Donald Trump continua la sua guerra all’euro. E questa volta lo fa attaccando direttamente il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Durante il simposio di Sintra, in Portogallo, Draghi ha parlato della possibilità di “ulteriori stimoli” nei confronti dell’economia dell’Unione europea. E questa frase ha scosso il presidente degli Stati Uniti, che da tempo accusa la Bce di applicare tassi ridotti e far calare il prezzo dell’euro per effettuare una sorta di concorrenza sleale nei confronti del dollaro.

Appena ricevuto la notizia delle parole del presidente della Banca centrale europea, Trump è intervenuto con uno dei suoi soliti tweet con cui annuncia battaglia. Il presidente degli Stati Uniti ha scritto: “Mario Draghi ha appena annunciato che potrebbero arrivare altri stimoli, che hanno immediatamente fatto cadere l’euro contro il dollaro, rendendo più facile e in maniera scorretta competere contro gli Stati Uniti. Sono anni che l’hanno fatta insieme alla Cina e ad altri”. Un attacco su tutta la linea che è stato seguito da un altro tweet con cui il leader della Casa Bianca ha detto: “I mercati europei sono cresciuti dopo i commenti (non equi per gli Stati Uniti) di Mario D”.

Un tweet che arriva dopo alcuni giorni in cui lo stesso presidente Usa aveva rilanciato un articolo di Bloomberg in cui si parlava del fatto che grazie all’euro i Paesi dell’Eurozona facessero di fatto concorrenza sleale nei confronti degli Stati Uniti sul fronte del turismo. In quell’occasione il leader della Casa Bianca aveva attaccato la moneta unica europea era un problema per gli Stati Uniti in quanto era proprio la sua svalutazione a creare le premesse per danneggiare l’economia americana. Per Trump, il tweet aveva due obiettivi: da un lato l’euro, dall’altro la Federal Reserve. Perché è chiaro che quel messaggio rivolto all’euro rappresentava anche l’ultimo episodio di uno scontro con la Banca centrale americana che vede il presidente Usa sostenere, l’abbassamento dei tassi mentre la Fed perseguire su un’altra direzione, mostrando una divergenza senza precedenti fra Washington e i vertici della Fed.

La guerra di Trump nei confronti dell’euro continua quindi. Ed è un conflitto che va avanti da parecchi mesi, se non direttamente dall’inizio dell’ascesa del tycoon alla guida della Casa Bianca. Una guerra che ha un chiari significato strategico. Da una parte, Trump vuole sostenere la politica di abbassamento dei tassi mettendo nel mirino le politiche della Bce. Il suo messaggio nei confronti della Fed è chiaro: “Se gli altri fanno così, dobbiamo farlo anche noi”. Dall’altro lato, non per il caso specifico di Draghi, l’obiettivo a medio e lungo termine è anche quello di colpire non tanto l’euro in sé quanto il fatto che esso si sia trasformato in uno strumento da parte della Germania per accrescere la sua leadership all’interno dell’Unione europea e sostenere il surplus commerciale che è da sempre il vero obiettivo della politica europea di Trump. Per il leader degli Stati Uniti, l’unione europea rischia di essere uno schermo con cui Berlino applica la sua strategia sfidando la politica industriale americana. Ed è per questo che da tempo parla di dazi nei confronti dell’Europa che sarebbero in particolare tesi a colpire l’industria automobilistica tedesca, così come è questo il motivo per cui il presidente americano vede con estremo favore la Brexit e anche l’ascesa di governo ed esponenti politici tendenzialmente euro scettici o contrari all’asse franco-tedesco. La strategia di Trump è molto più complessa e articolata di quanto si voglia credere.