La Turchia del dopo golpe non è più la stessa di quella che si conosceva fino alla serata fatidica dello scorso 15 luglio; quei carri armati in giro per le strade di Istanbul ed Ankara, quel repentino cambio di regime poi fallito improvvisamente, ha segnato sia il paese che l’azione di governo del presidente Erdogan: anche se il ‘sultano’ è rimasto al potere, lo Stato turco dopo l’esito negativo dell’azione golpista dei militari è radicalmente diverso in tutti i suoi aspetti.Per approfondire: Perché il golpe in Turchia è fallitoDurante il corso dell’estate, si è parlato molto di quanto accaduto all’interno della Turchia: giudici licenziati, insegnanti allontanati, militari arrestati ed in generale una vera e propria espulsione di massa di tutti coloro che sono stati accusati di complicità con i fautori del fallito colpo di Stato e con le componenti ‘Guleniste’ e ‘Kemaliste’ insite nell’amministrazione e nella società. Ma il cambiamento della Turchia, consiste anche nel suo riposizionamento nell’ambito della politica estera pur rimanendo comunque dentro la sfera della Nato; in tal senso, chi ha pensato che l’evento più eclatante sia costituito dal riavvicinamento alla Russia, in realtà si è sbagliato: tale ripresa dei rapporti con Mosca, altro non è che uno degli episodi che dimostra come Ankara guardi con maggiore interesse verso oriente e meno verso occidente.Un altro episodio significativo, forse meno eclatante ma ugualmente importante, è il cambio del fuso orario: a partire dal prossimo 30 ottobre in tutta la Turchia l’orario sarà di un’ora avanti rispetto all’est Europa, due ore invece rispetto all’Europa centrale e tre rispetto a Greenwich ma, dato più rilevante, esso sarà lo stesso di Mosca, di Damasco, di Baghdad e dell’Arabia Saudita. In poche parole, questa decisione, presa in maniera inaspettata e repentina da Ankara appena pochi giorni fa, sposta l’asse anatolico più verso l’Asia che verso l’Europa; se prima il fuso orario identico a Atene e Budapest faceva somigliare molto di più Istanbul ad una metropoli europea, oggi si preferisce identificare il Paese con il medio oriente e con la Russia.Le autorità turche affermano che è interesse nazionale eliminare ‘l’anomalia’ di un fuso orario diverso rispetto ai vicini orientali più prossimi ed a La Mecca; in sostanza, questa decisione frena ‘l’occidentalizzazione’ turca e dopo tanti anni pone il paese più vicino al resto della regione e c’è chi vede anche la volontà di facilitare gli scambi commerciali ed economici con la Russia. Gli stessi usi e costumi dei turchi cambieranno in modo significativo: adesso pregheranno nelle stesse ore della Città Santa, lavoreranno in momenti della giornata differenti rispetto ai vicini greci, dovranno programmare le giornate in relazione all’orario più ‘consono’ alla parte asiatica rispetto a quella occidentale della Turchia.E la stessa percezione dei turchi sul loro paese sarà quella di uno Stato mediorientale prima ancora che europeo; anche in vista dei colloqui con Bruxelles, appare chiaro che spostare le lancette di un’ora vuol dire porsi con un orario del tutto differente con quello delle altre capitali europee e dell’Unione Europea e forse questa decisione non politica, rischia paradossalmente di essere quella con più conseguenze politiche nei rapporti con il vecchio continente.La Turchia quindi da un lato tende a cambiare orientamento, ma dall’altro lato è anche prematuro parlare di totale ricollocazione; Ankara non sembra intenzionata ad uscire dalla NATO, né a voltare completamente le spalle agli USA: semplicemente il presidente Erdogan e lo staff dell’AKP, dopo il fallito golpe, stanno accelerando il progetto di una Turchia più autonoma in politica estera e più vocata alle sue tradizioni islamiche sul piano sociale, riscoprendo quindi un’identità più ‘orientale’ ed anatolica ed accantonando per il momento la rincorsa sia all’ingresso nell’UE che all’occidentalizzazione della società.Il colpo di Stato fa sentire i suoi effetti, è come un trauma che ancora scava nell’animo di un paese complicato e frastagliato e da sempre diviso tra necessità di sentirsi maggiormente europei e voglia di riscoprire il proprio lato meramente mediorientale; la ferita profonda del mancato golpe continuerà ancora a provocare scossoni importanti, assieme a piccoli ma significativi cambiamenti.Nel frattempo, l’autunno che avanza potrebbe non essere meno importante dell’estate appena trascorsa: Erdogan avrà davanti la questione curda, che si fa sempre più dirompente, oltre che ovviamente l’affaire siriano, in cui Ankara è intervenuta direttamente con il suo esercito provando a rimediare agli errori/orrori della politica estera dell’AKP degli ultimi anni. L’autunno turco coincide, quest’anno, oltre che con un cambiamento di stagione climatica anche con una profonda mutazione della stagione politica.
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