Le Filippine, costituite da un arcipelago di circa 7mila isole, sono un’ex colonia degli Stati Uniti con cui condividono profondi legami storici e culturali, e sono il dodicesimo Paese più grande al mondo per popolazione, con una democrazia vivace e un’economia in rapida crescita.
Il presidente Rodrigo Duterte, dall’inizio della sua presidenza, ha cercato di allentare l’alleanza settantennale con gli Stati Uniti in favore di legami più stretti con Cina e Russia. Il posizionamento di Manila, nel contesto geopolitico, viene impostato sull’equidistanza tra Cina e Stati Uniti. Nei confronti di Pechino ci sarebbe stata una serie di aperture che, insieme ad alcune decisioni, potrebbero allentare la dipendenza politica e militare di Manila da Washington.
Il 23 agosto scorso, parlando alla celebrazione del dodicesimo anniversario delle Forze armate delle Filippine, a Davao City, il presidente filippino Duderte ha riferito che membri del governo degli Stati Uniti avrebbero offerto a Manila di acquistare aerei da combattimento F-16.
Duterte avrebbe dichiarato che tale acquisizione sarebbe “del tutto inutile” in quanto il suo Paese ha bisogno di aerei da combattimento più leggeri per combattere gli insorti. Dopo essere diventato presidente, nella metà del 2016, Duterte ha immediatamente intrapreso azioni per ripristinare le relazioni con la Cina, una volta gelide, mentre ha spesso assunto posizioni antagoniste nei confronti delle politiche di sicurezza degli Stati Uniti.
Si era contrapposto all’ex presidente Barack Obama, che aveva sollevato preoccupazioni per i diritti umani nelle Filippine, ma si sarebbe avvicinato al presidente Donald Trump. Riferendosi ai caccia multiruolo Lockheed Martin F-16, il presidente ha detto che “sarebbe completamente inutile acquistarli in quanto il Paese avrebbe bisogno di elicotteri d’attacco e piccoli aerei da utilizzare per la counter-insurgency”.
Duterte si è detto deluso dagli Stati Uniti, per la mancata consegna di circa 23mila fucili, che la polizia filippina aveva cercato di acquistare da un fornitore americano. Il congelamento della vendita è giunto a causa delle preoccupazioni degli Stati Uniti di armare una forza di polizia accusata di diffuse violazioni dei diritti umani durante la feroce guerra alla droga di Duterte, che ha ucciso migliaia di filippini.
Nonostante l’antagonismo di Duterte nei confronti di Washington, un funzionario della sicurezza ha riferito che il governo filippino stava considerando di acquistare elicotteri da combattimento da alcuni Paesi tra cui gli Usa, in seguito alla cancellazione di un affare multimilionario per l’acquisto di 16 elicotteri dal Canada.
Conosciuto per le sue decisioni estemporanee ed esternazioni pubbliche, Duterte aveva ordinato l’annullamento dell’operazione per l’acquisizione di elicotteri Bell 412EPI dopo che il governo canadese aveva deciso di rivedere il contratto da 235 milioni di dollari a causa dei timori che le forze armate filippine potessero usare gli elicotteri nella conduzione di attacchi di counter-insurgency invece che trasportare truppe e rifornimenti.
Recentemente, la Cina, sulla scia di relazioni sempre più strette tra i due Paesi, ha donato quattro navi da 12 metri di lunghezza e 30 lanciatori di granate (Rpg) alle Filippine. Secondo quanto riferito dal portavoce della Marina, Jonathan Zata, la donazione, che segue la fornitura dello scorso anno di circa 6mila fucili d’assalto e centinaia di fucili da cecchino, comprende anche armi di piccolo calibro e munizioni. I fucili cinesi sono stati destinati alla polizia nazionale filippina (Pnp), contribuendo a colmare un deficit dopo il blocco da parte statunitense della vendita di circa 26mila fucili M4 alla polizia nel 2016.
Secondo quanto riportato dalla Reuters, la donazione della Cina farebbe parte di un nuova fase nelle relazioni diplomatiche per coinvolgere un paese con cui Pechino ha una storia amara di dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale.
Il territorio conteso tra le Filippine e la Cina è lo Scarborough Shoal, isolotto a sud delle isole Spratyls, che Manila considera parte del proprio territorio e che Pechino rivendica come parte del suo. Il riconoscimento della sovranità su questa isola permetterebbe alla Cina di controllare anche le 200 miglia nautiche di acque territoriali circostanti, ricche di risorse naturali. La Eia (Energy Information Administration) stima che il Mar Cinese Meridionale abbia circa 11 miliardi di barili di petrolio e 190 trilioni di gas naturale.
L’arbitrato delle Nazioni Unite del luglio 2016 ha favorito Manila nel contenzioso per i diritti territoriali nel Mar Cinese Meridionale ma successivamente Duterte ha preferito intraprendere la strada del dialogo con Pechino. Le donazioni di Pechino nei confronti di Manila fino ad ora sono inferiori ai trasferimenti di armi dagli Stati Uniti, alleato con un trattato di difesa dagli anni ‘50. Negli ultimi cinque anni Washington ha fornito 282 milioni di dollari di aiuti militari, inclusi droni, navi, aerei di sorveglianza e fucili d’assalto. Washington e Manila hanno effettuato per decenni esercitazioni congiunte e i programmi rimangono inalterati nonostante le ripetute minacce dello scorso anno da parte di Duterte di annullarle e abrogare i patti bilaterali di difesa.
Elvio Rotondo
Country Analyst de “Il Nodo di Gordio”