I 15 membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno approvato all’unanimità il rinnovo annuale del mandato della Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil) e lo hanno fatto con alcune piccole ma significanti modifiche imposte dalla volontà degli Stati Uniti e di Israele di fare di più per contrastare Hezbollah. La risoluzione delle Nazioni Unite, votata nella serata di mercoledì scorso, prevede, infatti, di lasciare più libertà di manovra alle truppe nel fermare ogni attività diretta alla destabilizzazione dell’area e a “prendere tutte le misure necessarie nelle aree in cui sono dispiegate per garantirne la sicurezza”. Inoltre, i caschi blu dell’Onu dovranno segnalare immediatamente ogni attività di Hezbollah e ogni volta che le stesse truppe internazionali incontreranno posti di blocco della milizia sciita libanese o movimenti sospetti nel sud del Paese.
Modifiche non eccezionali nell’ambito del mandato di Unifil, nel senso che comunque esse si vanno a inserire nel contesto di una serie di operazioni imposte dal mandato originario che prevede la divisione di forze israeliane e libanesi e il controllo di ogni attività legata alla possibilità di un’escalation militare. Tuttavia, il messaggio politico è stato chiaro, così come la vittoria di Usa e Israele nei confronti degli altri membri che hanno votato il rinnovo del mandato. Russia e Francia si opponevano, per esempio, a qualsiasi tipo di modifica, chiedendo che fosse confermato tutto l’impianto del mandato precedente anche per non destare allarme nel già fragile equilibrio libanese e della frontiera con la Siria. E lo stesso governo libanese ha sempre confermato di voler continuare con il medesimo mandato, che finora aveva portato la pace tra Israele e Libano senza ulteriori complicazioni. Stati Uniti e Israele invece avevano chiesto espressamente la modifica del mandato di Unifil anche per controllare Hezbollah imponendo come condizione essenziale per il voto favorevole al rinnovo della missione internazionale.
“Lo status quo di Unifil non era accettabile e non lo abbiamo accettato”, ha detto l’ambasciatrice statunitense all’Onu, Nikki Haley, che aveva da sempre ritenuto prioritario modificare l’effettività e le spese delle missioni di pace delle Nazioni Unite in cui gli Stati Uniti sono impegnati, e che non ha mai nascosto di ritenere Unifil una missione che avrebbe dovuto rivolgersi in particolare contro Hezbollah. La richiesta di Haley, e dunque degli Stati Uniti, è stata chiara sin dall’inizio del suo mandato al Palazzo di Vetro: o Unifil ampliava i suoi poteri anche contro le milizie sciite libanesi, oppure gli Usa non avrebbero più sostenuto la missione. E infatti, così è stato. La Haley ha anzi voluto rimarcare proprio il fatto che dopo queste modifiche, i caschi blu dell’Onu non potranno più ritardare nell’inviare report dettagliati su ogni ostacolo che Hezbollah opporrà al passaggio e al controllo delle forze di peacekeeping. Un cambiamento e una maggiore attenzione alle milizie libanesi che hanno trovato il plauso di Danny Danon, rappresentate israeliano all’Onu, che si è battuto insieme a Haley per modificare il mandato Unifil.
Nel frattempo, mentre la comunità internazionale plaude al rinnovo di Unifil, aumentano le tensioni fra Libano e Iraq, proprio quando i due Paesi sembravano aver raggiunto una collaborazione estremamente proficua nell’ambito della lotta al Daesh. Ed è sempre Hezbollah la “pietra dello scandalo”. Baghdad ha condannato l’accordo di tregua concluso dal Libano con lo Stato islamico, e che ha trovato la mediazione di Hezbollah, in quanto si prevede il trasferimento di 310 islamisti dalla regione di Qalamoun, territorio siriano adiacente al confine con il Libano, verso Boukamal, nel distretto di Deir ez Zour, e dunque a ridosso della frontiera irachena. Secondo fonti irachene, le centinaia di jihadisti mandati lì dalla frontiera con il Libano, sarebbero già passate nella regione di Anbar, facendo sì che arrivassero nuovi rinforzi alle ultime sacche di resistenza del Califfato. Una scelta che ha colpito negativamente l’opinione pubblica irachena, soprattutto perché la mediazione di Hezbollah di è stata letta da molti come un colpo basso alle milizie sciite irachene che hanno combattuto, sostenute dall’Iran, per liberare l’Iraq dai terroristi dello Stato islamico. Il primo ministro Al Abadi ha detto ai giornalisti che “il trasferimento di terroristi da Qalamoun al confine iracheno-siriano è preoccupante e un insulto al popolo iracheno”. Stesso concetto espresso dall’inviato Usa per la guerra al Daesh, Brett McGurk, che ha definito “inconciliabile” la guerra al terrorismo con questo trasferimento e che non ha certamente visto con dispiacere la possibilità di spezzare i legami fra sciiti e governo iracheno. L’isolamento di Hezbollah prima e dell’Iran poi, resta l’obiettivo primario di Washington in Medio Oriente: il rinnovo di Unifil è stata la prima dimostrazione.