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L’isolamento italiano in Europa porta il governo giallo-verde a una scelta di campo: schierarsi apertamente con gli Stati Uniti. In questo periodo di guerra (neanche troppo fredda) fra Italia e Francia e dopo le parole grosse dell’Europarlamento nei confronti di Giuseppe Conte, l’Italia ha deciso di volgere lo sguardo a Ovest. Consapevole che le esigenze della maggioranza di governo possano trovare più di una sponda dall’altra parte dell’Atlantico.

Matteo Salvini è da tempo impegnato a organizzare il suo viaggio negli States. Ed è del tutto evidente che il leader della lega punti a un asse a tutto campo con l’amministrazione Trump. Il presidente degli Stati Uniti ha molti punti in comune con l’agenda del leader della lega. E a Washington piace molto, sopratutto per le sue prese di posizione in politica estera. Salvini è ormai perfettamente inserito nella cosiddetta internazionale sovranista. E il fatto di aver parlato senza mezzi termini del riconoscimento di Juan Guaidò, della difesa di Israele e il sostegno a Jair Bolsonaro, sono elementi che fanno capire l’asse con Washington sia già una realtà. E Salvini piace anche dall’altra parte dell’Atlantico.





Il viaggio del sottosegretario Guglielmo Picchi è servito ad arare il campo in vista dello sbarco del ministro. Picchi, che è andato negli States a sue spese, ha incontrato diversi esponenti dell’establishment Usa. E ha così predisposto una serie di rapporti utili a costruire un asse strategico non solo con l’amministrazione Trump, ma in generale con l’area repubblicana statunitense. Fra incontri al Dipartimento di Stato, Wall Street e altre sedi istituzionali, Picchi ha potuto creare i presupposti per un rafforzamento delle relazioni atlantiche della Lega. E questo servirà soprattutto per facilitare l’accreditamento di Salvini nella politica americana, che dovrebbe arrivare ufficialmente a fine febbraio con l’incontro dei conservatori. Dovrebbe, perché iniziano a filtrare delle indiscrezioni, riportate da Repubblica, sul fatto che il viaggio in America potrebbe non essere più così certo. Anche se sembra difficile credere che Salvini non voglia giocarsi il jolly di Trump anche in vista delle Europee.

Ma nella maggioranza di governo non c’è solo la Lega a muovere le fila dei rapporti con gli Stati Uniti. E anche il Movimento 5 Stelle, in particolare con Luigi Di Maio, prova a riallacciare le fila dei rapporti con l’America. Dopo che il suo tour negli Usa è saltato per questioni interne, ora il vice premier pentastellato sembra intenzionato a recarsi negli Stati Uniti tra fine marzo e inizio aprile. L’idea non è solo quella di incontrare più persone possibile dell’entourage di Trump, ma anche quella di evitare di partire per l’America subito dopo Salvini. Altrimenti, anche in questo caso, il leader della Lega anticiperebbe l’M5S. Dando l’immagine di un partito che insegue il suo alleato di governo.

Per Di Maio la questione è particolarmente importante. Completamente isolato in Europa, dove almeno Salvini può contare su tutto il fronte sovranista, il Movimento ora ha dei problemi molto seri di natura politica e internazionale. Le posizioni espresse dal Movimento non piacciono agli Stati Uniti. E non piacciono nemmeno all’Europa. E questa situazione lo porta ad avere una posizione del tutto priva di sbocco. Serve un cambio di registro. Ed è per questo che i pentastellati ora tornano a puntare Washington. E soprattutto quel Trump che apprezza Giuseppe Conte ma che guarda con preoccupazione alle derive pentastellate in politica estera, specialmente nei rapporti con la Cina e dopo le forti divergenze su Venezuela e altri dossier. E Di Maio, che intrattiene rapporti cordiali con l’ambasciatore Usa a Roma vuole rassicurare gli Usa sull’essere pienamente inserito nella Nato e nel blocco occidentale. La sfida alle Europee passa anche per l’accreditamento a Washington.

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