Per gli analisti e gli appassionati di politica statunitense l’appuntamento con l’Election Day nella notte italiana è un classico che si ripete ogni quattro anni. E sarà così anche oggi martedì 3 novembre, quando gradualmente tutti gli Stati dell’Unione, oltre Atlantico, chiuderanno i seggi e il mondo attenderà di conoscere chi guiderà nei prossimi anni gli Stati Uniti. Potenza ferita dalla pandemia, dal declino dell’influenza su scala globale, dalla crisi e dalle disuguaglianze, ma ancora centrale nel campo occidentale e negli scenari internazionali. Per questo la scelta degli States tra Donald Trump e Joe Biden è attesa ovunque con grande attesa e trepidazione.
Ma quando sapremo chi sarà uscito vincitore dalla più aspra e divisiva contesa elettorale degli ultimi decenni? Un primo indizio, certamente, lo daranno i risultati che arriveranno nella notte italiana ma, in questo 2020 complicato, un elemento di incertezza è sicuramente legato alla necessità di contare le decine di milioni di voti espressi in anticipo, di persona o per posta. Sono circa 100 milioni, infatti, gli statunitensi che hanno deciso di esprime anticipatamente il loro giudizio, e questo influirà notevolmente su molte procedure di scrutinio.
Attorno le 19 ora locale, un’ora dopo la mezzanotte italiana, si chiuderanno le prime urne negli Stati della costa Est. Buona parte dei primi Stati che comunicheranno i risultati sono già facilmente assegnabili in partenza: Virginia e Vermont sono date come destinate a colorarsi del blu democratico, West Virginia, Indiana e South Carolina di rosso repubblicano. Resta in bilico la Georgia, che potrebbe rappresentare una prima forma di indicatore dell’indirizzo dell’elezione, e in cui un elemento di incertezza è data dall’elevata affluenza anticipata, per quanto Brad Raffensperger , segretario di Stato della Georgia, abbia garantito che Atlanta sarà in grado di garantire i risultati entro mercoledì.
Ora dopo ora, seguendo i fusi orario chiuderanno le urne anche gli altri Stati, con la costa Ovest che finirà alle 5 ora italiana e l’Alaska che terminerà alle 7. Per quanto riguarda gli Stati in bilico, la Florida finirà con la costa Est e ha già avviato lo scrutinio dei voti anticipati, pronta a dare i suoi primi risultati non ufficiali tra le 2.30 e le 3 italiane. Il New York Times, che ha riassunto le tempistiche previste del risultato, segnala che gli ufficiali pubblici dello Stato non hanno dato previsioni in merito.
Tra le 2 e le 3 italiane chiuderanno i seggi gli Stati della Rust Belt, potenziale game-changer di una corsa che ha visto a lungo Biden in testa nelle roccaforti industriali espugnate da Trump nel 2016. Michigan, Pennsylvania e Wisconsin saranno nuovamente decisivi. Nel più piccolo dei tre, il Wisconsin, dato come riconquistato da Biden dai sondaggi, secondo quanto dichiarato dal direttore delle procedure elettorali nell’area di Milwaukee, entro la notte statunitense i risultati potrebbero esser definitivi. Per i due Stati-chiave della Rust Belt, invece, ci vorrà più tempo. In entrambi gli Stati ci vorrà più tempo, dato che le operazioni di scrutinio dei voti per posta non inizieranno che alla chiusura delle urne. Pennsylvania e Michigan assegnano rispettivamente 20 e 16 grandi elettori e rappresentano una tappa chiave della strategia dei due candidati, con Trump che nella loro tenuta ha una conditio sine qua non per la rielezione. Sia a Harrisburg che a Lansing le autorità hanno avvertito che risultati consolidati e definitivi non saranno da attendersi prima del 6 novembre: al momento della chiusura delle urne è probabile che i voti scrutinati nell’Election Day assegnino un vantaggio momentaneo a Trump, dato l’elevato numero di elettori democratici che hanno anticipato il loro voto. Più veloci invece le procedure di scrutinio dei voti per posta in Ohio, che quindi dovrebbe dare già nella notte italiana risultati consolidati.
Dopo 4 italiane sapremo anche come è andata la corsa in Iowa e Arizona, plausibilmente gli ultimi Stati contesi da cui è lecito attendersi possibili svolte elettorali. Nel primo dei due Stati, di dimensioni relativamente ridotte (poco più di 3 milioni di abitanti), le autorità di Des Moines hanno espresso sicurezza sul fatto di poter dare in tempi rapidi gli esiti; a Phoenix, invece, si sono portati avanti permettendo di iniziare a contare i voti per posta da due settimane fa. Per le 10 ora della costa Est, le 5 ora di Roma, il Nyt segnala che potremo avere dei numeri precisi anche dall’Arizona.
L’incertezza, specie in diversi Stati chiave, regna sovrana. E le partite aperte, come ha più volte riportato Alberto Bellotto su queste colonne, sono numerose e degne di nota, come ad esempio la corsa per il rinnovo di tutti i 435 seggi alla Camera (i dem puntano a confermarsi maggioranza) e di un terzo del Senato, 33 seggi, ove la gara all’ultimo seggio deciderà chi sarà maggioritario a Capitol Hill. Quel che appare certo è che le elezioni, iniziate largamente in anticipo, difficilmente finiranno nella lunga notte italiana, in cui però senz’altro inizieranno a delinearsi scenari e sviluppi per comprendere chi, tra il presidente in carica e l’ex vice di Barack Obama, occuperà la Casa Bianca nei prossimi quattro anni. Ma affermare che domani chi si sveglierà in Italia saprà già con precisione il vincitore finale delle elezioni sarebbe un pronostico a dir poco azzardato.