Dal gasdotto North Stream 2 al ritiro dei soldati americani dal territorio tedesco, dai contributi al bilancio della Nato alle relazioni con la Cina: tanti sono i punti di scontro che mettono di fronte Stati Uniti e Germania. L’ultimo casus belli tra Donald Trump e Angela Merkel riguarda l’Organizzazione mondiale della sanità. O meglio il ruolo di Paese guida all’interno dell’Oms e, indirettamente, nel palcoscenico della sanità mondiale.
Per capire meglio il contenzioso è necessario fare qualche passo indietro. Da quando Trump ha deciso di ritirare gli Usa dall’istituto con sede a Ginevra, nei primi giorni di luglio, si sono aperti mille interrogativi sul futuro dell’Oms. Il motivo è semplice. Il bilancio annuale dell’Oms si aggira intorno ai 6 miliardi di dollari. Soldi, questi, che provengono dai Paesi membri di tutto il globo. Il problema è che nel 2019 gli Stati Uniti hanno contribuito alla causa versando oltre 400 milioni di dollari, ovvero il 15% dei finanziamenti complessivi.
Calcolatrice alla mano, la ritirata di Washington lascerebbe l’organizzazione guidata da Tedros Adhanom Ghebreyesus con un grosso buco di bilancio da riempire. Donald Trump ha più volte accusato l’Oms di essere filo cinese e di avere enormi responsabilità tanto nella “cattiva gestione” della pandemia di Covid quanto nell'”insabbiamento della diffusione del coronvirus”. È così che alla fine siamo arrivati alla rottura, anche se, dato l’obbligo di preavviso di un anno, il ritiro americano scatterà soltanto a partire dal 6 luglio 2021.
Riempire i vuoti: l’asse franco-tedesco
La Germania ha fiutato il possibile colpaccio e, a quanto pare, Berlino è pronta a sfruttare l’ennesima ritirata americana dallo scacchiere globale. Angela Merkel sarebbe pronta a coprire il buco di bilancio che si verrebbe a creare con l’addio di Washington. Il ministro della Sanità tedesco, Jens Spahn, ha infatti annunciato che il contributo della Germania passerà da 200 a 500 milioni di dollari. Stiamo parlando di una cifra inferiore soltanto a quella versata dagli Stati Uniti negli ultimi due anni, ovvero quasi 900 milioni.
La mossa di Spahn è stata abbracciata dal collega francese, Olivier Véran. Non a caso le posizioni di Francia e Germania sull’Oms coincidono e cozzano contro la proposta di riforma dell’organizzazione avanzata da Trump. Secondo quanto riportato da Reuters, nei primi giorni di agosto, Parigi e Berlino hanno abbandonato i colloqui sulla citata proposta americana di riforma dell’istituto. Molti governi europei, pur criticando l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non hanno infatti alcuna intenzione di essere trascinati in un processo di riforma. Tanto meno se a proporre le modifiche dovesse essere un Paese che ha da poco lasciato l’Oms.
Al contrario di Washington, francesi e tedeschi hanno un piano comune per rafforzare l’ente sanitario. Sia chiaro: anche se sulla carta è giusto parlare di asse franco-tedesco, in realtà i ruoli sono ben definiti. Il copione è sempre lo stesso. La Germania vestirà i panni dell’attrice protagonista mentre la Francia si accontenterà di fare la semplice comparsa.
La controffensiva tedesca
Memore di ciò che significherebbe diventare il Paese guida nella sanità mondiale, la Germania ha fatto i suoi conti. Anche perché Frau Merkel potrà giocare un jolly non da poco. In questo semestre la presidenza del Consiglio europeo sarà a tinte teutoniche, e Berlino farà di tutto per convincere i 27 Paesi membri dell’Ue sul fatto che l’Oms può essere davvero un valido ente.
Certo, nel piano tedesco, affinché quello che più volte è stato definito un carrozzone filo cinese si trasformi in un organo imprescindibile, si dovranno superare vari step. Prima di tutto sarà doveroso rivedere le modalità di erogazione dei contributi alla causa dell’organizzazione. Ricordiamo che al momento i contributi all’Oms sono di due tipi: obbligatori e volontari. I primi spettano ai 194 Paesi membri dell’ente (che tuttavia, con il passare degli anni, hanno ridotto la quantità di denari erogata), mentre i secondi arrivano da donazioni private, legate a precisi progetti sanitari. Scendendo nel dettaglio, il budget dell’Oms nel periodo compreso tra il 2017 e il 2019 ammontava a 5,6 miliardi. Di questi soldi, appena 956,9 milioni facevano parte di contributi obbligatori.
Va da sé, ha aggiunto Politico, che la Germania non ammetterà mai di voler prendere il posto gli Stati Uniti nel ruolo di leader della sanità mondiale. Ma è proprio questo quello che sta cercando di fare Berlino. A detta di molti esperti, infatti, Merkel ha la chance di lavorare con il resto dell’Europa per esercitare una notevole influenza sulla salute globale: un tema che, prima della pandemia, non era considerato importante come invece lo è diventato adesso. L’occasione di sostituire Washington all’interno dell’Ue e soffiargli la cabina di regia geopolitica è assai allettante, che potrebbe avere ripercussioni anche in altri ambiti, in primis nel settore economico. Scardinare l’Oms, per Berlino, potrebbe essere il primo passo per una vera e propria inversione di marcia.