Impenetrabile e imperscrutabile, il sistema politico della Corea del Nord continua ad andare avanti nonostante le numerose previsioni nefaste di uno sconfinato numero di analisti più o meno esperti di affari coreani. Kim Jong Un, tra un test missilistico e una parata militare, continua a rappresentare una scheggia impazzita tanto per la Cina di Xi Jinping – non proprio desiderosa di trasformare la regione in una zona calda – quanto per gli Stati Uniti – contro i quali Pyongyang rimane formalmente in guerra, non essendo mai stato firmato un trattato di pace in seguito al congelamento della Guerra di Corea (1950-53).
A differenza di quanto si possa pensare, la struttura del potere nordcoreana non poggia solo ed esclusivamente sulla figura di Kim. Una figura centrale ma non certo l’unica da tenere in considerazione, visto che dietro al Grande Leader troviamo personaggi poco conosciuti che risultano tuttavia essere decisivi ai fini del funzionamento della macchina politica e geopolitica nazionale.
Di Kim Jong Un, terzogenito della dinastia Kim, figlio di Kim Jong Il e nipote di Kim Il Sung, conosciamo ormai molti aspetti. Sappiamo che Kim è il baricentro del potere, ma l’attuale presidente in carica non è l’unico ingranaggio vitale. Esistono altri attori, per lo più ignoti ai non addetti ai lavori, che rivestono ruoli fondamentali, o comunque tali da consentire alla Corea del Nord di restare in piedi e proseguire nei suoi intenti politici e geopolitici.
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L’equilibrismo di Kim
Se la presidenza di Kim Jong Il (1994-2011) era caratterizzata dal Songun, ossia da una filosofia politica che elevava l’esercito al di sopra di altri elementi della società, il passaggio al governo di Kim Jong Un ha riequilibrato la situazione. L’attuale leader, non a caso, ha favorito la regolarizzazione nonché l’istituzionalizzazione formale delle leve del potere del Partito dei Lavoratori di Corea per trascinare dalla sua parte le fazioni più influenti, in particolare quelle all’interno delle forze armate.
Nel giugno 2018 Kim ha sostituito tre alti generali militari: il capo di stato maggiore dell’esercito, Ri Myong-su; il direttore dell’ufficio politico dell’esercito, Kim Jong-gak; e il capo della difesa, Pak Yong-sik. Una mossa del genere riflette, da un lato, la volontà di Kim Jong Un di voler creare uno spazio di sicurezza dove far operare gli alti esponenti della società nordcoreana a lui più fedeli, dall’altro quello di rafforzare la presa del partito sull’esercito.
Per sintetizzare il cambiamento politico nordcoreano più importante possiamo dire che un tempo le priorità andavano dal partito all’esercito per poi arrivare allo Stato; con Kim siamo passati invece al partito, Stato ed esercito.
I volti del potere
È possibile fare un collegamento particolarmente calzante tra l’ascesa al potere di Kim Il Sung e quella del nipote Kim Jong Un. Il primo, a suo tempo, era stato circondato da consiglieri più anziani ed esperti, la maggior parte dei quali generali sovietici. In seguito alla Guerra di Corea, Kim Il Sung riuscì a togliere di mezzo i suoi rivali dall’interno del partito ottenendo un successo assoluto.
Da quel momento in poi, dopo il 1956, non è più esistita un’opposizione interna alla Corea del Nord capace di creare una minaccia alla leadership in carica. Ebbene, oggi gli attuali consiglieri e alti funzionari che circondano Kim Jong Un sono all’incirca i discendenti dei personaggi vittoriosi durante la reggenza di Kim Il Sung.
Come ha sottolineato The Diplomat, le alte cariche che attorniano il Grande Leader hanno una chiara influenza tanto sulla formazione quanto sull’attuazione delle politiche adottate da Pyongyang. Ma chi sono questi volti del potere? È difficile scattare una fotografia istantanea perché molti personaggi sono stati sostituiti strada facendo, mentre di altri si sono perse misteriosamente le tracce.
Personaggi rilevanti
Definirlo cerchio magico è forse una forzatura, anche se questo termine aiuta a comprendere quali sono i personaggi che, assieme a Kim Jong Un e in ruoli diversi, alimentano o hanno recentemente alimentato il sistema politico nordcoreano.
Kim Ki Nam, ad esempio, è stato un personaggio chiave per l’attuazione dell’agenda di Pyongyang. Ormai ultra 90enne, Kim Ki Nam è stato segretario del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori fino alla fine degli anni ’90 ed era una delle voci più economicamente conservatrici in circolazione. Attualmente risulta essere Direttore del Dipartimento di Propaganda e Agitazione del Partito, un’attività che in teoria gli consente (o consentiva, vista l’età) di ricevere il budget necessario per organizzare concerti, far costruire statue e imbastire attività che modellino la lealtà della società nei confronti della famiglia Kim.
Jon Yong Nam, presidente della Kim Il Sung Socialist Youth League, una delle associazioni giovanili più importanti del Paese, è stato per anni una voce chiave nel mantenere gli studenti di tutti i livelli politicizzati e pronti a contribuire alla causa del Paese. C’è addirittura chi sostiene che il signor Jon possa imitare il leader cinese Hu Jintao utilizzando la base della Youth League come mezzo per salire sempre più in alto nel sistema politico nordcoreano.
Attenzione, poi, a Jo Yong Won, 63 anni, stretto collaboratore di Kim nonché attuale membro del Politburo, per alcuni fresco di nomina a primo segretario del partito. Una carica, questa, che sarebbe stata creata forse per aiutare Kim nella gestione degli affari dello stesso partito.
Bisogna citare anche Pak Pong Ju, Hwang Byong So, Choi Ryong Hae e Ri Su Yong. I primi tre possono essere considerati una sorta di Troika nordcoreana. Pak, ex primo ministro, fa parte del Presidium del Partito dei Lavoratori di Corea ed è stato, per diversi anni, il volto del governo. Hwang è un generale che detiene il grado di Vice maresciallo nell’Armata del popolo coreano, è membro del Presidium del Partito ed è stato il più alto vicepresidente della Commissione per gli Affari di Stato. Viene considerato l’agente politico di Kim nell’esercito.
La figura rappresentativa del partito, sempre ad eccezione di Kim Jong Un, è Choi Ryong Hae, il quale serve come presidente del comitato permanente dell’Assemblea popolare suprema ed è primo vicepresidente della Commissione per gli Affari di Stato. Ri Su Yong, infine, è il ministro degli Affari Esteri della Corea del Nord ed è definito uno dei funzionari più fidati nell’entourage di Kim. Sembra essere lui al comando degli affari diplomatici del Paese.
Le tre donne rilevanti
Kim Yo Yong è la sorella minore di Kim. Ricopre il ruolo di vice capo del Dipartimento di Propaganda del Partito ma, di fatto, è una sorta di presenza incombente nella vita politica del fratello. La sua prima apparizione pubblica sui media nordcoreani risale alla fine del 2011, in occasione del funerale di Kim Jong Il.
Da quel momento in poi si sarebbe occupata di proteggere e promuovere l’immagine di Kim Jong Un. Il suo obiettivo? Fare in modo che Kim si presenti agli occhi dell’opinione pubblica come un leader forte e che tutto, all’interno del Paese, funzioni senza intoppi. Alcuni hanno ipotizzato che possa essere lei l’erede di Kim ma, al momento, questa sembrerebbe essere soltanto un’ipotesi non confermata né confermabile.
Nelle ultime settimane ha preso rilievo il nome di Kim Sol Song, l’altra sorella di Kim. È considerata dai servizi segreti sudcoreani vicina al cuore del padre, ovvero al lato dell’albero genealogico strettamente connesso con Kim Jong Il. Potrebbe essere entrata a far parte della ristrettissima cerchia di Kim Jong Un, magari nelle vesti di assistente, o addirittura in un possibile ruolo di complementarietà con Kim Yo Jong. Al momento risulta attiva all’interno del dipartimento di propaganda, mentre in precedenza ha ricoperto le cariche di responsabile degli affari letterari ed è stata segretaria di Kim Jong Il.
La terza donna da citare è Hyon Song Wol, ex cantante adesso vicedirettrice del Comitato centrale, anch’essa avvistata in varie apparizioni pubbliche al cospetto del Grande Leader. Dal 2017 risulterebbe essere un membro del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori della Corea.