La narrativa dei media progressisti sulle elezioni europee si è già cristallizzata attorno a una dicotomia: ci sono i “buoni”, che solitamente possono essere rintracciati nel campo socialdemocratico, e ci sono i “cattivi”, cioè tutte quelle forze che potrebbero impedire ai primi di trionfare.

Perché in atto c’è anche una sostituzione elettorale, che vede le fasce operaie e il cosiddetto ceto medio, le componenti elettorali che per decenni hanno preferito sposare la causa socialista, spostarsi dalle parti del conservatorismo, del popolarismo e del populismo sovranista. E questo, chi sostiene di essere deputato a primeggiare quasi per diritto divino, non lo può accettare.

Siamo dalle parti del doppio peso mediatico. Quello che Donald Trump attaccherà nel corso della prossima campagna per le presidenziali americane. Quello che, vedendo quanto raccontato sul Russiagate in questi tre anni, poi puntualmente smentito dalla verità dei fatti, è davvero difficile da difendere. Sbaglieremmo, però, a pensare che la narrazione a senso unico interessi solo gli Stati Uniti. Perché dalle parti del Vecchio Continente, come segnalato su La Verità da Alessandro Rico, le cose non vanno in maniera diversa. Sappiamo qual è il trattamento riservato a chi si oppone all’accoglienza indiscriminata dei migranti.

Viktor Orban, Matteo Salvini, Marine Le Pen e tutti gli altri vengono bersagliati mediaticamente con continuità. Vengono marcati a uomo e ogni passo falso, sostanziale o meno che sia, viene sottolineato in rosso. Non è quello che succede ai socialdemocratici della Romania, che sono una delle forze su cui il candidato a presidente della Commissione europea Frans Timmermans fa affidamento in vista del prossimo 26 maggio. C’è un caso che qualche media sembra dimenticare scientemente: quello della “salva corrotti” che i socialisti romeni hanno intenzione di portate a battesimo.

Un provvedimento che non rientra nella tradizione socialista continentale e che oltrepassa persino il garantismo più estremo. Ma a Timmermans non sembra importare perché, suggerisce la fonte citata, quell’alleanza è funzionale al suo progetto maggioritario. Poi ci sono una serie di episodi relativi a scandali riguardanti esponenti politici del Psd, che è appunto la formazione politica che riunisce i socialisti di Romania. Tutto questo, però, non trova cittadinanza nel racconto confezionato in funzione delle elezioni europee dai chi interpreta la realtà a senso unico.

Poco importa, allora, se in relazione a membri di quel partito si possano citare condanne, indagini e tangenti: gli avversari dei benpensanti abitano solo un recinto, quello delle forze popolari, conservatrici e populiste. Il Russiagate non esiste. Con ogni probabilità, sarebbe anche necessario smettere di parlare di “superiorità morale” del centrosinistra. Ma la prossimità tra un certo modo, tutto di parte, di presentare gli eventi e il progressismo politico non è in discussione.

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