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Sulla Siria è scontro totale fra Donald Trump e i vertici militari e della sua squadra di sicurezza che hanno chiesto al presidente di evitare assolutamente il ritiro immediato delle truppe americane dalla Siria.

A rivelarlo è stata la Cnn , che ha riportato non solo le reazioni del Pentagono e dello staff presidenziale ma anche l’irritazione di The Donald a questa levata di scudi sulla missione americana in Siria.

Tutto è nato dopo la dichiarazione della Casa Bianca con cui era stato annunciato che l’impegno militare Usa sarebbe arrivato rapidamente alla fine. Una frase che non ha piaciuta assolutamente ai vertici militari statunitensi sia per il contenuto sia per la tempistica. Dichiarare il ritiro dalla Siria in concomitanza con la riunione di Ankara fra Vladimir Putin, Hassan Rohani e Recep Tayyp Erdogan, significava mostrare ai tre leader del blocco di Astana di voler consegnare loro le chiavi del Paese.

Secondo il sito americano, nella riunione molto tesa con la sua squadra di sicurezza martedì scorso alla Casa Bianca, il presidente è stato sostanzialmente “rimproverato” da tutto lo staffIn primis da Mike Pompeo – direttore uscente della Cia e fresco di nomina come nuovo segretario di Stato – che ha spiegato al presidente l’errore nell’uscire dal conflitto siriano. Una pugnalata proprio da colui che era stato messo alla segreteria di Stato per sostituire quel Rex Tillerson che seguiva un’agenda del tutto diversa dal presidente.

Sulla stessa linea il generale Joseph Dunford, capo degli Stati Maggiori Riuniti. Il generale americano ha detto quello che per gli strateghi Usa è la priorità: non la pace (che non ha mai interessato realmente nessuno a Washington), ma evitare che la Siria diventi teatro degli interessi ti Russia, Iran e Turchia. Dalle ricostruzioni della Cnn, il generale avrebbe chiesto al presidente di dire esplicitamente ciò che vorrebbe vedere in Siria.

Trump irritato ma addomesticato?

Trump non era affatto contenti. Più volte, durante l’incontro, si è lamentato dei miliardi di dollari spesi in Medio Oriente senza alcun ritorno per gli Stati Uniti. E ha più volte detto che le monarchie del del Golfo non fanno abbastanza. E lo aveva spiegato anche a Mohammed bin Salman: per vedere gli americani in Siria, bisognava iniziare a pagare.

Alla fine, comunque, Trump ha dovuto cedere. E sono arrivate le prime correzioni alle frasi sul ritiro. Il presidente Usa ha rinunciato al ritiro immediato, parlando della sconfitta dell’Isis come condizione necessaria. Poi avrebbe dato anche un termine di sei mesi, cui James Mattis, segretario alla Difesa, avrebbe risposto dicendo che si trattava di un termine assolutamente inconcepibile.

Assenza di lusso quella di John Bolton, anche se Trump ha detto che il suo nuovo consigliere per la Sicurezza lo sostiene su tutta la linea. Una frase che però non deve far dormire sonni tranquilli. Bolton ha sempre sostenuto una linea durissima, in Medio oriente, contro gli interessi iraniani. E non si capisce perché dovrebbe avallare l’ipotesi di un ritiro americano dalla Siria. A meno che non si prepari qualcosa di molto più incisivo nei confronti dell’Iran, magari coinvolgendo le forze degli alleati regionali e non solo. Come spiegato su questa testata, ritiro americano e fine della guerra non sono un’equazione. Purtroppo per il popolo siriano.

Un ritiro che sa di fallimento

Le dichiarazioni della Casa Bianca arrivate a pochissimi minuti dalla conclusione del vertice di Ankara, sono suonate a tutti come la resa incondizionata. È il fallimento della strategia Usa in Medio Oriente. E molti, al Pentagono e nello Stato profondo, non lo accetteranno. E non lo accetteranno neppure gli alleati regionali, Israele e Arabia Saudita soprattutto. 

Il rischio, in sostanza, è che ci siano molte forze che remano contro la scelta del ritiro. E Trump, pur con tutte le buone intenzioni, non sembra avere la forza politica interna per imporsi su apparati che si stanno infiltrando ovunque nell’amministrazione americana. E a questa debolezza si aggiungono anche i rischi per la sicurezza. Ritirare le forze dalla Siria sarebbe veramente un punto di non ritorno della strategia americana in Medio Oriente. E non è detto che sia foriero di notizie positive. Ad ogni modo, sarebbe la certificazione finale di una strategia assolutamente fallimentare che vede non solo Russia e Iran perfettamente ancorate in Siria, ma anche la perdita di un alleato fondamentale come la Turchia. Gli strateghi Usa, comunque la si veda, hanno perso.

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