I riflettori dell’Unione europea sono puntati su Palazzo Chigi. Tutti, in Europa, sperano di capire presto qualcosa in più su una crisi politica bizzarra, le cui cause, agli occhi delle principali cancellerie del Vecchio Continente, risultano ancora incomprensibili. Giuseppe Conte sarà confermato premier in un ipotetico Conte ter oppure il suo posto sarà occupato da un’altra figura? E ancora: quali sono le intenzioni di Matteo Renzi?
In base a ciò che accadrà – e quindi a seconda delle risposte date alle suddette domande – cambierà anche l’agenda dell’Italia. Considerando che in prima pagina ci sono temi rilevanti, tanto per il futuro di Roma, quanto per quello dell’intera Ue, è facile intuire perché l’impasse parlamentare italiana stia preoccupando – e non poco – le istituzioni europee. Non solo: anche mercati e agenzie di rating stanno iniziando a mostrare segnali di inquietudine.
Detto altrimenti, finché l’Italia non sfornerà un governo stabile e pronto a trascinare il Paese fuori dalla crisi economica provocata dalla pandemia di Covid-19, nessuno, in Europa, se la sente di dormire sogni tranquilli. Il problema è proprio questo. Data la situazione odierna, riuscirà, nel giro di poche ore, a emergere un esecutivo solido supportato da una maggioranza organica?
Le due paure dell’Europa
Lo scopriremo molto presto, non appena Roberto Fico busserà alla porta di Sergio Mattarella per comunicargli l’esito delle consultazioni. A quel punto, tutte le carte saranno scoperte e una soluzione dovrà per forza di cose arrivare. Il punto, ragionano i vertici dell’Ue – ma anche quelli di Berlino e Parigi – è che la soluzione italiana dovrà avere caratteristiche ben precise, in primis la solidità.
Già, perché all’orizzonte c’è il Recovery Fund, con ben 209 miliardi di euro che, previo l’invio a Bruxelles di un piano dettagliato da parte del governo italiano, dovrebbero presto imboccare la strada che porta a Roma. Il timore è che, a fronte di un esecutivo italiano fiacco e allestito alla rinfusa soltanto per evitare lo scoglio delle elezioni, l’intero progetto possa saltare in aria – o essere ridimensionato – con pesanti ripercussioni per l’intera Ue.
La stabilità, insomma, è al momento l’unica condizione che si aspetta l’Europa dall’Italia. Anche perché, accanto al nodo Recovery Fund, troviamo l’ombra lunga del debito pubblico. Roma deve fare i conti con un debito pubblico pari al 160% del pil. Al momento è ancora aperto l’ombrello della Bce, ma un nuovo esecutivo fragile o un prolungato periodo di incertezza potrebbero agitare le acque.
Bruxelles guarda a Gualtieri
Sia chiaro: a Palazzo Berlaymont le bocce sono cucite. Non è tuttavia difficile immaginare cosa passi per la testa della Commissione europea. I vertici dell’Ue tifano sì per una soluzione rapida, anche se sperano in un esecutivo italiano dall’impronta europea. La stessa Commissione non solo aveva riconosciuto benefico il passaggio dal Conte 1 al Conte 2 – funzionale per arginare i sovranisti – ma ha pure visto con favore le mosse di Roberto Gualtieri.
A proposito di Gualtieri, ha sottolineato Il Messaggero, in Europa il ministro dell’Economia gode di un forte credito personale per aver guidato la Commissione affari economici dell’Europarlamento, fondamentale per i negoziati su direttive, regolamenti, fisco e via dicendo. E poi perché rappresenta un partito, il Pd, favorevole all’Unione europea. Intanto c’è da segnalare una telefonata intercorsa tra lo stesso Gualtieri e la neosegretaria al Tesoro americano, Janet Yellen (si tratta di una prassi consolidata quando c’è “un cambio della guardia”).
In ogni caso, il piano anticrisi realizzato dall’Italia non ha convinto Bruxelles, che dal canto suo si aspetta un salto di qualità. Al momento, mancano troppi dettagli relativi a scadenze e impatto sull’economia e c’è carenza anche sul lato delle riforme. Se Gualtieri dovesse essere riconfermato ministro, ha fatto capire l’andamento dello spread, i mercati finanziari tirerebbero un mezzo sospiro di sollievo.