La Turchia è pronta a dare il via alla costruzione della seconda unità della centrale nucleare di Akkuyu. Secondo quanto dichiarato dal direttore generale della società russa Rosatom, Alekseij Likhachev, i lavori potrebbero iniziare nel primo trimestre del 2020. “Sono iniziati i lavori presso il sito. Potremmo tenere una cerimonia per la distesa del cemento entro marzo”, ha aggiunto Likhachev, ripreso dall’agenzia di stampa russa Sputnik. Nel frattempo il principale partner nella costruzione del blocco dell’impianto, cioè la compagnia Titan-2, ha creato una joint venture con la turca Ictas. Ricordiamo che Titan-2 fa parte di Rosatom, e che quindi all’orizzonte si profila un rafforzamento dell’alleanza tra Ankara e Mosca.

In effetti gli indizi non mancano. Intanto la centrale di Akkuyu, nella regione di Marsin, è stata appaltata al colosso dell’energia atomica russo Rosatom; inoltre Recep Tayyip Erdogan ha definito il progetto il simbolo più emblematico del nuovo, ottimo, rapporto che intercorre con il Cremlino. Un anno fa il Sultano dichiarava che “quando tutte e quattro le unità saranno attivate la sola centrale nucleare di Akkuyu sarà in grado di fornire il 10% del fabbisogno totale di elettricità della Turchia, equilibrando il nostro portafoglio energetico che attualmente dipende in gran parte dal petrolio, dal gas e dal carbone”. In altre parole, Erdogan spera di rendere il proprio Paese autonomo in campo energetico puntando sull’appoggio della Russia.

La centrale nucleare turca di Akkuyu

L’obiettivo è avviare la centrale di Akkuyu entro il 2023. Una data importantissima per la Turchia di Erdogan e che coincide con il centenario della repubblica turca. Ma non è finita qui. Stando a quanto riferito dall’agenzia turca Anadolu, l’impianto in fase di costruzione ha firmato un accordo con alcune società russe per ottenere apparecchiature del sistema di raffreddamento per le installazioni delle turbine. A essere coinvolte sono la divisione di ingegneria energetica Rosatom, Atomenergomash, la russa Npo e la tedesca Taprogge GmbH. I dispositivi saranno pienamente conformi agli standard europei. Ricordiamo che l’accordo intergovernativo tra Russia e Turchia per la centrale di Akkuyu risale al maggio 2010 e consiste nell’edificazione di quattro reattori Vver-1200 con una capacità complessiva installata pari a 4800 megawatt.

Un legame di pura convenienza

Una domanda sorge spontanea: per quale motivo la Russia dovrebbe aiutare la Turchia a costruire una centrale nucleare? Pura realpolitik, puri calcoli, pura convenienza. Già, perché l’accordo prevede che la Russia detenga il 51% delle quote della centrale mentre il restante 49% potrà essere dirottato ad altri investitori. Considerando poi la cartina geografica dello Stato turco, l’impianto sorgerà più o meno di fronte a cipro, e questo consentirà a Mosca di piazzare una nuova “roccaforte” sul Mediterraneo (tra l’altro a 200 chilometri circa dalla base Nato di Incirlik). Nel frattempo Turchia e Russia continuano a flirtare anche in campo internazionale: Ankara sta trattando con Mosca per cercare di garantire un nuovo cessate il fuoco nella provincia ribelle siriana di Idlib. Mentre in Libia, Erdogan e Putin potrebbero presto spartirsi quel che resta del Paese che fu di Gheddafi. A spese, va da sé, del resto dell’Europa. Italia compresa.