Il Venezuela ha accumulato pesanti debiti nei confronti di Cina e Russia; debiti che nascono da lontano, ai tempi di Hugo Chavez, ma anche debiti freschi, sottoscritti per supplire alla crisi economica in cui è finita Caracas. Pechino e Mosca sono stati e sono i principali partner del governo venezuelano, per loro un interessante aggancio geopolitico situato nel cosiddetto “cortile di casa degli Stati Uniti” e a pochi passi dal confine americano. Certo, per tanti anni anche l’ideologia socialista ha accomunato Venezuela, Russia e Cina, ma gli attuali Xi Jinping e Vladimir Putin hanno altro a cui pensare che non superati pensieri sulla concezione del mondo. Xi ha individuato nel Venezuela la crepa ideale per fare breccia nell’America Latina con la Nuova Via della Seta, il progetto infrastrutturale che intende legare commercialmente la Cina a gran parte del resto del mondo; Putin, non interessato alle risorse petrolifere come il Dragone, considera Caracas il terreno ideale in cui piantare le radici per infastidire Washington e contenere l’influenza statunitense.

Cina e Russia in Venezuela

Cina e Russia, in Venezuela, hanno interessi contrapposti ma entrambi vogliono riscuotere i crediti che hanno accumulato con questo paese. Maduro è l’unica loro garanzia di riuscita, perché è l’attuale presidente venezuelano ad aver sottoscritto i debiti più recenti e il solo in grado, magari da qui ai prossimi decenni, di restituire il denaro mancante. Xi e Putin guardano a Guaidò con sospetto, sia perché temono che il principale oppositore di Maduro sia controllato da potenze occidentali, sia, soprattutto, che il nuovo eroe del popolo possa rifiutarsi di saldare i debiti con Pechino e Mosca. Secondo quanto riportato da Reuters, che cita come fonte un consigliere dell’opposizione venezuelana, qualora Maduro decidesse di lasciare il potere, i prestiti concessi da Russia e Cina al Venezuela sarebbero ristrutturati ricorrendo al Club di Parigi. Quest’ultimo è un gruppo informale di organizzazioni finanziarie incaricate di procedere a una rinegoziazione del debito pubblico bilaterale dei Paesi del Sud del mondo; ne fanno parte le organizzazioni dei 22 Paesi più ricchi al mondo.

La rassicurazione di Guaidò a Xi e Putin

Il messaggio degli uomini di Guaidò a Xi e Putin è chiaro e suona più o meno così: smettetela di sostenere Maduro solo per la questione dei debiti, perché se Guaidò dovesse prendere il potere riavrete comunque indietro ciò che vi spetta. Una rassicurazione che arriva per bocca di Ricardo Hausmann, il rappresentante del leader dell’opposizione presso la Inter-American Development Band (Iadb), il quale ha aggiunto che la squadra di Guaidò non ha ancora determinato come potrebbero essere ristrutturati i prestiti solo perché una simile prassi è solita svolgersi sotto gli auspici del gruppo dei creditori del Club di Parigi. “È per questo motivo – ha concluso Hausmann – che non abbiamo ancora fornito le linee guida in merito alla vicenda”. I consulenti di Guaidò hanno tuttavia pubblicato un piano che promuove la parità di trattamento dei creditori durante l’eventuale processo di ristrutturazione dei circa 200 miliardi di dollari di debito complessivi che gravano sul Venezuela.

Il debito di Caracas con Pechino e Mosca

Tornando a Russia e Cina, dobbiamo ricordare che il Venezuela ha goduto del loro aiuto economico e politico e ne gode tutt’ora. Dagli anni Duemila a oggi Pechino ha prestato a Caracas circa 70 miliardi di dollari, gran parte del quale (più o meno una ventina di miliardi) non ancora restituito; non potendo saldare il conto, Maduro ha concesso al Dragone i gioielli di famiglia del Venezuela, fra cui pozzi petroliferi e compagnie varie, ma tanto altro deve essere ancora fatto per azzerare i debiti. Diversa la situazione della Russia; Mosca deve riavere più o meno 4 miliardi di dollari, frutto di un prestito del 2011 già ristrutturato due volte con tanto di aggravio di interessi di un miliardo di dollari. I mercenari inviati da Putin a Caracas hanno un obiettivo preciso: assicurare la vita di Maduro, che per Cina e Russia vale quasi 30 miliardi di dollari.

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