Salvare l’accordo sul nucleare iraniano. È questa la grande missione della diplomazia europea in questa fondamentale settimana di di fine aprile. Perché negli Stati Uniti si deciderà il futuro di uno degli accordi di più importanti sul Medio Oriente. E con esso, il futuro della stabilità di una regione che già ribolle.
Donald Trump ed Emmanuel Macron si sono incontrati a Washington. Hanno scherzato, riso, e sono apparsi quasi come due vecchi amici dopo che Macron che per mesi era stato dipinto come l’anti-Trump. I due ridono, si abbracciano, parlano come due grandi alleati. Ma c’è l’Iran a dividerli. E adesso, il gioco è arrivare a un bilanciamento degli interessi per salvare quell’accordo.
I due leader partono da posizioni diametralmente opposte. Per Trump, l’accordo è “un disastro”. Parlando con il suo omologo francese, l’ha definito “un accordo da pazzi”. Ma ancora non ha deciso se far ritirare gli Stati Uniti dal patto e quel “ne riparleremo” detto alla fine della conferenza può significare tante cose.
Macron parte da un’altra prospettiva. “L’accordo con l’Iran è una questione importante, ma dobbiamo riferirci ad una visione più ampia, che riguarda la sicurezza dell’intera regione”. Macron vuole salvare l’accordo, ma sa che ha di fronte poteri molto forti che non vogliono fare concessioni all’Iran: Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita. Potenze, alleati, ma soprattutto grandi centri di interessi, con cui la Francia non può né vuole fare la guerra.
C’è pero un modo per arrivare a un accordo che accontenti tutti. Macron è furbo e Trump, in fondo, è un business-man. Fa l’offerta al massimo ribasso, poi, probabilmente, spera di raggiungere un accordo a metà strada che lo aiuti a ottenere il massimo risultato. È una diplomazia commerciale che però ha anche i suoi lati positivi, cioè evitare che si arrivi a uno scontro totale.
“Quello che vogliamo fare è contenere l’Iran e la sua presenza nella regione“. Queste le parole di Macron che suonano come un’apertura importante. La Francia è disposta a fare di più contro l’espansione iraniana pur di salvare l’accordo del 5+1. “Vogliamo essere in grado di lavorare su un nuovo accordo con l’Iran ora”, ha detto Macron, facendo capire di essere pronto ad accogliere la volontà della controparte statunitense per siglare un nuovo accordo. Tuttavia, il presidente francese vuole garanzie che non si vada verso un vuoto. “Non facciamo a pezzi un accordo per andare verso il nulla, costruiamo un nuovo accordo più ampio”. Un testo che implicherebbe tutto lo scacchiere regionale, compreso il programma missilistico di Teheran.
“Non sto dicendo che ci sposteremo da un accordo a un altro”. Ma la nuova intesa, a detta di Macron ,potrebbe includere tre elementi aggiuntivi che potrebbero scardinare la resistenza di The Donald:
il programma di missili balistici, come avvenuto con le sanzioni proposte dall’Ue contro l’Iran per lo Yemen;l’influenza nel Medio oriente e il “contenimento dell’influenza iraniana” come sostenuto da Macron, che comporterebbe un maggiore interventismo anche in Siria;ciò che accadrà dopo il 2025, con la volontà di fermare ogni programma nucleare iraniano anche dopo la scadenza dell’accordo.
I funzionari europei e americani hanno lavorato dietro le quinte per mesi con lo scopo di trovare un nuovo compromesso che mettesse d’accordo le richieste di Trump, le esigenze iraniane e le speranze europee. La strada non è facile, ma l’idea è che Trump voglia mostrarsi duro per due ragioni: alzare il prezzo della controfferta europea e tranquillizzare gli alleati regionali, e cioè Israele e Arabia Saudita.
In questo do ut des, tanti i punti interrogativi, a cominciare da cosa implichi questo “contenere l’Iran” citato da Macron. Dal momento che l’influenza iraniana si estende attraverso due bracci, in Yemen e Siria, è possibile pensare che Parigi abbia interesse a essere coinvolta maggiormente in almeno uno dei due scenari. E infatti, le truppe francesi sono già in Siria, mentre la flotta di Parigi ha partecipato ai raid su Homs e Damasco.
Il tutto con un’ulteriore grande domanda che forse in molti non sembrano volersi porre: l’Iran accetterà? Perché fino ad ora, le condizioni poste dalla diplomazia americana ed europea non sembrano andare nella direzione di un’apertura verso Teheran. Ma è anche vero che con le sanzioni che ne strangolano l’economia, l’Iran potrebbe decidere per accettare una soluzione di compromesso. In questa fase storica, a nessuno interessa rompere definitivamente.
La reazione della Russia
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ha detto senza mezzi termini che “l’attuale accordo non ha alternativa”. Il Cremlino ha ricordato che l’accordo attuale, ancora in vigore, è “il frutto degli sforzi diplomatici di molti Paesi”. “Vogliamo che l’accordo rimanga quale è e pensiamo che non ci siano alternative ad esso”. Frasi che fanno comprendere quanto sia ancora in salita la strada per un eventuale patto fra i governi che hanno preso parte al 5+1 per il nucleare iraniano.