo per quello che è: due governi corrotti che sperperano soldi pubblici e reprimono le libertà mentre il loro popolo soffre”.
Altrettanto dura è stata la risposta di Mosca alle accuse americane. Il portavoce della presidenza, Dmitry Peskov, ha infatti dichiarato che le parole di Pompeo sono state senza dubbio inappropriate e del tutto non diplomatiche. Peskov ha poi rincarato la dose sottolineando come l’ipocrisia di Pompeo sia evidenziata dal fatto che la metà del bilancio che gli Stati Uniti stanziano per la Difesa basterebbe a sfamare l’intero continente africano.
Un segnale per Washington
La visita dei bombardieri, ma ancora più quella del personale diplomatico russo giunto in Venezuela, è senza dubbio un forte e chiaro segnale per Washington che Mosca non intende abbandonare il Paese sudamericano nella mani di Washington e dei suoi alleati, come potrebbe essere il Brasile del neoeletto Bolsonaro.
L’arrivo dei bombardieri russi capita infatti a meno di una settimana dalla visita di tre giorni a Mosca del Presidente Maduro e segna lo stringersi ulteriore dei legami tra i due Paesi che da sempre hanno intessuto rapporti.
Non è infatti la prima volta che la VVS dispiega velivoli di questo tipo in Venezuela: già nel 2003 e nel 2008 i Tu-160 avevano fatto capolino in quel di Caracas.
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Ora però l’azione ha una valenza fortemente diplomatica e non solo nel quadro della situazione del Paese sudamericano, alle prese con il periodo forse più nero della sua storia per colpa di una inflazione stratosferica e quindi con tutti i problemi di sussistenza che ne derivano, ma anche sul piano globale, con i sempre maggiori attriti tra Stati Uniti e Russia per la questione della Crimea.
All’inizio di questo mese, e proprio in concomitanza della visita di Maduro a Mosca, proprio Pompeo lo descrisse come un despota irresponsabile che sta conducendo il suo Paese verso la rovina e che, pertanto “deve andarsene”.
Parole che non sono passate inascoltate al Cremlino che ha quasi immediatamente risposto inviando una missione diplomatica importate in Venezuela – due bombardieri nucleari sono ambasciatori di tutto rispetto – insieme ad un accordo commerciale per sostenere l’economia venezuelana del valore di 6 miliardi di dollari.
La partita in Venezuela quindi è ancora lungi dall’essere chiusa e Maduro potrebbe pertanto vedere prolungato il suo potere proprio grazie all’aiuto di Mosca, che molto cinicamente ma molto intelligentemente sfrutta ogni possibile spiraglio per contrastare l’egemonia americana ovunque nel mondo.