Un “buon amico e un partner affidabile”, così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha definito il Qatar nell’incontro tenutosi lunedì scorso con l’emiro Sheikh Tamim. Il meeting è servito a confrontarsi su una serie di questioni, tra cui la sicurezza energetica globale, nel bel mezzo della tumultuosa situazione europea. Un gesto che legherebbe ancor più a doppio filo Washington e Doha, che si trasformerebbe nel terzo alleato non-NATO nella regione dopo Kuwait e Bahrain, ottenendo una serie di privilegi militari economici di primo piano.

Un’amicizia di vecchia data

Gli Stati Uniti hanno stabilito relazioni diplomatiche con il Qatar nel 1972 dopo la sua indipendenza dal Regno Unito nel 1971. Le relazioni bilaterali sono forti, poiché i due Paesi si coordinano strettamente su un’ampia gamma di questioni regionali e globali. Il Qatar ha svolto un ruolo finanziario, politico e militare costruttivo nell’affrontare le turbolenze regionali e, in collaborazione con gli Stati Uniti, ha contribuito al progresso e alla prosperità nella regione. Gli Stati Uniti e il Qatar cooperano anche sulla sicurezza nella regione del Golfo Persico, ospitando la base aerea di Al-Udeid e il quartier generale avanzato del CENTCOM. Il Qatar è, inoltre, un importante punto di partenza per le operazioni aeree contro lo Stato Islamico in Iraq e Siria. I due Paesi cooperano fortemente anche da un punto di vista culturale: gli Stati Uniti accolgono migliaia di studenti del Qatar che studiano negli Stati Uniti e sei delle principali università statunitensi hanno sedi distaccate in Qatar.

Il Qatar e gli Stati Uniti appartengono a un certo numero di stesse organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite, il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale del commercio e il Qatar è anche un membro osservatore dell’Organizzazione degli Stati americani. Pertanto, la designazione di “alleato non NATO” diventa oggi un potente simbolo dello stretto rapporto che gli Stati Uniti condividono con questi tre Paesi e che dimostra “il profondo rispetto per l’amicizia per i paesi a cui è estesa”, così recita il fact sheet del Dipartimento di Stato. La partnership con il Qatar è stata fondamentale per molti interessi vitali degli Stati Uniti, inclusa l’assistenza nell’evacuazione di cittadini e alleati statunitensi durante il caotico ritiro di Washington dall’Afghanistan lo scorso agosto: più di 124.000 persone sono state evacuate dal Paese e circa la metà degli sfollati ha viaggiato attraverso il Qatar con charter locali oltre ad aerei militari statunitensi. Il presidente degli Stati Uniti ha anche citato il ruolo del Qatar nel mantenere la stabilità a Gaza e nel fornire assistenza salvavita ai palestinesi.

La designazione MNNA

Le nazioni con la designazione MNNA (major non-NATO ally) possono, tra le altre cose, ospitare scorte di materiale bellico statunitense al loro interno. Le società private che operano in queste nazioni possono anche fare offerte per contratti per la manutenzione, la riparazione o la revisione dell’equipaggiamento militare americano. Tali nazioni possono anche stipulare accordi con gli Stati Uniti per la formazione militare e tattica. Solo altri 17 paesi hanno ottenuto questo status dai presidenti americani: Australia, Egitto, Israele, Giappone, Corea del Sud, Giordania, Nuova Zelanda, Tailandia, Kuwait, Marocco, Pakistan, Bahrain, Filippine, Argentina, Afghanistan e Tunisia. L’ex presidente Donald Trump ha conferito lo status al Brasile nel 2019. La mossa viene spesso utilizzata per spingere i Paesi verso legami più stretti con gli Stati Uniti e altre nazioni occidentali.

La designazione conferirebbe al Qatar maggiore prestigio diplomatico e accesso alla tecnologia, ai sistemi di sicurezza e all’addestramento delle forze di difesa statunitensi che in precedenza non erano liberamente disponibili.

Un importante accordo commerciale

È singolare come gli Stati Uniti stiano optando per questa mossa in una fase di disengagement dal Golfo: tuttavia, il rinnovato connubio con il Qatar assume nuove sfumature che non hanno a che fare solo con la Difesa. Si tratta, quindi, di una contraddizione solo apparente. Insieme, hanno riaffermato il loro reciproco interesse nel promuovere la sicurezza e la prosperità nel Golfo e nella più ampia regione del Medio Oriente, garantendo la stabilità delle forniture energetiche globali, sostenendo il popolo dell’Afghanistan e rafforzando la cooperazione commerciale e di investimento.

Nel caso del Qatar, Biden spera anche di approfondire i legami economici tra i due Paesi: a margine dell’incontro di lunedì, il presidente ha salutato con calore l’annuncio di Qatar Airways di un accordo da 34 miliardi di dollari per l’acquisto di aerei dalla Boeing, che sosterrà decine di migliaia di posti di lavoro negli Stati Uniti. Secondo i termini dell’accordo annunciato lunedì, Qatar Airways acquisterà un nuovo aereo super cargo da Boeing, il cargo 777-8. Qatar Airways ha anche firmato una lettera di intenti per l’acquisto di 25 velivoli passeggeri 737 MAX, per un valore totale di 6,7 miliardi di dollari. Dopo due incidenti nel 2018 e nel 2019, questo velivolo ha smesso di viaggiare per il mondo: per Boeing, inoltre, gli ordini dal Qatar sono una buona notizia dopo gli scarsi numeri trimestrali e annuali.

“Potenza protettiva” in Afghanistan

Dalla fine dello scorso anno, il Qatar gioca un ruolo fondamentale in Afghanistan dopo il ritorno dei Talebani: rappresenta, infatti, gli interessi americani nel Paese. Una rappresentanza “benedetta” dal segretario di Stato americano Antony Blinken lo scorso novembre, sottolineando la profonda cooperazione sulle questioni regionali. L’ambasciata americana a Kabul è stata chiusa dopo il ritiro della scorsa estate delle truppe statunitensi e alleate: l’accordo, firmato da Blinken e il ministro degli Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani presso il Dipartimento di Stato, ha ufficialmente autorizzato il Qatar come “potenza protettiva” degli Stati Uniti nel Paese.

Il Qatar istituirà una sezione di interesse degli Stati Uniti all’interno della sua ambasciata in Afghanistan per fornire determinati servizi consolari e monitorare le condizioni e la sicurezza delle strutture diplomatiche statunitensi in Afghanistan. Il preludio, questo, ad una più stretta cooperazione su questioni regionali, inclusi affari globali, salute, lavoro e diritti umani, controterrorismo, clima, istruzione ed economia.

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