La Tunisia alla prova del nuovo esecutivo: a Tunisi i contatti per la formazione del nuovo governo, a seguito delle elezioni legislative dello scorso 6 ottobre, sono iniziati ufficialmente dopo che il presidente della Repubblica, Kais Saied, ha dato l’incarico per la formazione del nuovo governo ad Habib Jemli. Questo’ultimo ha un mese di tempo per arrivare a definire la squadra di governo: un percorso in salita, ma che per la politica tunisina rappresenta la prova del nove in una fase cruciale sia per il paese che per la regione.
Il premier indicato da Ennadha
La scelta di Jemli sembra essere quella vocata al compromesso. Nei giorni scorsi infatti, dopo l’elezione di Saied alla presidenza della Repubblica, i partiti politici tunisini hanno iniziato le manovre per arrivare al rinnovo di tutte le principali cariche istituzionali. Ennadha, il partito legato ai Fratelli Musulmani, ha subito fatto la voce grossa grazie al primato ottenuto nelle legislative di ottobre: con il 17% ottenuto in termini di voti, la formazione ha conquistato 52 seggi e compone quindi la più numerosa flotta di parlamentari nella nuova Camera. Per questo i vertici di Ennadha, a partire dal leader Rachid Ghannouchi, hanno rivendicato l’indicazione del nome del futuro premier. Il quadro politico tunisino però appare molto frammentato: in parlamento sono entrati più di 10 formazioni politiche, la stessa Ennadha pur essendo la più importante in termini numerici non ha raggiunto nemmeno il 20% delle preferenze. Ecco perché dunque nelle trattative si è lasciato spazio al compromesso. Impossibile governare con le proprie forze, né con quelle dei potenziali alleati.
Già nel voto che ha portato all’elezione del nuovo presidente del Parlamento sono state notate prove di convergenza. Anche Qalb Tounes infatti, il partito del magnate delle tv (nonché sfidante di Saied nelle scorse presidenziali) Nabil Karoui ha votato per lo stesso leader di Ennadha, Rachid Ghannouchi. Un segno di come il partito islamista, ottenuta la presidenza della Camera, era pronto a designare come premier una personalità esterna. Jemli è sembrato quindi il nome in grado di poter mettere d’accordo tutti: collegato ad Ennadha, ma non tesserato al partito, il premier incaricato ha la fama di un esperto nel settore agricolo, elemento non da poco in un paese dove le tematiche legate al settore primario sono molto sentite.
Inoltre, Jemli potrebbe rappresentare un ottimo compromesso anche con la società civile, sempre più insofferente nei confronti dell’attuale classe politica. Infatti la sua è una figura più vicina a quella di un tecnico che a quella di un politico. Le sue uniche esperienze politiche risalgano tra il 2011 ed il 2014, quando ha ricoperto l’incarico di sottosegretario all’agricoltura.
La difficile sfida per Jemli
Dunque, sembrano esserci tutti gli elementi per far decollare la designazione di Habib Jemli. Come detto in precedenza però, la strada è tutta in salita: diversi i partiti con cui consultarsi, tante le formazioni che occorrono per poter arrivare ad una maggioranza stabile, in grado di far governare il futuro esecutivo. Jemli ha trenta giorni di tempo, rinnovabili con alcune proroghe che possono essere concesse dal capo dello Stato. Proroghe forse indispensabili per provare a chiudere il cerchio e dare alla Tunisia un nuovo governo. La popolazione intanto, tra difficoltà quotidiane e profondo disincanto per le attività della classe politica del paese, osserva con attenzione le prossime mosse interne ai partiti del nuovo parlamento.