La spinta della Cina ad aumentare la sua forza militare e a costruire la sue rete di alleanze e di interessi economici in tutto il mondo, preoccupa (e molto) tutti i vertici militari degli Stati Uniti d’America. Come scrive Newsweek, il segretario della Marina, Richard V. Spencer, e il comandante generale del corpo dei marines, Robert Neller, hanno fatto riferimento proprio all’espansione cinese in corso durante le loro relazioni all’House Appropriations Committee, l’ufficio che si occupa dello stanziamento dei fondi per la Difesa.
L’ascesa cinese nel mondo e la sua volontà di essere e di avere il riconoscimento di potenza mondiale non sono un mistero. Da quando è salito al potere, il presidente cinese Xi Jinping, fresco di rielezione al Congresso e della legge che toglie il limite dei due mandati, ha intrapreso importanti iniziative per modernizzare le sue forze armate, così come ha intrapreso ogni sforzo per estendere la sua influenza ovunque. E questo comporta un doppio binario: civile e militare.
Riferendosi al recente leasing stipulato dalla Cina di un porto dello Sri Lanka per 1.3 miliardi di dollari per i prossimi 99 anni, Spencer ha detto ai rappresentanti riuniti nel comitato che il budget apparentemente infinito della Cina per tali progetti le ha dato un vantaggio enorme rispetto agli Stati Uniti.
“Quando si tratta di Cina, la morale della favola è il libretto degli assegni”, ha detto il segretario alla Marina. “Non solo per i dollari e i centesimi che stanno stampando per sostenere la loro espansione militare e la loro opera tecnologica, ma anche per quello che stanno facendo in tutto il mondo… armando il capitale”. “Il loro libretto degli assegni aperto mi tiene sveglio la notte”, ha aggiunto in tono lapidario il funzionario Usa.
L’impronta di Xi Jinping in questi anni è stata fondamentale, ma l’espansione cinese resta comunque il frutto di un piano strategico iniziato già anni prima. In Cina, nulla è lasciato al caso. La pianificazione è forse l’arma principale dei governi cinesi, che poggia anche su una forma di governo assolutamente in grado di garantire la totale aderenza dello Stato a quanto voluto dagli organi centrali.
Il leader cinese ha avuto però un ruolo essenziale nel manifestare al mondo, in maniera più o meno soft, questa esplosione della Cina come superpotenza militare e non più solo industriale. Il principe rosso, come è stato più volte chiamato Xi, ha consolidato il potere del governo sulle forze armate cinesi e ha pianificato la sua trasformazione in un esercito di livello mondiale che lui stesso considera “costruito per combattere” entro il 2050.
Ma non c’è solo la costruzione di un nuovo esercito, ma anche la capacità di renderlo in grado di garantire gli interessi economici cinesi in ogni parte del mondo. È questa probabilmente la grande novità dell’era Xi, cioè il fatto di aver fatto uscire Pechino dal suo enorme guscio interno ai confini per mostrare a tutti che essa era in grado di tutelare se stessa anche fuori dal suo territorio e anche, come a Gibuti, fuori dall’Asia.
Sfruttando la nascita dell’iniziativa One Belt One Road, che nasce come riedizione del Terzo millennio dell’antica Via della seta, oltre a innumerevoli progetti di costruzione, infrastrutture e raccolta di risorse e materie prime, la Cina ha stabilito nuovi legami militari con Paesi estremamente rilevanti. In Asia e Africa, la Cina ha cambiato radicalmente il volto della politica, ancorando molti Stati, prima ancora che i singoli governi, alle scelte militari di Pechino.
“Ovunque vada, loro sono lì”, ha detto Neller all’House Appropriations Committee, così come riportato dal Military Times. E questo dà una misura abbastanza chiara del problema fondamentale della sfida fra Cina e Stati Uniti. Pechino sta intessendo una trama d’interessi che, grazie alla sua forza economica, ha stravolto la strategia americana. Ora non è più Washington ad arrivare per prima: è Pechino che inizia a dettare le regole del gioco in molte aree del mondo.