Il periodo nero delle aziende high-tech e, conseguentemente, dei loro titoli finanziari, sembra davvero essere al suo culmine. Dopo lo scandalo che ha coinvolto Facebook, per la violazione della privacy dei suoi utenti, ora un altro colosso cibernetico deve fare i conti con l’accanimento delle istituzioni, ma questa volta, forse, potrebbe essere un vantaggio per molti. 

Secondo un rapporto emesso da Axios, Trump starebbe portando avanti una battaglia, a detta di molti personale, contro Amazon, il colosso dell’e-commerce al dettaglio, che in vari Paesi del mondo è responsabile della serrata di molti negozi e centri commerciali. 





Secondo quanto sostenuto da alcune voci vicine al presidente, Trump sarebbe addirittura ossessionato da Amazon, e starebbe cercando di imporre alla multinazionale del commercio via Internet una tassazione più salata, in appello alla legge Antitrust e sulla concorrenza. 

Ciò che infatti desterebbe le preoccupazioni del tycoon alla Casa Bianca sarebbe un forte calo delle vendite al dettaglio a carico dei centri commerciali e dei piccoli esercizi commerciali, nonché un trattamento di grande privilegio tenuto dal servizio postale americano, che impone delle tariffe molto basse all’azienda diretta da Jeff Bezos

Oltre a ciò, tuttavia, ciò che secondo Axios preoccuperebbe Trump, sarebbe anche la quota di azioni che Amazon detiene nel Washington Post, che secondo il presidente degli Stati Uniti sarebbe utilizzato da Jeff Bezos come arma principale proprio contro lo stesso Trump per perseguire interessi di natura politica e veicolare l’opinione pubblica contro il tycoon.

Sebbene per ora sarebbero solo dichiarazioni, la reazione dei mercati è stata pressoché immediata e severa. Nella giornata di mercoledì il titolo avrebbe perso circa il 5,4% del suo valore, bruciando ben 40 miliardi di dollari in poche ore. 

A ben vedere, tuttavia, è da molti mesi che Trump sta portando avanti la sua lotta contro Amazon, così come citato dallo stesso in un tweet di agosto scorso: “Amazon sta danneggiando gravemente i commercianti che pagano le tasse: città e stati degli Stati Uniti sono stati feriti – molti posti di lavoro sono stati persi!”, Ha pubblicato su Twitter ad agosto.

Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin aveva accennato a luglio che l’amministrazione avrebbe presto preso “una posizione” sulla politica di riscossione delle tasse di Amazon. Durante un’audizione al Senato, il 26 luglio, il senatore Joe Manchin del Delaware., aveva chiesto al segretario del Tesoro la sua opinione sulle imposte sulle vendite dello stato di Internet.

“Quindi questo è un problema cui abbiamo guardato con molta attenzione all’interno dell’amministrazione, e ci aspettiamo di prendere una posizione a breve”, ha detto Mnuchin. “Sono incoraggiato dal fatto che Amazon ora stia pagando le tasse, credo, sulle proprie vendite ma non sul mercato. Non sono sicuro di capire la coerenza su questo, ma rispetto l’abilità degli stati che c’è un sacco di soldi che è non essere raccolti.”

Parallelamente, Trump sta ancora portando avanti il suo piano fiscale, annunciato a fine dicembre, che prevede un taglio delle tasse per le aziende dell’economia “reale”, facilitando anche le politiche di assunzione. Questa manovra, tuttavia, è stata malvista dai Democratici, additandola come “governo in vendita“, e che da questa manovra beneficeranno soprattutto i ricchi, che pagheranno meno tasse, trasformando di fatto il provvedimento in una legge ad personam. 

Eppure in Europa non si riesce a mettere mano alle tasse dei colossi di Internet per varie ragioni: una scoordinata politica fiscale continentale, che fa sì che le aziende high-tech, Amazon e Google in testa, possano spostare i propri imponibili in Paesi come l’Irlanda, dove la pressione fiscale è molto più bassa rispetto all’Italia. Inoltre, i regolamenti europei sulle imprese telematiche hanno ancora molte falle normative, che al momento non sono ancora state colmate. 

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