Il devastante passaggio dell’uragano Harvey sulle coste del Texas e della Louisiana ha provocato una serie di danni estremamente considerevoli, di portata tanto ampia da mettere in ginocchio l’area urbana di Houston, la quarta più popolosa degli Stati Uniti d’America: oltre alla pesante conta di 70 morti, infatti, Harvey ha causato un vero e proprio disastro in termini economici, provocando col suo passaggio danni quantificati come sicuramente superiore ai 70 miliardi di dollari al patrimonio infrastrutturale, urbano ed economico del Texas e della Louisiana. 

Lo scenario che gli analisti tendono a considerare nello studio degli effetti di Harvey è quello, devastante, che si profilava di fronte alle forze di soccorso dopo lo sconvolgimento causato a New Orleans dall’uragano Katrina nel 2005: il passaggio di Katrina, che attirò ben 71 miliardi di fondi federali per la ricostruzione, provocò il vasto allagamento di un’area urbana densamente popolata in una proporzione simile a quella conosciuta negli scorsi giorni da Houston, sebbene il principale centro del Texas abbia pagato un tributo umano largamente inferiore a quello imposto a New Orleans dalla tempesta dello scorso decennio, che uccise 971 persone nella sola Louisiana. Nel caso di Houston, la stima dei tempi per la ricostruzione e la ripresa economica, nonché la quantificazione complessiva del conto finale dei danni, è subordinata a un dato di primaria importanza: i cittadini che hanno subito il maggior numero di danni dal passaggio di Harvey appartengono, come riportato dal Guardianalle fasce della popolazione dotate dei livelli inferiori di reddito e sprovviste, in larga misura, di assicurazioni contro i disastri naturali. Ciò, unito alle difficoltà logistiche provocate dall’inondazione delle principali arterie stradali dell’area urbana di Houston che le renderà inagibili per diverse settimane, rischia di portare a una consistente lievitazione dell’esborso necessario a completare la ricostruzione, stimato con ogni probabilità come destinato a sfondare il tetto dei 100 miliardi di dollari.

Il tema della ricostruzione post-Harvey si innesta sul dibattito politico in atto a Washington sul finanziamento per il budget federale del 2018 e sulla necessità di alzare la soglia del debito pubblico in modo tale da evitare lo shut-down dell’attività governativa. Con un’inaspettata apertura che fa seguito a mesi di feroce contrapposizione, il Presidente Donald J. Trump ha approvato una mozione proposta dal Partito Democratico a un pacchetto di aiuti da 15 miliardi di dollari, convalidata dalla Camera dei Rappresentanti nella giornata di venerdì 8 settembre.

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La decisione di Trump ha scavalcato l’opposizione delle frange più conservatrici del Partito Repubblicano, contrarie a legare il tema della ricostruzione del Texas e della Louisiana al necessario aumento del livello di sostenibilità del debito: non è un caso, infatti, che la mozione a favore degli aiuti straordinari abbia conosciuto una rilevante opposizione, passando con 316 voti favorevoli e 90 contrari, completamente impersonificata dai Congressmen repubblicani più tenaci. Come riportato dal New York Timesla tempestiva risposta delle istituzioni ad Harvey è stata facilitata dal primo, serio incontro tra il Presidente e il Partito Democratico, nonché dalla prima mediazione andata a buon fine della nuova amministrazione. Su Harvey si è inoltre segnalata una netta frattura tra Trump e l’ala più radicalmente conservatrice del Grand Old Party; l’intesa sull’emergenza renderà sicuramente meno aspre le contestazioni interpartitiche in vista dell’imminente dibattito sul budget federale, ma contribuirà ad acuire le tensioni interne alla maggioranza congressuale repubblicana. In ogni caso, i giochi politici passano in secondo piano di fronte all’entità dell’opera che si prospetta necessaria per rimettere in piedi Houston e le regioni limitrofe, e diventano ulteriormente irrilevanti se si considera come, molto presto, al conto salatissimo di Harvey potrebbe aggiungersi l’ulteriore batosta imposta dal passaggio di Irma sulla Florida

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